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21 Giugno 2022 11:00

Mariti gelosi e preti mangioni: perché gli strozzapreti si chiamano così?

È una delle tipologie di pasta fatta in casa tra le più note e diffuse. In Italia viene realizzata dal Trentino sino al Lazio, ma gli strozzapreti può capitare di trovarli anche al Sud. Per quale motivo hanno un nome così particolare?

A cura di Alessandro Creta
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Cosa sono gli strozzapreti? Perché si chiamano così e che cosa c’entrano dei malcapitati uomini di Chiesa e il loro povero collo? Vediamo alcune teorie che tentano di spiegare l’origine del nome di questo formato di pasta così gustoso.

Cosa sono gli strozzapreti

Un formato di pasta fatta in casa tipica dell’Emilia Romagna, presente però anche sulle tavole di Trentino Alto Adige (dove si mangiano gli strangolapreti), Toscana, Lazio, Abruzzo e Umbria, Regione in cui spesso il termine utilizzato è strangozzi. Gli strozzapreti per gli amanti della pasta homemade sono una delle tipologie predilette, spesso accompagnati da abbondanti quanto saporiti sughi. Sono protagonisti di sagre e feste di paese, realizzati con acqua e farina poi conditi ora con del semplice pomodoro e un po’ di formaggio grattugiato, ora con sughi più ricchi a base di carne o pesce.

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Già conosciuti e preparati nel 1500 (sono citati nel 1524 dal cuoco Antonio Camuria nel suo ricettario) gli strozzapreti sono un formato di pasta la cui origine viene attribuita alla gastronomia emiliana. Oggi diffusi da Nord a Sud del Paese, la domanda che in molti si fanno è riferita proprio al loro particolare nome. Perché si chiamano così? Cosa c’entrano i preti e perché poveretti si tira in ballo un loro eventuale strangolamento?

Strozzapreti: l’origine del nome

Nome alla mano, sembra di trovarci di fronte a un piatto fortemente anti clericale. Per quale motivo si prende in considerazione l’atto di strozzare i preti? Che cosa c’entrano questi uomini di Chiesa con una pasta così tradizionale, figlia del retaggio contadino e popolare? Ci sono varie teorie sull’origine del nome e, come in altri casi in cui per parlare di cibo bisogna tornare molto indietro nel tempo, è difficile scindere la realtà dalla leggenda. Alcune ipotesi però sono piuttosto curiose.

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Racconti narrano di come tutto sia da ricondurre alla sostanziosa forma della pasta che, unita a un condimento spesso ricco, poteva risultare di difficile deglutizione per i preti, un tempo tacciati (specialmente dai poveri, spesso costretti a combattere la fame) di essere oltremisura delle buone forchette. Da qui anche l’augurio che questi uomini di Chiesa si strozzassero per l’eccessivo mangiare. Un’altra leggenda parla dell’abitudine, un tempo, delle massaie di preparare e donare questi ghiotti manicaretti ai preti, mentre i mariti (ritornati dalle campagne e dal duro lavoro) si ritrovavano invece a mangiare sempre la solita minestra. Auspicando, tra una cucchiaiata di brodo e l’altra, che qualche prete rimanesse per l’appunto strozzato.

C’è invece chi afferma come il nome non abbia nulla a che vedere con gli ecclesiastici, bensì si riferisca all’atto delle donne di trattare la sfoglia in fase di realizzazione della pasta, quasi strozzandola per darle la tipica forma quasi a spirale.

Lasciando da parte i preti e il loro collo il termine strozzapreti, o strangolapreti, potrebbe avere un’origine etimologia più prettamente linguistica. Tutto si farebbe risalire al verbo greco straggalào, arrotolare, e prepto, incavare: azioni riferite all’operazione di arrotolamento e incavatura della pasta. Da qui potrebbe derivare il sostantivo strangulapriévete. Tramandato e tramutato inizialmente in forma orale con il termine strozzaprete.

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Quello che i piatti non dicono
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