C'è un ottima notizia per la Svezia che fa ben sperare anche l'Europa e l'Italia: l’allevamento in gabbia per le galline ovaiole in pratica non esiste più ed è diventato il primo Paese "cage-free" al mondo.
Un traguardo storico quello raggiunto dalla Svezia negli ultimi giorni. Il Paese scandinavo sarà il primo al mondo in assoluto a eliminare l'allevamento in gabbia delle galline ovaiole in modo spontaneo, ovvero senza una legge che obblighi i produttori. È riuscita in tutto questo non grazie a una legge esplicita ma grazie ad anni di battaglia e impegno da parte di organizzazioni come Project 1882. Queste società hanno lavorato instancabilmente per sensibilizzare l'opinione pubblica e collaborare con aziende e istituzioni.
Abbiamo parlato della bella notizia della Svezia ma vediamo il percorso che è stato fatto per conseguire questo sperato obiettivo. Facciamo un passo indietro a 37 anni fa, nel 1988, quando tutto il Parlamento svedese aveva votato per vietare l'allevamento in gabbia. La previsione prevedeva un periodo di transizione legislativo che sarebbe durato più o meno dieci anni. La prima nazione al mondo a vietare l'allevamento di galline ovaiole in gabbia è stata la Svizzera, che ha introdotto il divieto già nel 1992.
Tuttavia, la legge fu successivamente modificata e invece di fare un passo in avanti, ne fu fatto uno all'indietro. Già perché le gabbie ritornarono di moda e, stavolta, a essere eliminate furono solo le cosiddette battery cages: ossia gabbie strettissime in cui le galline non avevano nemmeno lo spazio per muoversi o aprire le ali. La legge scandinava propose al loro posto le enriched cages: gabbie che presentano al loro interno piccoli nidi per la deposizione e un maggiore spazio, diversi posatoi in cui le galline potevano appollaiarsi e risposare e una lettiera per razzolare.
Nonostante ciò, molte galline continuavano a vivere in condizioni restrittive. Fu per questo obiettivo che nacque Project 1882. Fondata nel 2008, è una società che ha adottato un approccio innovativo: invece di far pressione alle istituzioni per ulteriori leggi, ha lavorato direttamente con aziende, supermercati e grossisti per eliminare gradualmente le uova provenienti da galline in gabbia. Diverse catene nazionali e internazionali hanno aderito all'iniziativa lanciata dall'organizzazione svedese: Coop, Willys, Lidl, Netto, City Gross e tante altre. Entro il 2025 oltre 85 aziende avevano già adottato impegni ufficiali per rimuovere dagli scaffali le uova arrivate da galline allevate in condizioni disumane.
Secondo le statistiche più recenti, nel 2024 la percentuale di galline allevate in gabbia in Svezia erano meno dell'1%: oltre 90 mila volatili sono stati salvati da una vita di totale confinamento. Nel 2025, Project 1882 attraverso il proprio portale web ha confermato che ogni gabbia nel Paese scandinavo era vuota. Tutto ciò significa la fine dell'allevamento in gabbia in Svezia. A livello europeo, la Commissione Europea ha promesso una proposta legislativa per vietare le gabbie entro il 2026 in risposta all'iniziativa dei cittadini "End the cage age", che non riguardava solo le galline ma l'allevamento in gabbia per qualsiasi altro tipo di animale.
E quindi in Italia com'è la situazione? La strada è sicuramente lunga e tortuosa e, per arrivare alla situazione odierna della Svezia, ne dovrà passare (e tanto) ancora di tempo. Detto questo secondo i dati riportati da Essere Animali, oltre il 35% delle galline ovaiole è ancora allevato in gabbia. La transizione verso un "no cage" totale è, come abbiamo detto, oggetto di studio della Commissione Europea. Entro circa 12 mesi o poco meno avremo delle proposte e risposte più concrete che ci permetteranno di avere un quadro della situazione più chiaro. Intanto organizzazioni come Animal Equality Italia continuano a lavorare per sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere cambiamenti concreti, a partire dal commercio nei supermercati. Il successo ottenuto in Svezia dimostra che, attraverso l'impegno collettivo e la collaborazione tra diversi attori, è possibile migliorare significativamente il benessere degli animali. Bisogna agire con più consapevolezza. I tempi stanno cambiando, c'è bisogno di adottare pratiche diverse, fare scelte quotidiane mirate e sostenere ogni cosa che sia più etico e sostenibile.