
Se fino a oggi pensavi che la malnutrizione fosse un problema esclusivamente legato al sottopeso, forse dovrai preparati a cambiare idea. Da pochi giorni è uscito un nuovo rapporto dell'UNICEF che dimostra che le carte in tavola sono radicalmente mutate. Si chiama Feeding Profit: how food ennviroments are failing children ed è appunto la ricerca fatta proprio dall'agenzia dell Onu che tutela il benessere dei bambini. Secondo questo rapporto, per la prima volta nella storia, l'obesità tra i bambini in età scolare (5-19 anni) ha superato il sottopeso come forma più diffusa di malnutrizione.
Numeri che generano preoccupazione
Non si tratterebbe di una questione di scelte individuali isolate, ma di un cibo spazzatura sempre più accessibile a tutti. L'obesità di questi giovani raggiunge il 9,4% rispetto al 9,2% dei bambini sottopeso. Solo 25 anni fa i numeri erano opposti: 13% sottopeso, 3% obesi. Ma in effetti quali sono le altre cause scatenanti di tutto ciò? Secondo UNICEF, i bambini sono vittima di un marketing aggressivo in cui vengono bersagliati da pubblicità tra negozi, scuola, sui social, di bevande e snack ultra-processati. Questi sono alimenti ricchi di zuccheri aggiunti, grassi, per niente salutari e realizzati con ingredienti a dir poco scadenti: in sostanza andrebbero evitati da tutti.

Se il cibo spazzatura è facilmente accessibile, economico, protagonista di marketing ingannevole, l'altra faccia della medaglia riguarda i cibi sani. Spesso frutta, verdura, proteine e grassi di buona qualità non solo sono meno presenti, ma costano anche molto di più e risultano meno attraenti rispetto alle alternative confezionate.
I dati del rapporto dell'UNICEF ci mostrano quindi che l'obesità infantile ha superato (di poco) il sottopeso. Ci sono regioni in cui quest'ultimo problema è però ancora prevalente rispetto all'obesità.

Africa subsahariana e Asia meridionale hanno fatto registrare il problema dei bambini malnutriti come principali, probabilmente per la grande povertà che si respira da queste parti. Ma anche dove l’obesità è più diffusa, i numeri sono sbalorditivi: per esempio, alcune isole del Pacifico come Niue, le Isole Cook, Nauru mostrano livelli del 33-38 % nei bambini 5-19 anni obesi.
Rischi per salute e società e soluzioni da adottare
Chiaramente l'aumento dell'obesità infantile non è solo un "problema estetico", ma comporta una serie di rischi (malattie cardiovascolari) e costi enormi. Prezzi già ingenti e destinati a crescere: il rapporto stima che se non si interviene, gli oneri delle malattie legate all’obesità potrebbero superare i trilioni a livello globale. Arrivati a questo punto potresti chiederti cosa potresti fare, in effetti, nel tuo piccolo. La risposta è più semplice di quanto pensi, perché il cambiamento parte proprio dalle scelte quotidiane. Inizia da ciò che metti nel carrello: leggere le etichette, fermarsi un istante prima di comprare la merendina più colorata o la bibita zuccherata. A volte basta preferire un alimento meno processato, una frutta di stagione, una verdura fresca, un legume, una fonte di proteine naturale. Sono piccole decisioni che, sommate giorno dopo giorno, cambiano radicalmente lo stile di vita.

Oltre a tutto questo, non bisogna dimenticarsi del movimento quotidiano, un toccasana per la salute del corpo. Non serve pensare a un allenamento intenso, ma basta anche una semplice passeggiata giornaliera. L’attività fisica non dovrebbe essere un lusso né un optional, ma parte integrante della quotidianità, soprattutto per i più piccoli.
Le raccomandazioni dell’UNICEF
Secondo l'UNICEF, i governi dovrebbero intervenire con immediatezza riguardo diversi aspetti:
- Regole obbligatorie su etichettatura e tasse e sussidi per migliorare il regime alimentare dei bambini.
- Farsi promotori di cambiamenti sociali affinché le famiglie possano avere una scelta più facile e indirizzata.
- Vietare vendita di cibo spazzatura dai distributori automatici nelle scuole.
- Adottare misure per prevenire interferenze dell’industria alimentare ultra-processata nelle politiche pubbliche.
- Rafforzare programmi di protezione sociale per garantire alle famiglie vulnerabili l'accesso a diete nutrienti.