Video thumbnail
ALL WE CAN EAT
episodio 33
16 Aprile 2025
15:01

Perché si mangia l’agnello a Pasqua

Perché mangiamo l’agnello a Pasqua? Con il biologo nutrizionista Simone Gabrielli, scopriamo le origini di una delle più antiche tradizioni gastronomiche che affonda le radici nella Pasqua ebraica e cristiana, oltre alle questioni etiche che diventano sempre più rilevanti.

377
Immagine

Perché mangiamo l’agnello a Pasqua? In questa nuova puntata di All we can eat, insieme al biologo nutrizionista Simone Gabrielli, scopriamo le origini di una delle più antiche tradizioni gastronomiche che affonda le radici nella Pasqua ebraica e cristiana. Parleremo anche delle questioni etiche emerse nel corso del tempo legate all'allevamento intensivo degli agnelli.

Perché si mangia l’agnello a Pasqua?

Un agnello che non ha raggiunto l’anno di vita e che viene macellato in nome di una tradizione antichissima fa scattare qualcosa in moltissime persone. Ma sai che mangiamo altri animali ben più giovani? Il pollo, che troviamo sulle nostre tavole tutto l'anno, spesso viene macellato in meno di un mese dalla nascita.

Tradizione ebraica e cristiana

L’agnello è il figlio della pecora che ha superato lo svezzamento ma non ha ancora compiuto un anno. Per il pelo candido, per la sua giovane età e per la sua natura docile è stato sempre considerato un animale puro. E infatti nella storia antica l’agnello è raffigurato come l’animale sacrificale per eccellenza, quello che veniva offerto agli dei per ottenere dei favori. La tradizione di mangiare l’agnello, ai giorni nostri, arriva dalla Pasqua ebraica, festa che celebra la liberazione del popolo israelita dalla schiavitù. Siamo nel 1200 a.C., circa, e nella Bibbia viene raccontato come il popolo israelita sarebbe stato ridotto in schiavitù da un faraone. Allora Dio per liberare gli ebrei scatenò la sua ira contro gli Egizi inviando dieci piaghe, di cui l’ultima era la più terribile perché prevedeva la morte di ogni primogenito. Però, poco prima di scagliare l'ultima piaga, Dio comandò a ogni famiglia israelita di sacrificare un agnello e usarne il sangue per segnare le porte di ogni casa. Così facendo l’angelo della morte sarebbe passato oltre risparmiando le case degli Israeliti. Perciò, mangiare l'agnello a Pasqua, per gli ebrei, è un modo per ricordare il sacrificio che ha portato alla liberazione. Ma anche nella tradizione cristiana l’agnello ha un forte valore simbolico: Gesù è descritto come l'Agnello di Dio che si è sacrificato per salvare l’umanità, quindi per i cristiani mangiare l’agnello è un modo di ricordare proprio questo sacrificio.

Questioni etiche: allevamento intensivo e macellazione

Ma, com’era prevedibile, col passare del tempo alcune questioni etiche sono diventate sempre più rilevanti. Tant’è, che in una ritrovata sensibilità nei confronti degli animali, anche la Chiesa ha voluto chiarire che non esistono motivazioni religiose specifiche dietro questa tradizione e che quindi mangiare l'agnello a Pasqua non è obbligatorio. Comunque la tradizione rimane abbastanza radicata e infatti le questioni principali su cui gli animalisti pongono l’accento riguardano l’allevamento intensivo, e quindi il non benessere dell’animale in vita, e l’età di macellazione, che spesso avviene prima dello svezzamento. Entrambi questi punti ci dovrebbero far ragionare sulle sofferenze inutili a cui vengono sottoposti questi animali per soddisfare una richiesta che, soprattutto nel periodo pasquale, aumenta vertiginosamente.

Quindi succede che, per soddisfare la grande richiesta di carne di questo periodo, gli agnelli vengano allevati in modo intensivo. Significa che vivono lontano dalla madre, in spazi molto stretti, dove non possono muoversi liberamente, non possono pascolare, il che può comportare problemi di salute e benessere. In più, in nome di questa fretta, spesso gli agnelli vengono uccisi in modo illegale: ricordo che in Italia per legge bisogna macellare gli animali solo dopo stordimento e perdita di coscienza. Molto spesso però, pur di produrre quanta più carne possibile nel minor tempo possibile, questo non accade. Pensate che secondo Animal Equality ogni anno vengono macellati circa 2 milioni di agnelli, di cui un quarto solo a Pasqua. Perlopiù l’Italia, da sola, non riesce a soddisfare tutta la richiesta di carne che c’è in quel periodo. Quindi si importa da altri paesi come la Francia, la Spagna, la Romania e l’Ungheria. Spesso si tratta di esemplari giovanissimi e non ancora svezzati che devono affrontare un viaggio in condizioni davvero precarie in spazi stretti, angusti, dove anche raggiungere l’abbeveratoio è impossibile: molti di loro arrivano a destinazione in fin di vita se non addirittura già morti. E tutto questo avviene nonostante l’Europa vieti di “trasportare o far trasportare animali in condizioni tali da esporli a lesioni o a sofferenze inutili”.

Un altro punto importante per gli animalisti riguarda il fatto che l’agnello viene macellato molto giovane: da un minimo di un mese a massimo un anno di vita, dipende dal tipo di carne che si vuole ottenere. Questo discorso, però, non vale solo per gli agnelli, perché molte delle carni che mangiamo, soprattutto quelle più tenere, provengono da animali giovani: pensate ai polli, che vivono in media 40/50 giorni, ai conigli che invece vivono circa 90 giorni, ma anche il vitello da latte che viene macellato a un mese di vita.

Carne d'agnello: proprietà e caratteristiche nutrizionali

Dal punto di vista nutrizionale, la carne di agnello ha molteplici proprietà: è una fonte di proteine di alta qualità, ferro facilmente assorbibile, vitamine del gruppo B (soprattutto B12). La carne inoltre è magra e poco calorica, a seconda del taglio (per esempio il cosciotto è meno grasso rispetto alle costolette). Tuttavia, come per tutte le carni rosse, è importante consumarla con moderazione, infatti si trova in cima alla piramide alimentare. Esistono diverse categorie di agnello, ciascuna con caratteristiche nutrizionali differenti:

  • agnello da latte (che i romani chiamano abbacchio): macellato tra i 21 e i 28 giorni, alimentato esclusivamente con latte, ha un valore nutritivo inferiore a causa della bassa percentuale di proteine.
  • Agnello bianco: macellato tra i 45 e i 60 giorni, si nutre sia di latte che di pascolo, e offre un valore nutritivo superiore.
  • Agnello maturo: macellato tra i 2 e i 6 mesi, prevalentemente alimentato con pascolo, ha carni più sode e più nutrienti.
  • Agnellone: può essere macellato tra gli 8 e i 18 mesi, e si distingue per le sue carni saporite e ricche di nutrienti.

Qualsiasi tipo di agnello tu scelga di mangiare, il nostro consiglio è di optare per quello proveniente da allevamenti estensivi e biologici, dove gli animali vivono in ampi spazi, con un'alimentazione che prevede foraggio, pascoli e senza mangimi industriali. Anche perché la qualità della carne dipende anche dal tipo di allevamento: gli agnelli allevati all’aperto e con alimentazione a pascolo, hanno una carne più sana e nutriente. Avrebbe senso sostituire la carne di agnello con quella di manzo? In realtà tutto dipende dai gusti personali perché a livello nutritivo hanno caratteristiche abbastanza simili.

L’agnello dolce di pasta di mandorla

Come non parlare poi dell’agnello dolce di Pasqua. La tradizione è arrivata a contaminare anche la pasticceria e se sei del Sud sai benissimo di cosa sto parlando: l’agnello per eccellenza delle regioni meridionali è quello realizzato con pasta di mandorle e ripieno di pasta di pistacchio. Anche questo ha una tradizione antica, perché risalirebbe alla fine dell’800, quando le suore siciliane del collegio di Maria di Favara, in provincia di Agrigento, realizzarono per la prima volta questo dolce pasquale. Pensa che a Favara si fa anche la sagra dell’agnello di pasta di mandorla.

Conclusioni

Indipendentemente dalla nostra scelta, è fondamentale essere consapevoli di ciò che mangiamo, cercando di farlo nel rispetto degli animali e di noi stessi perché, lo ricordo, lo stile di vita dell’animale poi si riflette anche sulla qualità dal punto di vista nutritivo di quello che portiamo a tavola.

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
api url views