video suggerito
video suggerito
1 Agosto 2024 11:00

Sopravvivere alla cucina italiana in vacanza: come evitare le trappole per turisti

Dai locali con le gondole e il Colosseo a quelli che hanno in menu solo piatti tipici, ma di tutta la Penisola. Occhio anche ai cibi extra large e ai gelati colorati e voluminosi. Ecco a cosa prestare attenzione quando si vuole mangiare bene in Italia.

A cura di Federica Palladini
58
Immagine

Ormai parlare di cucina italiana significa tutto e il contrario di tutto: il dibattito su quello che è tradizionale o meno si è fatto sempre più acceso, a partire dalle origini americane della carbonara. Una cosa, però, non si mette mai in discussione: la qualità di quello che si mangia. Con l’arrivo della bella stagione, la più amata dai turisti per visitare l’Italia, tornano sulle pagine di cronaca le “fregature” culinarie di cui gli stranieri spesso sono vittime, tra ristoranti che propongono le vere specialità tricolori e che poi portano in tavola pizze surgelate e lasagne confezionate e riscaldate al microonde a prezzi altissimi. Come evitare le trappole per i visitatori che approdano sulla Penisola oltre confine, ma anche per gli stessi italiani che si muovono in particolare nelle città d’arte più famose, da Pisa a Roma, da Venezia a Napoli, da Firenze a Palermo e, in generale, verso le località tipicamente vacanziere? Di seguito, abbiamo messo insieme alcuni dettagli che dovrebbero far sorgere più di qualche dubbio.

1. Ristoranti con Colosseo e Torre di Pisa

Immagine

Ma anche Vesuvio, gondole, tovagliato a quadretti, soprattutto quando sono insieme, con tanto di poster in bianco e nero di Alberto Sordi che mangia i maccheroni con le mani, scena iconica del film Un americano a Roma. L’intento è quello di far pensare al turista che il ristorante sia un autentico made in Italy attraverso i suoi simboli più celebri, quelli che, in fondo, fanno da sempre innamorare gli stranieri del nostro Paese. In realtà, spesso, a essere messi in mostra sono solo degli stereotipi, che tendono a riprodursi anche in cucina, con un mix di piatti “italiani” senza identità. Alcune trattorie e osterie contemporanee di alto livello hanno recuperato questo arredo proprio per giocare sul suo allure vintage, tradizionale e a volte kitsch.

2. Menu pigliatutto: piatti tipici da Nord a Sud

Immagine

Il turista è meglio che prenda le distanze da quei menu che hanno come protagonisti tutti i piatti più famosi: lasagne alla bolognese, cotoletta alla milanese, spaghetti allo scoglio, risotto alla pescatora, frittura di pesce, vitello tonnato, carbonara, parmigiana di melanzane e perfino pizza. Un “taste of Italy” da Nord a Sud che però difficilmente mette in scena ingredienti stagionali, legati al territorio e di qualità. Non è raro, quindi, che la pizza possa essere surgelata (difficilmente c’è un pizzaiolo all’interno), così come il pesce (dimentica il pescato fresco del giorno); che si usino prodotti pronti o con aggiunte di insaporitori come dado o panna per esaltare profumi e consistenze. Senza dimenticare che ricette diventate celebri negli Stati Uniti e nel resto del mondo grazie ai migranti tipo spaghetti and meatballs, chicken parmesan o anche le fettuccine Alfredo, per quanto buonissime, non vengono considerate un simbolo della gastronomia italiana tout-court.

3. Cibo formato big size

Immagine

Taglieri di salumi e formaggi giganti, coni gelato da 7 gusti che si reggono con due mani, piatti di amatriciana da mezzo chilo con cascate di formaggio grattugiato: il food porn non si trova solo su Instagram o TikTok, ma anche nei ristoranti “in carne e ossa”, che attirano turisti (ma non solo) proprio per le dimensioni big size del cibo. Per quanto possano essere d’effetto alla vista, non si può dire al palato: questo tipo di business si regge su una scelta di materie prime a basso costo, preferendo la quantità alla qualità, dove lo spreco è alto viste le porzioni extra large, con tanto di prezzi competitivi che ne confermano la poca sostenibilità.

4. Gelati colorati e voluminosi

Immagine

Fanno parte della categoria precedente, ma è meglio dedicare un punto a parte. Il gelato è un’eccellenza italiana e per il turista è sempre buono, ovunque lo si mangi. Ovviamente, sappiamo che non è così, perché non tutte le gelaterie hanno un prodotto artigianale. Gli stranieri, anzi, rischiano di essere attirati da gelati che di genuino hanno ben poco. Quali sono? Quelli che in vetrina appaiono super colorati e voluminosi come una nuvola, che strabordano dalla vaschetta. Esteticamente bellissimi, questi gusti nascondono delle vere e proprie trappole: le nuance accese (il pink della fragola, il giallo del limone, il verde del pistacchio) sono date da coloranti, mentre il volume denota l’aggiunta di additivi che gonfiano e stabilizzano, per preservare la forma nel tempo e scongiurare lo scioglimento.

5. Piatti in esposizione con i prezzi

Immagine

No, non stiamo parlando dei menu messi in mostra all’entrata dei locali, che possono essere anch’essi un segnale di ristorante turistico, ma non per forza da evitare. Ci riferiamo a quando all’ingresso compaiono tavolini con la riproduzione di pastasciutte, risotti, cotolette, taglieri per l’happy hour, che espongono alcuni dei piatti che si possono gustare durante il pranzo o la cena e che solitamente sono i cavalli di battaglia del locale, il più delle volte affiancati dal prezzo. Ecco, si tratta sempre di richiami per il visitatore che viene attratto da una scenografia pittoresca, considerata tipicamente italiana. Ma quasi sempre, dietro al richiamo, non si nasconde la qualità.

6. Formule pranzi e cene con cocktail

Immagine

Le bevande che accompagnano i pasti sono un dettaglio fondamentale per capire se un ristorante si rivolge a un pubblico che proviene da fuori confine. Le più comuni? Acqua, vino, birra, bibite gassate analcoliche: non certo i cocktail (e men che meno il cappuccino, ma questa è un’altra storia), che sono destinati all’aperitivo o all’after dinner. Meglio non dare attenzione a quei locali che propongono piatti “tipicamente italiani” (lasagne, pasta etc.) con formule che comprendono un cocktail in abbinamento (dallo spritz al mojito), dato che non è un’abitudine del paese che si sta visitando e, soprattutto, non c’è un vero studio di food pairing.

7. La presenza del “buttadentro”

Immagine

Una figura particolarmente diffusa nelle classiche città d’arte italiane, ma ci sono anche sui Navigli a Milano: il compito dei buttadentro è quello di richiamare l’attenzione e invitare le persone che camminano nei pressi del locale a sedersi e consumare qualcosa. Sono noti proprio per stazionare davanti ai ristoranti per turisti che, per le ragioni sopra indicate, potrebbero incorrere in una fregatura.

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
api url views