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27 Marzo 2021 15:00

Quando il vino si fa in città: cos’è il fenomeno delle urban wineries

Molto più che delle vinerie dove far mescita, questi spazi hanno il cuore pulsante nella produzione di vino. Serbatoi di acciaio, presse e botti di legno convivono con tavolini e servizio ristorante in pieno centro città. In Italia tira la volata la sola Milano, ma è più facile individuare indirizzi interessanti all'estero, a partire dagli Stati Uniti: ecco cosa sono le urban wineries.

A cura di Francesca Ciancio
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Immaginate dolci colline, vigneti perfetti come giardini, cantine ampie e immerse nel verde. Sognatele e poi… dimenticate queste immagini! Perché qui parliamo di urban wineries, ovvero di cantine in città, di posti dove il vino si fa, ma tra palazzi di cemento, strade trafficate e rumori metropolitani. Nulla di meno bucolico, ma certo un fenomeno interessante e sempre più in espansione. Sono produttori di vino che scelgono la città come proscenio dei loro impianti di vinificazione: ovviamente l’uva arriva da spazi rurali ma viene poi lavorata in un contesto urbano.

Prima delle cantine sono arrivati i birrifici e le distillerie, ma la sfida sul vino è forse più interessante perché il legame tra vinificazione e terroir pare imprescindibile, mentre le urban wineries vogliono dimostrare che così non è. Sarà anche per questo che il numero rilevante di queste attività sono quasi tutte nel cosiddetto “nuovo mondo” del vino o in località dove la viticoltura non è così espansa. Ragion per cui non ci stupisce che gli indirizzi più di successo siano in Usa, in Australia e in Nord Europa, meno nella parte più tradizionale del Vecchio Continente. Ma scopriamo assieme un po’ di indirizzi interessanti.

Cantina Urbana®

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Iniziamo dall’Italia ma ci fermiamo a Milano, perché Cantina Urbana® è l’unica realtà di urban winery concepita secondo gli standard internazionali. A Michele Rimpici l’idea infatti è venuta un po’ di anni fa dopo una visita fatta alla storica cantina di Brooklyn. Una sorta di rivelazione: perché non fare la stessa cosa nel Capoluogo lombardo? Lui, veneto e con un passato ricco di esperienza nel mondo della vendita, vuole fare il vino a modo suo, pur non essendo proprietario terriero. Cantina Urbana® è sul Naviglio Pavese e ha tutto quello che serve a una vera cantina, se pur in spazi e modalità ridotti. Ovviamente non poteva mancare l’etichetta “Naviglio Rosso”, il primo vero vino fatto a Milano e dedicato alla città meneghina.

Winerie Parisienne

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Usciamo dai confini italici e andiamo dai cugini francesi, per salire addirittura sulla Torre Eiffel, dove si affina vino a 58 metri di altezza, in particolare Merlot proveniente dalla zona dell’Île de France. A questa altitudine, infatti, sono state collocate alcune barrique per l’elevage del vino. La cantina vera e propria invece è a Montreuil, a est di Parigi ed è nata nel 2015. L’intento dei suoi fondatori è soprattutto quello di ricordare ai loro concittadini che l’Île de France è stata la più grande regione viticola francese fino al XIX secolo e che la Capitale era la vera roccaforte dell’economia del vino.

London Cru

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Con sede a Fulham, London Cru è stata la prima azienda vinicola urbana della Capitale inglese, lanciata nel 2013, la cui proprietà è dell'importatore Roberson Wines. Non è solo un luogo di lavoro, ma anche un posto dove i londinesi possono venire a bere un calice di vino e conoscere da vicino i processi di vinificazione, tutto rimanendo nei dintorni di Londra. All’apertura la cantina acquistava uve da tutta Europa, ma dal 2017 ha preferito orientarsi solo su quelle inglesi provenienti dai vigneti del West Sussex. Inoltre, essendo di proprietà di un importatore, la London Cru ha sempre potuto lavorare con ottime botti di Borgogna Premier Cru.

Renegade

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Ancora Londra, per questa cantina cittadina nascosta da un muro di graffiti vicino a Bethnal Green e non lontana dalla ferrovia. È tutto molto concentrato: la pressa per le uve, piccoli serbatoi di acciaio, botti francesi e ungheresi, più un serbatoio di cemento a forma d’uovo. I grappoli arrivano da molto vicino – come dal Sussex – come da molto lontano – dalla Puglia ad esempio – e vengono caricati su camion a temperatura controllata di 2 °C. Molto divertenti le etichette che al momento sono una dozzina. Si spazia dal metodo classico al vino frizzante, passando per un pinot grigio macerato. La tendenza di vinificazione è quella “naturale” quindi pochissima solforosa, nessuna filtrazione e chiarifica: ma da Renegade non amano chiamare naturali i loro vini, sappiatelo.

Chateau Amsterdam

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Un nome altisonante per un posto invece molto informale e inclusivo. Siamo nella Capitale olandese e qui si fanno vini con uve provenienti da tutta Europa. L’idea era quella di un’azienda familiare gestita da padre e figlio che in seguito ha deciso di aprire anche una sala di degustazione, centrando appieno l’obiettivo. Davvero curiosa la scelta dei nomi: si va da “le acque profonde sono tranquille” a “la signora grassa canta” o alla “scimmia al chiaro di luna”. Il loro motto è “fare vino in città per la città”.

Wine Mechanics

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Ristorante, bar e cantina nella zona di Slakthuset, nella parte orientale di Göteborg in Svezia. Un progetto che ha ottenuto diversi riconoscimenti non solo per la produzione interna, ma anche per l’ottima carta dei vini ricca di etichette provenienti da tutto il mondo, in particolare dalla zona del Pfalz e dal Rodano. L’idea è venuta nel 2016 all'ex calciatore professionista Kenneth Gustafsson, che individuò nel distretto del confezionamento della carne quasi abbandonato il posto perfetto per una cantina-vineria. Dopo qualche anno l’indirizzo si è orientato su vini artigianali, da agricoltura biologica e con etichette personali che riportano ogni tipo di ingrediente usato da Wine Mechanics.

The Winery Hotel

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Rimaniamo in Svezia, alle porte di Stoccolma per un progetto che deve tanto anche all’amore per l’Italia da parte dei proprietari. Parliamo della famiglia Ruhne, tutti biondissimi e determinati nell’avere il loro genius loci in Toscana. Nasce così Terreno, l’azienda vitivinicola a Greve in Chianti per fare soprattutto Chianti Classico. La passione per il vino e il cibo italiani è tale che i Ruhne investono nell’ospitalità nella città natale dedicando un intero hotel al vino. E non parliamo solo di somministrazione e vendita, ma di vera e propria vinificazione fatta nella cantina progettata all’interno dell’albergo. L’uva invece arriva dalla Toscana. Il plus della struttura è senza dubbio il wine bar con piscina sul tetto, eletto da molte riviste specializzate uno dei rooftop più belli al mondo.

Division Winemaking Co

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Voliamo – per adesso almeno con il pensiero – oltre i confini europei e atterriamo a Portland in Oregon. Qui troviamo la Division Winemaking Co, nata nel 2010 grazie a Kate Norris e Thomas Monroe che fanno vino con uve provenienti dall’Oregon e da Washington, in particolare lavorando su Pinot Noir, Gamay, Chardonnay, Rose, Chenin, Riesling, Cabernet Franc, Syrah, Grenache e Sauvignon Blanc. Spinti dalla passione per la viticoltura sostenibile, molti dei conferitori con cui i proprietari scelgono di lavorare hanno certificati biologici o biodinamici.  Sul sito potrete leggere le informazioni sui singoli vigneti e se andate nella pagina Team scoprirete che il cane Butch Cassidy è il direttore generale della cantina!

Brooklyn Winery

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Questo spazio è un po’ la “mamma” di tante realtà nate dopo. Situata nel cuore della vivace Williamsburg, la Brooklyn Winery è circondata da bar, negozi di abbigliamento vintage e da una miriade di ristoranti. I fondatori Brian Leventhal e John Stires hanno creato una cantina che è anche un wine bar, dove servire piatti fatti con ingredienti di stagione e abbinarli alle loro diverse cuvée. Sono ben 15 infatti le tipologie di vino firmate Brooklyn Winery, dalle bollicine di Pinot Noir allo Zinfandel. La cantina ha anche uno spazio per eventi privati, perfetto per matrimoni, briefing aziendali o altre occasioni.

Donkey and Goat Winery

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Andiamo dall’altra parte degli Stati Uniti, a Berkley, California, dove troviamo questa urban winery dal buffo nome: la cantina di asini e capre. Fondata da Jared e Tracey Brandt nel 2004, lo spazio produce vini da agricoltura sostenibile e con uve da una manciata di coltivatori attentamente selezionati in Sierra Nevada, Mendocino e Napa.  Si va dai classici imbottigliamenti varietali di Chardonnay e Pinot Nero, a cuvée più sperimentali come un Pinot Grigio ramato o un Sauvignon Blanc macerato a lungo e a Pet-nat divertenti. La sala di degustazione è piuttosto grande e ci si può fermare anche per qualche gioco da tavola o per una partita a bocce nel cortile della cantina.

The Infinite Monkey Theorem

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Questa urban winery prende il nome da una deduzione matematica, ovvero provare a creare ordine partendo da un sistema caotico. Situata dal 2008 nel River North Art District di Denver in Colorado, l'azienda vinicola è stata recentemente ampliata, aggiungendo una seconda sede ad Austin, in Texas.  L’uva proviene dal Colorado occidentale e dalle High Plains del Texas e contribuisce alla creazione di oltre 20 vini, che vanno dal fermo allo spumante, dal secco al dolce, alcuni addirittura confezionati in lattina.

Urban Winery Sydney

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Non potevamo evitare di fare un salto in Australia dove il fenomeno delle cantine urbane è in grande ascesa. Tra queste la più nota è quella creata a Sydney dall’enologo Alex Retief nel 2008. Si trova nel quartiere dei divertimenti di Moore Park e oltre allo spazio di produzione conta un wine bar e uno spazio per eventi che può ospitare fino a 250 persone.

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Francesca Ciancio
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