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20 Marzo 2021
15:00

Non ci sono più monaci e la birra trappista rischia di scomparire

La crisi delle vocazioni in Occidente mette a rischio l'universo delle birre trappiste, ovvero quelle birre brassate da monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo. I monaci delle abbazie stanno invecchiando e pochi uomini prendono i voti negli ultimi anni: a gennaio si è tirata indietro la prima abbazia, a causa dei "sopraggiunti limiti d'età"; ora sono solo 11 al mondo quelle autorizzate a commercializzare il marchio autentico.

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La crisi delle vocazioni in Occidente sta avendo ripercussioni sul mondo della birra. Lo avreste mai detto? In un'Europa sempre più moderna i monaci sono sempre meno e questo sta creando una crisi nel meraviglioso universo delle birre trappiste.

Il Vaticano discute da tempo del mancato ricambio generazionale nei vari ordini monastici e sacerdotali: i monaci sono invecchiati e le nuove generazioni trovano la vita dei monasteri, fatta di meditazione, lavoro e rinunce, davvero poco attraente. Per i trappisti il problema è ancora maggiore perché altri ordini danno la possibilità ai membri di usare cellulari, internet, avere contatti col mondo, invece i trappisti vivono in una sorta di clausura per tutta la vita. Sono sempre stati pochi a causa delle troppe rinunce, adesso sono ancora meno.

Cosa si intende per "Birra trappista"

Andiamo per ordine: cos'è una birra trappista? Si definisce birra trappista una birra brassata (ovvero il procedimento in cui il malto si trasforma in succo con zucchero) da monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo.

Al mondo ci sono solo 176 monasteri trappisti e di questi solo undici producono birra: cinque in Belgio, due in Olanda, uno in America, Austria, Regno Unito e Italia. Da noi è l'Abbazia Tre Fontane a Roma, dove nel 67 d.C. avvenne il martirio dell'Apostolo San Paolo. Solo questi undici birrifici sono autorizzati ad etichettare le loro birre con il logo Authentic trappist product che indica l'osservanza di una serie di regole stabilite dall'Associazione Internazionale dei Trappisti.

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Per avere questa etichettatura la birra deve sottostare a un rigidissimo "disciplinare" di sole tre regole fondamentali:

  • La birra deve essere prodotta all'interno delle mura di un'abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo;
  • la produzione, la scelta dei processi produttivi e l'orientamento commerciale devono dipendere dalla comunità monastica;
  • i ricavi della produzione di birra devono essere diretti al sostentamento dei monaci e alla beneficenza ma non al profitto.
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Undici delle dodici birre trappiste. Da gennaio la Achel ha perso il marchio. Foto di Philip Rowlands

Il logo di "autentico trappista" può essere affisso a tutti i prodotti che seguono questo "disciplinare", quindi anche salumi, formaggi e quant'altro. È nato dopo la II Guerra mondiale proprio a causa delle birre. La fama delle trappiste dagli anni ’50 è cresciuta a dismisura, al punto che tantissime birrerie non autorizzate hanno provato a sfruttare il nome. Questo ha obbligato i monaci a riunirsi (nel 1997), a prendere provvedimenti e a far nascere l'Associazione Trappista Internazionale.

Una crisi inevitabile che i monaci stanno affrontando a modo loro

La questione della crisi delle birre trappiste è stata sollevata addirittura dal Wall Street Journal con un'intervista a Fabrice Bordon, brand ambassador di Chimay, una delle più note birre trappiste al mondo, prodotta dall’abbazia trappista belga di Notre-Dame de Scourmont da quasi 160 anni. Bordon racconta un aneddoto sulla birra che cura (lui non è un monaco, ma un professionista): secondo l'abate del monastero "quando era giovane c'erano 15 monaci a dedicarsi alla birra, abbastanza per una squadra di rugby. Oggi ce ne sono 12, a stento per una squadra di calcio".

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Di Uploaded by photographer. – Opera propria, CC BY–SA 3.0,

Il caso originale è nato a causa della birra Achel, prodotta dall’abbazia di San Benedetto ad Hamont-Achel in Belgio: questa birra fino a poche settimane fa aveva il logo ma, a causa della mancanza di monaci che sorvegliassero la produzione, hanno dovuto rinunciarvi. Questo perché gli ultimi due monaci rimasti in grado di fare questo lavoro sono stati trasferiti in un altro monastero a gennaio, per "sopraggiunti limiti d'età". La birra continuerà a essere prodotta, ma senza il logo ufficiale.

I monaci stanno affrontando il problema proprio come ci si aspetta che lo debbano affrontare persone che dedicano la propria vita alla preghiera: "Credono in Dio, sperano che sarà lui a risolvere la questione". Lo sperano anche tutti gli appassionati di birre trappiste al mondo.

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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