4 Dicembre 2022 15:00

Quando abbiamo cominciato a cucinare il cibo? Arriva la scoperta rivoluzionaria

Secondo molti scienziati la storia dell'uomo comincia nel momento in cui impara a cucinare, a usare il fuoco per mangiare e creare una nuova società stanziale ma quando ha intuito questo potenziale esattamente? Fino a poco tempo fa la data "ufficiale" era di 170 mila anni fa, adesso la collochiamo addirittura 600 mila anni più indietro.

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Un ruolo primario nella nostra evoluzione lo ha avuto l'introduzione della cottura dei cibi, della carne in particolare. Secondo gli studiosi l'apprendimento della "cucina" è uno dei fattori più importanti della nostra storia, un lavoro che ha permesso ai nostri antenati di sviluppare dei sistemi comportamentali che hanno favorito il miglioramento delle capacità cognitive. Una recente scoperta ha rivoluzionato le fonti storiche riguardanti la cottura dei cibi: fino a qualche tempo fa gli scienziati collocavano a 170 mila anni fa la nascita della cucina cotta ma grazie a una scoperta nei pressi di Tel Aviv hanno spostato indietro le lancette di ben 600 mila anni. Le prime prove inconfutabili di un essere umano che cuoce del pesce adesso risalgono a 780 mila anni fa. È probabile comunque che la data reale sia enormemente più vecchia ma non ci sono prove per confermarlo.

La storia dell'uomo comincia nel momento in cui abbiamo acceso il fuoco per cucinare

Secondo molti antropologi la storia dell'uomo non comincia con la scrittura ma con proprio con la cottura del cibo. È stato da questo momento in poi che gli esseri umani hanno sviluppato tutte le caratteristiche sociali che oggi sono tanto familiari. Il focolare domestico diremmo oggi.  Sebbene le prove archeologiche abbiano datato la cottura a soli 170 mila anni fa e, da qualche tempo, risalgono fino a 600 mila anni fa, in realtà diversi studi suggeriscono che la pratica potrebbe essere iniziata 1,7 milioni di anni fa in Africa, ad opera dell'Homo erectus. Si usa il condizionale perché non ci sono prove reali, è un ragionamento per deduzione.

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La ricerca pubblicata sull'autorevole rivista scientifica Nature Ecology & Evolution e sul giornale della Chicago University ha una portata mastodontica: ha coinvolto istituti universitari e ricercatori di tre continenti tra Stati Uniti, Israele, Germania. Ma come sono arrivati a questa scoperta? Gli archeologi hanno analizzato i resti di un pesce rinvenuto nei pressi di un focolare preistorico abitualmente frequentato da cacciatori e raccoglitori che andavano a pesca in un lago che oggi non esiste più, l'Hula. Qui vivevano degli animali simili alle carpe, molto ostici da mangiare crudi: non a caso gli ominidi li cucinavano insieme a frutta, noci e ad altri mammiferi terrestri, sia di taglia grande sia media. I fossili sono stati sottoposti ad approfondite indagini che hanno evidenziato delle alterazioni nei cristalli dello smalto che si possono sviluppare solo in una carcassa che brucia. Potrebbe essere stato un incendio, si verificherebbero anche in questo caso, ma gli archeologi hanno ritrovato anche dei denti di alcuni grossi pesci: le analisi a queste parti del corpo non lasciano spazio ai dubbi, questi animali non sono stati vittime di un incendio, sono stati cucinati proprio per essere mangiati. Dai rilevamenti non sappiamo com'è che i pesci venivano cotti ma è probabile che si trattasse di una vera e propria brace, senza contatto diretto col fuoco ma con la sola azione del calore.

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