
Dolci, succose e spesso sottovalutate: le nespole che troviamo in estate non sono quelle tradizionali europee, ma provengono dal nespolo giapponese. A differenza del suo omonimo europeo, un tempo comune nei frutteti contadini, quello orientale è un albero ormai perfettamente integrato nel paesaggio mediterraneo. Due piante diverse, due storie distinte, un solo nome che crea ancora parecchia confusione. Scoprire le differenze e i cicli di maturazione è il primo passo per apprezzare davvero le nespole quando le compriamo.
Due frutti, due cicli di vita: il paradosso della maturazione
Il nespolo europeo (Mespilus germanica) fruttifica in autunno e le sue nespole, ancora dure e aspre, devono subire un lento processo di ammezzimento per diventare commestibili. Si tratta di una sorta di "seconda maturazione" post-raccolta, che avviene lasciando riposare i frutti per diverse settimane nella paglia o in cassetta. In questo modo, l'azione di specifici enzimi ammorbidisce la polpa e riduce drasticamente il sapore astringente, trasformando la nespola da dura e immangiabile a morbida, dolce e finalmente commestibile.
Le nespole giapponesi (Eriobotrya japonica), invece, sono precoci: fioriscono tra l’autunno e l’inverno e i loro frutti maturano già in primavera, pronti per essere gustati appena colti, per protrarsi fino all'arrivo dell'estate. Nonostante ciò, le troviamo spesso sui banchi del mercato ancora acerbe. La ragione è puramente commerciale: la raccolta anticipata permette di "entrare" nel mercato quando c'è meno offerta di frutta, catturando l'attenzione dei consumatori prima che arrivi il picco della stagione estiva. Così si evita la temibile concorrenza con frutti molto amati come ciliegie, pesche e albicocche, che maturano nello stesso periodo. Il gusto acidulo che molti conoscono non è quindi una caratteristica naturale, ma la conseguenza di questa strategia. È qui che si crea la vera dicotomia delle nespole giapponesi: quella tra il tempo della pianta e le logiche del mercato.
L'origine del nespolo: un viaggio dalla Cina al Mediterraneo
Nonostante il nome, il nespolo del Giappone ha radici ben più antiche: nasce nelle zone collinari e umide della Cina meridionale, dove ancora oggi cresce spontaneamente. È qui che, oltre mille anni fa, iniziarono le prime forme di selezione, sia spontanea che colturale. La pianta si diffuse poi nel vicino Giappone, dove fu adottata con entusiasmo e migliorata nel tempo grazie al lavoro dei coltivatori locali. Fu proprio in Giappone che si affermarono le varietà più dolci, grandi e resistenti, dando origine al frutto che oggi conosciamo.
Dalla fine del Settecento, attraverso gli scambi botanici con l’Oriente, il nespolo giapponese giunse anche in Europa. Per questo motivo gli venne attribuito il nome scientifico japonica, in omaggio alla sua origine apparente. In realtà, come abbiamo già accennato, si trattava di una pianta cinese naturalizzata in Giappone che, grazie al lavoro dei coltivatori locali, divenne il frutto che oggi conosciamo. Questa convenzione botanica può ancora generare confusione, ma testimonia il ruolo centrale avuto dal Giappone nella diffusione e nel perfezionamento del frutto.

Il clima mite del Mediterraneo, in particolare della Sicilia e dell’Andalusia, si rivelò perfetto per la sua coltivazione. In Italia, alcune varietà locali come il Nespolone di Trabia hanno mantenuto nel tempo un forte legame con la tradizione agricola del Sud, diventando simboli di un patrimonio botanico da preservare. La pianta, resistente e precoce, ha così trovato una nuova casa nei frutteti e nei giardini delle regioni meridionali.
Varietà, uso in cucina e conservazione delle nespole
Il frutto del nespolo giapponese è ovale o tondeggiante, con buccia giallo-arancio sottile e vellutata. La polpa, succosa e profumata, racchiude due o tre semi. Esistono numerose varietà, selezionate nel tempo per forma, gusto e resistenza: tra le più diffuse troviamo Algerie, dal buon equilibrio dolce-acido, e Tanaka, di pezzatura più grande. In ambito locale si coltiva il Nespolone di Trabia, delicato e aromatico.

Per scegliere frutti maturi al punto giusto, opta per nespole morbide ma non molli, con colore uniforme e senza ammaccature. Si conservano per pochi giorni in frigorifero, meglio in sacchetti di carta. In cucina, oltre al consumo al naturale, si prestano a numerose preparazioni: da composte e marmellate fino alle torte. Noi te le consigliamo anche in salse agrodolci da abbinare a carni bianche o pesce, nelle insalate e ovviamente nel liquore. Una buona conoscenza delle loro caratteristiche è essenziale per imparare a scegliere con consapevolezza e ridurre gli sprechi.