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6 Settembre 2025 11:00

Sale e bambini: quando introdurlo e quanto usarne?

Il sale in svezzamento? Meglio evitarlo del tutto. E per i bimbi più grandi? Meno è meglio è... Ecco tutte le indicazioni più importanti su quando e quanto sale introdurre nella dieta dei bambini.

A cura di Verdiana Ramina
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Da dietista pediatrica – ma anche da mamma di due gemelle con appetiti e gusti molto diversi – mi trovo spesso a rispondere alla stessa domanda: "Quando posso iniziare ad aggiungere il sale nella pappa del mio bambino?".

La questione non è affatto banale: il sale è uno di quegli ingredienti che usiamo quasi senza pensarci, ma che ha un impatto concreto sulla salute, fin dall’infanzia. Un eccesso di sodio è collegato a ipertensione, problemi cardiovascolari e obesità, anche in età precoce. Inoltre, abituare i bambini a sapori troppo intensi fin dai primi anni di vita rischia di condizionarne le preferenze alimentari future.

In questo articolo voglio fare chiarezza, unendo le raccomandazioni delle principali autorità scientifiche – come l’Organizzazione mondiale della sanità e il ministero della Salute – con la mia esperienza quotidiana di mamma che si rifiuta di cucinare due volte lo stesso piatto solo per accontentare le proprie figlie.

Quando introdurre il sale?

La regola d’oro è semplice: durante tutto lo svezzamento il sale va evitato. Il latte materno o quello formulato, che rimane l’alimento principale per tutto il primo anno di vita, fornisce già i sali minerali necessari al corretto sviluppo, sodio compreso.

So bene che a noi adulti il cibo dei bambini può sembrare insipido, ma nella fase dell’alimentazione complementare per i bambini i sapori sono già ricchi e nuovi: evitare il sale significa non sovraccaricare i reni e non abituare il palato a gusti eccessivamente sapidi. Io stessa, quando preparavo le pappe delle mie figlie, amavo variare con ingredienti freschi e di stagione, trovando così un modo semplice per offrire piatti naturalmente gustosi.

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Quanto sale inserire nella dieta del bambino?

Dopo il primo anno, il sale può essere introdotto con gradualità e consapevolezza. I valori di riferimento proposti dall’Oms sono chiari:

  • Fino a 12 mesi: meno di 1 g di sale al giorno.
  • 1-3 anni: massimo 2 g al giorno.
  • 4-6 anni: 3 g al giorno.
  • Dai 7 anni in su: non superare i 5 g al giorno (pari a un cucchiaino raso).

Anche 5 grammi possono sembrare pochi ed è molto facile superarli senza accorgercene. Ma se sappiamo destreggiarci in cucina, sono sufficienti a garantire tanto gusto per le nostre preparazioni… e ti dirò più avanti come fare.

Quale sale scegliere?

In cucina la scelta migliore è sempre il sale iodato. Lo iodio è un micronutriente fondamentale per il corretto sviluppo neurologico dei bambini e per il buon funzionamento della tiroide. I sali "alternativi" – nero, blu, integrale o dell’Himalaya – possono sembrare affascinanti, ma dal punto di vista nutrizionale non offrono benefici significativi. Il vero valore aggiunto per la salute della famiglia rimane lo iodio.

Il sale nascosto

Uno degli errori più frequenti è credere che il sale dipenda solo da quello che aggiungiamo durante cottura o portiamo in tavola. In realtà, una parte consistente arriva dagli alimenti che consumiamo ogni giorno. Tra i principali “nascondigli” del sodio troviamo:

  • formaggi, soprattutto stagionati;
  • pane, crackers, grissini;
  • affettati e carni processate;
  • cereali da colazione;
  • salse e condimenti pronti;
  • snack confezionati.

Come regolarsi? Leggendo sempre l’etichetta: un alimento con più di 0,6 g di sodio ogni 100 g è considerato ricco di sale.

Personalmente, quando faccio la spesa, cerco alternative con meno sodio per tutta la famiglia. E quando un alimento è già sapido, evito di aggiungere ulteriore sale in cottura o di portare la saliera a tavola. Certo, a volte quel pizzico di sale potrebbe fare davvero la differenza per la riuscita di una ricetta… ma l’importante è essere consapevoli e bilanciare nel resto del pasto.

E non è un caso: il messaggio che ripeto sempre ai genitori è che la sana alimentazione inizia dai modelli familiari. Deve essere chiaro, infatti, che i bambini imitano ciò che vedono a casa.

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Come ridurre l’apporto di sale nell’alimentazione dei bambini

Ridurre il sale non significa cucinare piatti insipidi e privi di carattere. Anzi: è un’occasione preziosa per educare il palato ai sapori autentici degli alimenti. Ecco alcuni accorgimenti pratici che utilizzo a casa e propongo in consulenza per sostituire il sale in cucina:

  • esaltare i piatti con erbe aromatiche, spezie delicate, limone, cipolla e aglio;
  • limitare i cibi pronti e processati;
  • sciacqua sempre legumi e verdure in scatola prima di consumarli;
  • salare poco l’acqua della pasta e rendere più gustosi i condimenti;
  • proporre snack alternativi alle patatine e agli spuntini salati;
  • dare l’esempio: se tutta la famiglia riduce il sale, i bambini faranno lo stesso.

In sintesi, il sale non è un nemico da bandire, ma un ingrediente da usare con equilibrio. Nei primi mesi è meglio evitarlo del tutto per poi, dopo l’anno, introdurlo gradualmente senza superare le dosi raccomandate. La scelta del sale iodato, l’attenzione al sodio nascosto e la valorizzazione dei sapori naturali sono strumenti fondamentali per crescere bambini più sani… e futuri adulti con un cuore più protetto.

Verdiana, la Dietista delle famiglie

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