Aver fatto di un comportamento scorretto dal punto di vista alimentare una leva di marketing, senza considerare le conseguenze su un pubblico molto giovane: è questa l'accusa dell'Antitrust al distributore italiano delle patatine super piccanti che hanno già provocato una morte negli Stati Uniti.
L'Antitrust contro le patatine super piccanti che spopolano, non da poco, su Tik Tok. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, organo esecutivo dell'Antitrust, sta indagando sulla Hot Chip Challenge, la patatina a forma di bara al centro di una sfida fra creator e pubblico dei social, alcuni dei quali molto giovani, e che ha provocato anche una vittima, di recente, negli USA.
La sfida che prevede di consumare la patatina piccantissima senza bere acqua ha provocato addirittura una morte: un ragazzo di 14 anni è deceduto, a settembre scorso, nel Massachusetts, proprio dopo la sfida social: questo ha portato al ritiro dello snack dal mercato americano. Ma le patatine si trovano senza problemi anche su Amazon: anche per questo l’Unione nazionale consumatori ha segnalato il pericolo anche in Italia, segnalandolo all’Antitrust, che a sua volta ha avviato un procedimento. Il procedimento è stato avviato nei confronti della società Dave's s.r.l., distributore italiano del prodotto della società Hot-Chip s.r.o., azienda con sede legale in Repubblica Ceca.
"Una battaglia importante che stiamo facendo considerato che la patatina è venduta liberamente anche ad adolescenti" ha spiegato il presidente dell'Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, presidente dell’Unc. Il distributore italiano del prodotto secondo l’Antitrust "avrebbe sfruttato l’elemento della sfida e della relativa pericolosità come leva per accrescere l’attrattività del prodotto, e di conseguenza delle vendite". Incentivando i consumatori, soprattutto i giovanissimi, ad acquistare il prodotto e mangiarlo "trascurando le normali regole di prudenza e vigilanza".
In sostanza si rimprovera all'azienda di aver fatto di un comportamento scorretto dal punto di vista alimentare una leva di marketing, senza considerare le conseguenze su un pubblico molto giovane. La condotta, secondo l'Unc, "è connotata da profili di particolare pericolosità in considerazione della giovane età, dei potenziali acquirenti, mettendo in atto, di fatto, una pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo".