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4 Settembre 2023 11:00

Ruby Roman, la varietà di uva da tavola più pregiata e costosa al mondo

È rarissima, viene coltivata solo in un luogo nel mondo - la prefettura giapponese di Ishikawa - e vale letteralmente quanto l’oro: è l’uva Ruby Roman, la più costosa al mondo. Venduta a 10mila euro per meno di un chilo: quasi 380 euro ad acino.

A cura di Martina De Angelis
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Esistono alimenti e materie prime pregiatissime, che sul mercato valgono davvero una piccola fortuna: avrai sentito parlare del caviale, o magari del miele più costoso del mondo, ma sapevi che esiste anche un’uva così pregiata da essere venduta a cifre da capogiro? Si chiama Ruby Roman, ed è una varietà di uva prodotta solo in un’unica zona del Giappone con regole di coltivazione così severe da renderla una vera rarità; inoltre, questa particolare uva ha un sapore divino, molto più zuccherino delle altre varietà esistenti.

La difficoltà di produzione e il sapore estremamente dolce hanno fatto schizzare i prezzi di vendita sul mercato fino a cifre da record: nel 2020 un grappolo di Ruby Roman da 900 grammi è stato venduto a 10mila euro (circa 12mila dollari), ovvero quasi 380 euro ad acino.

Che cos’è la Ruby Roman, l’uva che vale come l’oro

La Ruby Roman è una particolare varietà di uva coltivata esclusivamente in Giappone, precisamente prefettura di Ishikawa, parte della regione di Chūbu. Non è un tipo di uva naturale, ma è nata dallo sforzo dei viticoltori locali, che nel 1995 hanno unito le forze per creare una nuova tipologia di uva rossa. Il risultato è proprio la Ruby Roman, uva rossa dagli acini molto grandi e perfettamente tondi, e dal sapore estremamente prelibato. Le regole rigide  che si sono imposti i coltivatori hanno fatto sì che quest’uva divenisse uno dei prodotti più esclusivi del mondo.

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Perché la Ruby Roman costa così tanto? Tutta “colpa” dei severissimi standard produttivi

Il fatto che la Ruby Roman sia una qualità molto rara è colpevole solo in parte del prezzo esorbitante a cui viene venduta. Il motivo di un prezzo così alto si deve soprattutto ai severissimi standard produttivi stabiliti per la coltivazione. Ogni grappolo di Ruby Roman deve rispettare dei criteri rigorosi per quanto riguarda diverse caratteristiche, tra cui colore, peso, calibro e grado zuccherino: per esempio, ciascun acino deve pesare non meno di 20 grammi, deve avere un diametro di almeno 30 millimetri e una percentuale di zuccheri pari al 18%.

Proprio per queste particolarità così specifiche richieste, la Ruby Roman non è coltivata all’aperto, ma all’interno di serre dove si possono monitorare tutti i parametri necessari alla perfetta crescita. I 3 fondamentali sono la luce, necessaria per ottenere il colore ricco e rosso degli acini, la temperatura, regolata tramite le finestre, e la dimensione degli acini, che per essere perfetta richiede il monitoraggio di ogni singolo grappolo. Come se non bastasse, prima di essere messa in commercio la Ruby Roman viene scrupolosamente sottoposta ad analisi mediante l’ausilio di specifici strumenti. Proprio per via di queste regole rigidissime, la Ruby Roman non è sempre all’altezza degli standard.

Dopo anni di tentativi e prove, solo nel 2008 le prime uve Ruby Roman sono state messe sul mercato, e nel 2020 si trovavano in vendita – esclusivamente in Giappone – appena 25.000 grappoli: un’offerta estremamente limitata, che rende la Ruby Roman ancora più preziosa.

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Caratteristiche e usi dell’uva più costosa al mondo

L’uva Ruby Roman si caratterizza per un colore rosso rubino acceso, e per l’estrema lucentezza di ogni acino, che sotto il sole sembra proprio brillare. Altra caratteristica tipica di questa uva rarissima è il sapore: sorprendentemente dolce, molto di più rispetto alle altre varianti di uva.

Estremamente succosa e ricca di polpa, la Ruby Roman è anche caratterizzata da un livello di acidità molto basso e un alto contenuto di zucchero, che rende il suo sapore così speciale. Proprio il suo gusto unico rende la Ruby Roman un ingrediente pregiato, usato nei piatti esclusivi dei ristoranti più eleganti del Giappone.

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Quello che i piatti non dicono
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