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11 Settembre 2025 16:00

Perché la mozzarella in carrozza si chiama così? Tre teorie spiegano il motivo

Una ricetta di recupero tanto semplice quanto squisita: la mozzarella in carrozza nasce in Campania e deve il suo nome proprio a questo antico mezzo di trasporto. In questo articolo ti raccontiamo tutte le teorie sulla sua origine e come ha assunto un ruolo da protagonista in alcune opere d'arte.

A cura di Arianna Ramaglia
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Due fette di pane che racchiudono una deliziosa mozzarella filante tutto ricoperto da una panatura croccante e dorata. Sì, sai benissimo di cosa stiamo parlando, proprio della mozzarella in carrozza: un tipico street food del Sud Italia, che affonda le sue radici in Campania nei primi anni dell'Ottocento. Ma, sai perché si chiama in questo modo? Da dove arriva? E, soprattutto, cosa c'entrano le carrozze? Te lo raccontiamo qui.

Tre teorie, una carrozza

L'origine dell'espressione non è mai stata del tutto chiarita: diverse sono le teorie che legano il nome a questa preparazione. La prima si riferisce all'aspetto stesso del piatto: la mozzarella, chiusa tra due fette di pane, sembra quasi sia seduta e protetta, proprio come fosse in una carrozza, appunto. Un'altra teoria, più fantasiosa, suggerisce l'idea che il nome derivi dal gioco che la mozzarella fa quando viene addentata: sciogliendosi durante la cottura, crea dei filamenti che, nell'immaginario collettivo, sembrano proprio le briglie usate per guidare una carrozza.

L'ultima teoria invece, più storica, ritiene che durante l'Ottocento il latte venisse trasportato attraverso le carrozze che, a causa del loro movimento, cagliava e arrivava a destinazione non come semplice bevanda ma come formaggio fresco. Non solo: a differenza di oggi – in cui la sua realizzazione prevede l'utilizzo del pancarré, donandogli quindi l'aspetto di un triangolo o di un quadrato – durante quel periodo il pane era disponibile solo in forma rotonda e, per questo, una volta tagliato, ricordava le ruote di una carrozza.

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La mozzarella in carrozza nell'arte

È strano forse immaginare che la mozzarella in carrozza sia una pietanza a dir poco regale: non solo per il suo nome e per le sue (presunte) origini, ma anche perché è protagonista di due opere d'arte. "Mozzarella in carrozza" è infatti anche il nome di un'opera di Gino De Dominicis e in questo caso il nome non inganna: si tratta proprio di una vera carrozza in cui all'interno è adagiata una mozzarella fresca, che viene cambiata ogni giorno dai curatori del museo ospitante.

Ma come poteva, un piatto così iconico, non comparire in uno dei film italiani più importanti di sempre? Proprio in "Ladri di biciclette" di Vittorio De Sica, la mozzarella in carrozza diventa protagonista di una scena toccante e commovente: dopo una serie di tristi avventure, il padre (Vittorio De Sica) e il figlio (Enzo Staiola) si consolano in un ristorante mangiando proprio una calda e filante mozzarella in carrozza.

Una ricetta di recupero: da dove nasce

La mozzarella in carrozza è uno di quei piatti che nascono tenendo fede alla filosofia del "in cucina non si butta via niente": quando è nata infatti, nell'Ottocento, era un piatto della tradizione popolare campana e veniva preparato con del pane raffermo avanzato e la mozzarella del giorno prima. Nonostante prima, probabilmente, gli ingredienti venissero riutilizzati perché, in mancanza di soldi, nulla doveva essere sprecato, oggi la mozzarella in carrozza resta, in parte, ancora una ricetta di recupero: infatti, qual è una delle prime cose a cui pensi quando te ne avanza un po'?

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Quello che i piatti non dicono
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