
La disponibilità di acqua rinnovabile pro capite sta scendendo più rapidamente di quanto molti governi siano pronti ad affrontare. Il nuovo rapporto Aquasat Water Data Snapshot 2025 della FAO registra un calo del 7% nell’ultimo decennio, un dato che segnala la crescente fragilità di un bene essenziale, compresso da pressioni demografiche, cambiamenti climatici e modelli produttivi ad alto consumo idrico.
Le regioni più esposte: Nord Africa e Asia occidentale
Il rapporto conferma che Africa settentrionale e Asia occidentale restano ai margini della sicurezza idrica: qui le risorse disponibili per persona sono già tra le più basse al mondo e continuano a diminuire.
Nel Nord Africa, i prelievi sono aumentati del 16% in dieci anni, accentuando il deficit strutturale di regioni che dipendono fortemente da falde sotterranee sovrasfruttate. In Asia occidentale, la pressione demografica e la forte dipendenza dell’agricoltura dall’irrigazione stanno erodendo ulteriormente il margine di sicurezza idrica. Paesi come Kuwait e Qatar, privi di risorse naturali sufficienti, restano esempi emblematici di vulnerabilità: il loro bilancio idrico dipende in gran parte da desalinizzazione e importazioni indirette tramite beni agricoli.
Il peso dell'agricoltura sul sistema
A livello mondiale, il 72% dei prelievi di acqua dolce è assorbito dall’agricoltura. Il dato non sorprende, ma mostra un sistema produttivo che fatica a trovare alternative sostenibili. In America Latina e in molte regioni dell’Asia, l’irrigazione sostiene una parte rilevante della produzione agricola, garantendo rese elevate ma aumentando la pressione su fiumi e falde. All’opposto, nell’Africa subsahariana solo una minima quota di terreni è irrigata. Qui, infatti, il problema non è l’eccesso di consumo, ma la mancanza di infrastrutture: una condizione che limita la produttività e rende le comunità più vulnerabili alla variabilità climatica.

Efficienza in crescita, ma insufficiente
Il rapporto FAO evidenzia un miglioramento complessivo nell’efficienza dell’uso dell’acqua, frutto di tecnologie più moderne, sistemi irrigui più mirati e una maggiore attenzione alla gestione delle risorse. Tuttavia, questi progressi non compensano l’accelerazione della domanda. Molti bacini fluviali e numerose falde sono già in condizioni critiche: ll rischio, osserva la FAO, è entrare in una spirale in cui la riduzione della disponibilità per persona alimenta instabilità economica, insicurezza alimentare e tensioni geopolitiche.
La FAO invita a considerare lo stress idrico non come una conseguenza marginale, ma come un indicatore centrale della sostenibilità globale. La transizione dovrà includere investimenti nelle reti idriche, riforme dei sistemi di irrigazione, politiche di gestione delle falde e un uso più razionale dell’acqua in agricoltura e nelle aree urbane.
Il messaggio di fondo è inequivocabile: la disponibilità d’acqua per persona è una delle linee di frattura più urgenti del nostro tempo. Senza un cambio di rotta, il divario tra ciò che il pianeta può offrire e ciò che l’umanità richiede rischia di diventare irreversibile.