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29 Giugno 2025 18:00

Microplastiche: la sconvolgente ricerca di uno studio su bottiglie di vetro e cibi lavorati

Allarme microplastiche: uno studio francese e il Washington Post rivelano alte concentrazioni di particelle in bevande contenute in bottiglie di vetro e nei cibi industriali.

A cura di Enrico Esente
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La situazione inizia a diventare preoccupante, oggi parliamo di un problema tanto sottovalutato che però dovrebbe farci riflettere: le microplastiche. Lo sappiamo, sono ovunque e negli ultimi anni sono praticamente diventate un ospite indesiderato (e onnipresente) non solo nel nostro ambiente, ma anche nel nostro corpo. Sono nel cibo che mangiamo, nell'acqua che beviamo e anche nell'aria che respiriamo. Se pensavi che il problema riguardasse principalmente le bottiglie di plastica o i contenitori usa e getta, forse dovresti ricrederti poiché potrebbero annidarsi in luoghi ben più sorprendenti. Come riportato dal noto quotidiano americano, il Washington Post, e confermato da un innovativo studio francese, scoprirai che queste microparticelle possono arrivare persino da fonti che consideravamo sicure: bottiglie di vetro o cibi processati. In questo articolo, grazie al parere degli esperti, ti spiegheremo dove si trovano e cosa possiamo fare per proteggerci.

Microplastiche presenti non solo nei contenitori di plastica "tradizionali"

L'allarme è stato lanciato dal Washington Post che, con un articolo ha approfondito la questione relativa alle microplastiche. Diverse ricerche hanno stimato che ne ingeriamo l'equivalente di un cucchiaino al giorno ma, le origini di queste particelle, sono state finora incerte. Secondo un'indagine di uno studio francese pubblicato sul portale HAL Anses, e riportata quindi dal quotidiano statunitense: le microplastiche non sono più "soltanto" un'esclusiva degli imballaggi di plastica ma possono contaminare alimenti conservati in contenitori di vetro e metallo.

I ricercatori transalpini hanno sperimentato gli studi su decine di campioni di bevande tra acqua, tè, birra e vino conservate in bottiglie di vetro, plastica e lattine. Il risultato è stato scioccante perché i livelli più elevati sono stati riscontrati proprio nelle bottiglie di vetro con i tappi verniciati al poliestere: 100 particelle per litro, un valore da 5 a 50 volte superiore rispetto a qualsiasi altro contenitore di altro materiale. Storicamente si pensava che la maggior parte delle microplastiche provenisse dalla decomposizione di rifiuti plastici o dai contenitori in plastica. Tuttavia con gli studi recenti citati poc'anzi è venuto fuori uno scenario ben più complesso.

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Abbiamo già parlato delle bottiglie di vetro ma un altro studio di Ocean Conservancy e dell'Università di Toronto ha fatto una ricerca abbastanza particolare. I prodotti alimentari altamente processati come i famosi nuggets di pollo o le alternative vegetali alla carne contengono significativamente più microplastiche rispetto agli alimenti minimamente lavorati. Una porzione di "chicken nuggets" aveva 62 particelle, mentre un petto di pollo ne aveva solo due. La risposta che gli studiosi hanno dato a questa ricerca è che il cibo processato è attribuito ai complessi processi industriali che coinvolgono nastri trasportatori e macchinari con componenti in plastica. Le novità non sono finite qui però: uno studio recente del Food Packaging Forum ha evidenziato che le microplastiche si rilasciano da certi tipi di contenitori in plastica, specialmente quando usati in determinate condizioni. Rilasciano più particelle quando lavati: bicchieri, piatti o posate riutilizzabili in plastica quando esposte ad acqua calda, e le bottiglie d'acqua in plastica quando i tappi vengono avvitati e svitati ripetutamente.

Le possibili soluzione suggerite dagli esperti per contrastare il problema

Il problema delle microplastiche è più complicato di quanto si pensasse e, come suggerito da diversi esperti, per far fronte a questa emergenza sarebbe importante un impegno congiunto da parte di consumatori, industria e istituzioni. Alexandre Dehaut, dell'agenzia francese per la sicurezza alimentare Anses, ha spiegato che una semplice pulizia dei tappi prima dell'imbottigliamento può ridurre il contenuto di microplstiche del 60% nelle bevande.

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Stessa cosa per i contenitori: Lisa Zimmern di Food Packaging ha spiegato al Washington Post che sarebbe meglio evitare di conservare cibi in contenitori di plastica e soprattutto di non riscaldarli all'interno di questi. L'American Chemistry Council (gruppo di commercio della plastica) ha affermato che serve maggiore consapevolezza sulla complessità del problema che va preso con più cautela nonostante i dati relativi agli effetti causati sull'organismo non siano ancora certi al cento per cento.

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