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27 Aprile 2025 9:00

La strana origine del cannolo, dolce conventuale o invenzione delle donne di un harem?

Come molti dolci italiani, anche le origini dell’iconico cannolo siciliano sono avvolte dal mistero e hanno vita a tutta una serie di leggende: lo conosciamo, infatti, come dolce nato in convento (l’ipotesi più accreditata, ma ci sono diverse teorie), ma secondo un’altra storia a inventarlo sono state le donne di un harem.

A cura di Martina De Angelis
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Il cannolo non è solo un dolce ma uno dei simboli della Sicilia – e, più in generale, della pasticceria italiana – più diffusi e amati al mondo. Siamo certi che, almeno una volta nella vita, hai assaggiato questa cialda croccante e fritta avvolta su sé stessa, a contenere ricotta e, perché no, anche qualche scaglia di cioccolato e scorza di arancia candita, o magari hai provato a realizzarlo in casa per gustarlo appena fatto. Ma lo sai che le origini del cannolo racchiudono un concentrato di leggende una più curiosa dell’altra?

Il dolce siciliano, come molte altre specialità della nostra gastronomia, ha una storia che si perde nei meandri del tempo e non è ben chiaro dove, quando, e come sia nato. La teoria più accreditata lo vuole come uno dei dolci conventuali nati tra le mura dei monasteri – anche se ci sono diverse teorie riguardo a quale monastero e alle motivazioni dietro l’invenzione – ma altre, invece, lo vogliono legato a vicende decisamente più “pagane”.

L'origine dei cannoli: le leggende più diffuse

Di un primissimo antenato del cannolo si trova traccia in epoca romana, in particolare ne parla Cicerone nel 70 a.C. quando, durante la sua permanenza in Sicilia, rimane ammaliato da un “tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”, ovvero un tubo di farina farcito con una dolce crema di latte. È evidente come questa versione primordiale somigli alla specialità che conosciamo oggi, ma come si è arrivati poi al cannolo odierno? A riguardo non abbiamo tante fonti, ma abbiamo molte leggende: ecco le più diffuse.

Lo scherzo di Carnevale della monaca

Una delle storie più diffuse – e anche una delle più accreditate dagli storici – vuole l’invenzione dei cannoli moderni in un convento di Palermo, per la precisione in quello di Badia Nuova o monastero di Santa Maria di Monte Oliveto, situato in via Incoronazione. Tutto sembra nascere da uno scherzo di Carnevale organizzato da una suora con una spiccata giocosità: la consorella decise di svuotare la cisterna d'acqua riempiendola con la crema di ricotta preparata per fare altri dolcetti, sostituendo poi la bocca di erogazione del rubinetto (di fatto delle semplici canne) con una cialda avvolta su sé stessa. Quando le altre suore si recarono alla cisterna credendo di fare il pieno d'acqua videro sgorgare dal rubinetto tanta, tanta ricotta che passava attraverso le cialde croccanti che erano state lì sistemate per l'occasione. Dopo un primo momento di smarrimento generale evidentemente, e per fortuna, qualcuno si accorse del perfetto connubio tra i due ingredienti, e si decise di ideare un dolce che potesse unire ricotta e cialda croccante. E sai quale è la coincidenza più interessante di questa storia? La parola cannolo, in siciliano, indica proprio un tipo di rubinetto antico.

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Uno scherzo più… spinto

La seconda storia è legata sempre a un convento e a uno scherzo di Carnevale, ma in questo caso un pochino più…spinto. Secondo la teoria ipotizzata dal giornalista e storico Gaetano Basile siamo di nuovo nel convento palermitano di Santa Maria di Monte Oliveto, ma in questo caso lo scherzo ideato dalla suora burlona prevedeva un dolce goliardico che avesse una pasta esterna di forma fallica, da riempire poi con la crema a base di ricotta. Non potendo essere servito come era stato progettato, le estremità vennero tagliate creando il dolce della pasticceria siciliana che oggi conosciamo. Questa versione si ricollegherebbe facilmente alla tradizione dallo spirito provocatorio, a volte di retaggio “pagano”, della pasticceria siciliana, come per esempio le celebri minne di Sant’Agata, dolcetti dedicati sì alla sana ma modellati per ricordare un seno di donna. Non solo: si ricollegherebbe, in qualche modo, anche alla prossima leggenda di cui stiamo per parlarti, quella delle donne dell’harem di Caltanissetta.

Le donne dell'harem di Caltanissetta e l’origine araba dei cannoli

Per scoprire questa leggenda affascinante dobbiamo tornare indietro nel tempo, all’epoca della dominazione araba in Sicilia (dall'827 al 1072, anno dell'occupazione normanna della capitale Palermo): in questo periodo l’influenza degli arabi diede vita, a livello gastronomico, a tantissime delle ricette siciliane che oggi amiamo. Per esempio, furono proprio gli arabi a prendere la ricotta, prodotto tipico dell’isola, e a mescolarla con lo zucchero facendone una crema che è la base della maggior parte dei dolci siciliani.

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In questo contesto rientra la leggenda del cannolo: ci troviamo a Caltanissetta stavolta, il cui nome deriva dall’arabo Qal’at al-Nissa, che significa Castello delle donne, proprio per gli innumerevoli harem presenti nella zona. All’interno del palazzo dell’Emiro le concubine dell’harem personale del sovrano amavano sperimentare ricette sempre nuove nel tempo libero e preparare pietanze per omaggiarlo. Pare che le donne si ispirarono all’antica ricetta romana raccontata da Cicerone e a un’altra ricetta saracena molto simile per creare un dolce dall’insolita forma fallica (simbologia che sembra ricorrente nelle storie legate al cannolo), simbolo delle doti sessuali del sovrano e che fosse anche di buon auspicio per la fecondità dell’harem. Ecco dunque che nacque  il cannolo: in questo caso il nome prenderebbe il nome dalle canne su cui veniva avvolta la pasta per essere prima fritta e poi riempita di crema di ricotta. Secondo questa storia, quando i cristiani riconquistarono la Sicilia, alcune donne degli harem si convertirono al cristianesimo e diventarono suore all’interno dei vari monasteri dell’isola, dove portarono le loro ricette, tra cui quella del cannolo, rendendolo poi un celebre dolce conventuale.

Le suore pasticcere di Caltanissetta

La storia delle donne dell’harem si collega con l’ultima teoria sulla nascita del cannolo, che di nuovo vede il dolce di nuovo come opera dell’inventiva delle monache, ma questa volta di Caltanissetta e non di Palermo. Sembrerebbe che, all’interno di uno dei conventi della città, le suore fossero delle ottime pasticcere e in particolare fossero molto brave nella preparazione di dolci di ricotta e mandorle tritate, decorati con deliziosi pezzetti di cioccolato. Sarebbero state proprio loro, in occasione del Carnevale, a recuperare un'antica versione del cannolo – forse quella romana, o magari proprio quella araba, portata in convento da una delle ex concubine degli harem – modificandola e rielaborandola con gli ingredienti che già usavano: ricotta e zucchero, con cui crearono la farcia per riempire un involucro (scorcia) e pezzetti di cioccolato e granella di mandorle (cucuzzata) per decorare il tutto.

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