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16 Novembre 2023 15:35

L’Italia dice definitivamente addio alla carne coltivata. Il governo approva il divieto

L'Italia vieta la produzione, il consumo e la commercializzazione della carne coltivata. Polemiche su una legge definita "anti-scientifica" dall'Unione Europea.

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Da oggi è ufficiale: l'Italia vieta la produzione, il consumo e la commercializzazione della carne coltivata sul proprio territorio e di tutti "i cibi e mangimi generati a partire da colture cellulari". Poco fa il via libera definitivo della Camera per un testo accompagnato da molti dubbi e polemiche. Il provvedimento porta la firma di Francesco Lollobrigida, ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, e di Orazio Schillaci, ministro della salute. Il Parlamento a breve darà il via libera al ddl che per il governo rappresenta un motivo di vanto per la difesa del made in Italy.

Tanti dubbi in attesa dell'Unione Europea

Il disegno di legge è passato ma in realtà questa sarebbe una procedura d’infrazione nei confronti dell’Unione Europea. Questo perché va in contrasto con il diritto internazionale e le regole europee: non si può vietare preventivamente uno scambio commerciale tra gli Stati membri.

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L'iter parlamentare italiano è ormai concluso, il testo arriverà sul tavolo di Mattarella che prenderà in esame la questione e approverà il tutto, resta da vedere cosa dirà l'Europa su questa scelta. Lollobrigida non teme ripercussioni perché la ritiene "una delle leggi più democratiche che abbiamo avuto nella nostra nazione". "Notificheremo la legge all'Europa — prosegue il ministro — subito dopo l'approvazione e ci auspichiamo che l'esempio italiano venga seguito al livello europeo con lo stesso modello con il quale si scelse di evitare gli Ogm nel continente". L'opposizione tuona contro questa scelta: "Si tratta di un divieto anti-scientifico, anti-europeo e anti-italiano" dice +Europa in un comunicato. Ad andarci giù pesante è però Marco Bella, deputato e docente ricercatore della Sapienza, che su Il Fatto Quotidiano definisce questo ddl "una delle leggi più assurde di sempre. Questo disegno di legge di fatto scoraggia fortemente la ricerca (anche con fondi privati) in questo settore. E quando non c’è alcuna giustificazione etica o di sicurezza, questo è contro l’art. 9 della nostra costituzione. Si tratta di una scelta politica da stato totalitario piuttosto che da un paese industrializzato come l’Italia, e chi la ha fatta sembra dimenticare che siamo nell’Unione Europea".

Con l’approvazione finale della Camera dei Deputati sono dunque diventati legge i divieti di produzione e commercializzazione di carne coltivata e il meat sounding per le carni vegetali, ovvero l’utilizzo di termini come "salame" o "bistecca" per prodotti a base di proteine vegetali. La legge prevede sanzioni da 10.000 a 60.000 euro per ogni violazione. Francesca Gallelli del Good Food Institute Europe ha detto che questa misura priverà i consumatori della libertà di scelta e "taglierà fuori il paese dagli investimenti e dalla creazione dei posti di lavoro offerti da questo settore emergente". La Gallelli prende spunto dai dati Ismea sulle importazioni per sostenere la propria tesi: "Questa decisione è particolarmente rilevante considerando che l'Italia, con un tasso di autosufficienza del 42,5%, è un significativo importatore di carne bovina da altri paesi europei e non europei, e sostenere la produzione interna di carne coltivata potrebbe contribuire a colmare questo divario". Dello stesso avviso l’Alleanza Italiana per le Proteine Complementari: "Questa legge dice agli italiani cosa possono o non possono mangiare, soffoca l'innovazione e quasi sicuramente viola il diritto comunitario. È davvero scoraggiante che l'Italia venga esclusa da una nuova industria che crea posti di lavoro e che venga impedito di vendere alimenti più rispettosi del clima".

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