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Tra gli scaffali refrigerati dei supermercati del reparto ortofrutticolo ormai è consuetudine imbattersi in confezioni di verdure e frutta pronte all’uso: dalle carote grattugiate alle buste di insalata mista, passando per le fettine di ananas o i cubotti di anguria pronti da mangiare. Tutte soluzioni sotto il segno della comodità, pensate per chi ha poco tempo (ma anche poca destrezza in cucina). Sono davvero una soluzione da adottare tutti i giorni o sarebbe meglio considerarle un alleato in caso di necessità? Per rispondere alla domanda, è utile una breve premessa, ovvero conoscere la classificazione dei prodotti ortofrutticoli in base alla tipologia di trasformazione subita prima di essere messi in commercio:
- Prima gamma: freschi interi, non trattati, venduti sfusi o confezionati, di cui i tempi di conservazione sono variabili.
- Seconda gamma: in barattolo, latta o vetro, vengono trattati attraverso processi come la sterilizzazione o la pastorizzazione e che, integri, possono durare mesi e anni.
- Terza gamma: surgelati, da utilizzare all’interno di altre ricette o pronti per essere mangiati previo scongelamento e cottura. Correttamente riposti in freezer resistono per mesi.
- Quarta gamma: freschi lavati, tagliati e confezionati in atmosfera protettiva, da consumare crudi o cotti. Solitamente hanno una shelf life di 5-7 giorni.
- Quinta gamma: già cotti e confezionati sottovuoto (non congelati, ma refrigerati), pronti da scaldare: non aperti, si conservano in genere fino a 15 giorni.
Le verdure e la frutta già tagliate, conservate in busta o in vaschetta, appartengono alla quarta gamma. Da definizione, significa che sono vegetali “sottoposti a processi tecnologici di minima entità finalizzati a garantirne la sicurezza igienica e la valorizzazione, seguendo le buone pratiche di lavorazione”. Vediamo perché, al netto della comodità (sono facili da trasportare e da usare), sarebbe meglio preferire quelli interi.
Prezzo superiore
Il costo è probabilmente il primo dettaglio che nota il consumatore. Le verdure e la frutta tagliate, infatti, hanno un prezzo al chilo che in media è da due a quattro volte superiore a quelle comprate sfuse. La differenza si giustifica con la manodopera, i processi di lavorazione, il confezionamento, la logistica (deve essere mantenuta la catena del freddo durante il trasporto), ma senza dubbio pesa sul bilancio domestico se l’acquisto diventa un’abitudine.

Durata minore
Le tecniche che vengono usate per la messa in commercio dei vegetali pronti all’uso sono garantite per preservarne la freschezza e le proprietà organolettiche. È anche vero, però, che in genere questi prodotti, proprio perché già sottoposti a prelavaggio, asciugatura e trattamenti a basse temperature per attenuare la crescita microbica, non durano più di una settimana e vanno conservati necessariamente in frigorifero sigillati. Alcune verdure comprate intere e sfuse come per esempio broccoli, cavolfiori, carote, zucca o finocchi hanno una vita molto più lunga, mentre la frutta va consumata in tempi decisamente inferiori: se già pulita e porzionata, è bene non superare le 24-48 ore.
Questione di spreco
Sappiamo che uno dei nemici peggiori della verdura e della frutta è l’ossidazione: quando tagliata, il contatto con l’aria con le fibre interne ne comporta un veloce deterioramento. Ad alterarsi sono il sapore, la consistenza e anche la disponibilità di nutrienti importanti, come la vitamina C e gli antiossidanti. Una volta aperti, i vegetali porzionati devono essere subito utilizzati per godere pienamente delle loro qualità. Acquistarli interi permette di scegliere la quantità desiderata, usandoli con maggiore flessibilità ed evitando così potenziali sprechi.
Sicurezza alimentare: a cosa fare attenzione
Niente allarmismi: questi vegetali sono sottoposti a controlli rigorosi e rispettano specifiche norme igienico-sanitarie. Vengono lavati, asciugati e imbustati in ambienti controllati. Dal punto di vista microbiologico, quindi, sono generalmente sicuri, ma confrontati con le verdure sfuse sono più soggetti a contaminazioni se non si rispetta la catena del freddo: si conservano sempre in frigorifero, tra gli 0 °C e i 4 °C. Leggi anche l’etichetta: alcune tipologie di verdure, per esempio, prevedono un secondo lavaggio, vanificando così il risparmio di tempo che promettono sulla carta.

Imballaggi e impatto ambientale
La quarta gamma implica l’impiego di vaschette in plastica, polistirolo, pellicole trasparenti, tutti materiali spesso non riciclabili e che devono essere smaltiti in modo corretto. La tendenza è quella di ridurre sempre di più l’utilizzo della plastica monouso e di scegliere packaging più sostenibili: optare per la verdura e la frutta sfuse consente di limitare la diffusione di questo tipo di imballaggi, così da essere meno impattanti sull’ambiente anche mentre si fa la spesa.
Comprendere il valore degli scarti
Acquistare vegetali interi e non già tagliati permette anche di recuperare parti che altrimenti andrebbero scartate, come, nel caso delle verdure, gambi, bucce o foglie esterne, spesso ricchi di sapore e perfetti per brodi, vellutate, soffritti e altre idee originali. Le verdure confezionate eliminano a monte questi elementi, riducendo le possibilità di riuso e aumentando il costo effettivo al chilo (il fattore da cui eravamo partiti). Scegliere prodotti sfusi è quindi non solo più economico, ma anche più consapevole e creativo.