
Sei a cena al ristorante e i tuoi bambini fanno troppo rumore? Immagina questo, mentre stai andando a pagare il conto, all'interno trovi un sovrapprezzo dovuto alla confusione dei piccoli e quindi al "disturbo" arrecato agli altri commensali. In che modo reagire? Te lo diciamo noi. Devi sapere che per quanto "utopistica" è una cosa che potrebbe succedere realmente, quella di applicare un extra per i bambini rumorosi. In passato è capitato negli Stati Uniti, dove al Toccoa Riverside Restaurant in Georgia, è stata messa una "tariffa" per bad parenting, ossia per quei genitori che non riescono a gestire l'esuberanza dei loro piccoli. Dopo la cena, al conto era stato aggiunto un supplemento di 50 dollari proprio perché, secondo il ristoratore, i figli della coppia avevano infastidito gli altri clienti.
Adesso, tornando a noi e, tenendo a mente questo caso specifico, bisognerebbe allargare la questione a un concetto più generico: è lecito applicare questa tariffa? In questo articolo ci serviremo del parere di alcuni esperti e interpelleremo la legge su un argomento che è sicuramente delicato.
Si può applicare una multa per i bambini rumorosi?
A primo impatto sembrerebbe quasi una vera e propria "ingiustizia" dover pagare un'aggiunta per un bambino un po'esuberante al ristorante. A differenza degli Stati Uniti (dove forse il caso era più unico che raro), in Italia non esiste una normativa che consenta ai ristoratori di inserire un sovrapprezzo generico. In poche parole, nel nostro Paese è praticamente impossibile che un esercente possa aumentare il conto di 50 euro se i tuoi bambini sono un po' esuberanti.

Per applicare un sovrapprezzo, il ristoratore deve considerare una causa concreta e dimostrabile, tangibile in poche parole. Facciamo un piccolo esempio: i tuoi figli corrono e saltellano per tutto il ristorante rompendo qualcosa all'interno o facendo cadere i piatti al cameriere mentre li sta servendo. In questa circostanza potrebbe essere applicato un extra per le cose che si sono rotte o per il cibo che è andato sprecato. In quel caso, considerati i danni accidentali e quelli materiali, un "addebito" potrebbe essere considerato legittimo.
Cosa dice la legge a riguardo?
Per capire come regolarsi, basta consultare la legge e guardare l'articolo 187 del Regio Decreto n.635 del 6 maggio 1940 (che attua il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza). Questo articolo stabilisce che un esercente di un locale non può, senza un legittimo motivo, rifiutare il servizio a chi lo richiede e paga il prezzo pattuito. Una volta che si entra nel locale, si consuma il pasto e si paga, a meno di casi eclatanti (o non specificati sul menu), il ristoratore non può aggiungere sovrapprezzi all'insaputa del cliente.

Una cosa che può fare, invece, sempre secondo l'articolo 187, è negare l'ingresso a chi, a suo giudizio, può minacciare l'ordine e la sicurezza all'interno del locale. Tutto ciò può succedere perché quel cliente, magari in passato, ha avuto atteggiamenti poco consoni o se lo stesso è noto per attività delittuose. Inoltre, tornando ai bambini, molti avvocati sostengono che bloccare all'ingresso una famiglia con dei bambini, che possono sembrare fastidiosi, è discriminatorio. L'età anagrafica non costituisce nessun legittimo motivo.
Insomma, per riepilogare: in Italia non c'è una legge che comporti un sovrapprezzo se i bambini sono rumorosi al ristorante. Se però davvero il comportamento genera un danno o una situazione rischiosa – ad esempio rottura di oggetti, intralcio alla sicurezza o al personale, caos incontrollato – allora l’esercente può intervenire: chiedere alla famiglia un diverso comportamento o far terminare il servizio. Questo è il tipo di “legittimo motivo” che la legge contempla. Se mai dovesse capitarti una cosa del genere, la cosa più sensata sarebbe sempre prima chiedere spiegazioni al ristoratore e, se ti sembrano ingiuste, puoi sempre rivolgerti a un'associazione consumatori che sia competente sull'argomento. Come ultimo consiglio pratico: se porti i bambini al ristorante, è utile scegliere un locale adeguato (che magari ha menu per bambini o spazi più informali) e parlare con loro prima della cena: spiegare che tutti mangiano insieme, che si resta al tavolo, che si cerca di mantenere una buona condotta.