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2 Febbraio 2024 9:39

La legge italiana sulla carne coltivata non può essere applicata: l’UE blocca la procedura

La Commissione europea blocca la legge italiana perché il governo ha ignorato delle procedure fondamentali richieste agli Stati membri dell'Unione Europea.

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La Commissione Europea blocca la proposta di legge italiana sulla carne coltivata, almeno per il momento. Si legge dall'Ansa che la CE ha comunicato "la chiusura anticipata della procedura di notifica del disegno di legge sulla carne coltivata perché il testo è stato adottato dal Paese membro prima della fine del periodo di sospensione previsto da una direttiva Ue 1535 del 2015″. In pratica Bruxelles respinge le restrizioni italiane sulla carne coltivata sottolineando che il governo italiano ha trascurato alcune procedure fondamentali. Vediamo nel dettaglio cosa chiede l'Europa. Tutto bloccato per ora: l'Italia ha tempo fino a marzo per aggiustare il tiro.

Un disegno di legge inopportuno

Tutto ciò era già stato ampiamente previsto, ma il Governo ha deciso di andare avanti, ignorando alcune regole comunitarie molto importanti. A poco sono serviti gli avvisi degli europarlamentari e dell'opposizione. Il risultato è questa porta in faccia che politicamente fa male a livello internazionale. La legge italiana, che proibisce la produzione e la commercializzazione di carne coltivata, non può essere messa in pratica poiché il governo Meloni ha violato le norme procedurali stabilite. Secondo la Commissione europea, l'Italia ha tardato nella notifica della normativa, non rispettando la procedura standard, nota come Tris. Questa prevede che gli Stati membri e la Commissione esprimano il loro parere su proposte di legge potenzialmente ostative al mercato unico europeo prima della loro approvazione. Il Ministero delle Politiche Agricole ha inviato la legge a Bruxelles solo dopo l'approvazione da parte del parlamento italiano a novembre 2023, nonostante il presidente Sergio Mattarella avesse precedentemente bloccato la promulgazione in attesa dell'invio a Bruxelles. Questo caos mette in sospeso il disegno di legge voluto dal ministro Francesco Lollobrigida.

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La procedura richiesta dall'Unione Europea prevede che tutte le leggi che possono avere un impatto sul mercato comunitario e sulla libera circolazione delle merci passino al vaglio dell'Unione Europea stessa. In casi come questo, se la legge nazionale dovesse passare, si applicherebbe una sospensione di tre mesi che possono diventare sei. L'iter può essere favorevole o sfavorevole: nel primo caso la legge nazionale può essere approvata; nel secondo viene rigettata al mittente con la richiesta di uniformarla alle regole internazionali. In questo caso la Commissione Europea non ha avuto nemmeno il tempo di esprimere un giudizio perché il Governo italiano ha fatto di testa sua, approvando anzitempo il tutto. La notifica, a dire il vero, è stata anche mandata negli scorsi mesi per poi essere ritirata in previsione della bocciatura. Si pensava a un adeguamento della legge senza passare dal Tris, visto l'esito scontato della decisione europea, e invece Lollobrigida ha ben pensato di proseguire da solo.

La CE ha comunicato il 29 gennaio che la legge è inapplicabile, menzionando una sentenza della Corte di Giustizia del 30 aprile 1996. Stando a quanto scrive il Gambero Rosso sia il divieto relativo alla vendita e produzione di carne coltivata sia quello sul meat sounding si scontrano con questa giurisprudenza. Per il momento la palla passa ai tribunali italiani: i giudici decideranno sui singoli casi della carne coltivata quando si presenterà l'occasione, ovvero ogni qual volta un'azienda vorrà immettere il proprio prodotto sul mercato italiano.

In realtà il governo ha ancora una carta: ha tempo fino a marzo per modificare la legge, ma, visti i precedenti e viste le dichiarazioni della maggioranza, sembra molto difficile che questo accada.

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