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22 Agosto 2025 11:35

Sequestri e strade sbarrate: nuova protesta delle pastaie di Bari Vecchia

Un maxisequestro di orecchiette, taralli e pomodori secchi, da parte delle forze dell'ordine, ha riacceso il dissenso delle pastaie di via Arco Basso: e loro, per tutta risposta, hanno vietato l'accesso alla strada.

A cura di Arianna Ramaglia
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Una guerra cominciata diversi mesi fa e che sembra non avere fine: anzi, quello tra le pastaie di Bari Vecchia e l'amministrazione locale è uno scontro che continua a infiammarsi sempre di più. Questa volta la protesta sembra essere stata ancora più movimentata delle precedenti ed è cominciata dopo il sequestro da parte delle forze dell'ordine di circa 151 chili di merce – tra taralli, orecchiette e pomodori secchi – e le donne accusate, in risposta, hanno chiuso (letteralmente) la strada: vediamo cosa è successo.

Prodotti industriali e nessuna tracciabilità: cosa è successo

Luogo della vicenda è, ancora una volta, il vicolo dell'Arco Basso, la famosissima strada delle pastaie, dove nei giorni scorsi sono stati effettuati una serie di sequestri per un totale di circa 151 chili di alimenti e tre multe da 5.000 € l'una, con l'accusa di commercio abusivo su suolo pubblico e una per indebita appropriazione di spazi esterni. Il motivo principale dell'azione delle forze dell'ordine, come spiegato dal dirigente della polizia annonaria di Bari, Michele Cassano, è la provenienza di questi prodotti: sembra infatti che non siano realizzati artigianalmente, ma siano prodotti industriali riversati semplicemente in buste prive di etichetta. La questione, quindi, è che le pastaie non hanno nessuna autorizzazione per vendere prodotti industriali e, inoltre, "l'assenza di tracciabilità è un problema di salute per il consumatore" spiega Cassano.

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Per tutta risposta, le pastaie non solo hanno affermato che i prodotti venduti siano realizzati interamente da loro, ma hanno addirittura sbarrato la strada in segno di protesta: proprio con i banchetti che utilizzano per esporre la propria merce, hanno chiuso l'accesso alla via, causando l'intervento delle forze armate che hanno cercato di ristabilire l'ordine pubblico. Ma la situazione non è migliorata, anzi è addirittura peggiorata all'arrivo di due giornalisti che, secondo un loro video pubblicato sui social, affermano di essere stati aggrediti dalle donne del posto.

Successivamente, alcune pastaie sono state ricevute in Comune dove è stata ribadita la volontà, da parte delle autorità, di preservare questa tradizione, che ogni anno attira e conquista il cuore di migliaia di turisti da tutto il mondo, purché la realizzazione e la provenienza di orecchiette, taralli, pomodori secchi e di altri prodotti sia debitamente dimostrata: resta, al contrario, illegale vendere prodotti industriali senza nessuna autorizzazione.

Quando è iniziata

Iniziata nel 2024, la cosiddetta "guerra delle orecchiette" nasce quando alcuni giornalisti e food blogger hanno messo in dubbio la provenienza di questi prodotti, ipotizzando che alcune pastaie presenti nel vicolo Arco Basso stessero vendendo una pasta prodotta industrialmente, presentandola invece come artigianale. Accuse a cui le pastaie hanno risposto con proteste e scioperi. Il Comune ha poi introdotto un regolamento che consente alle pastaie di mostrare la preparazione delle orecchiette, solo a scopo dimostrativo, senza possibilità di venderle, in modo da salvaguardare una tradizione, tipica della città, che affascina persone di tutto il mondo. Nel frattempo, comunque, la Procura di Bari, sulla base di queste segnalazioni inviate, ha aperto un'indagine con l'accusa di truffa, cercando di far luce sul caso e capire cosa succede davvero in via Arco Basso.

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