video suggerito
video suggerito
15 Settembre 2025 17:00

In Belgio si mangia carne di canguro. Ma ora il Parlamento vuole vietarla

Bruxelles discute un’ordinanza che metterebbe fine a un commercio che ogni anno porta nel Paese centinaia di tonnellate di carne dall’Australia.

A cura di Francesca Fiore
0
Immagine

Da qualche mese il Belgio è al centro di un dibattito che intreccia sensibilità animaliste, interessi commerciali e scelte alimentari dei consumatori. A far discutere non è un prodotto tipico della tradizione locale, ma la carne di canguro: una merce che, per molti, può sembrare curiosa e marginale, ma che negli anni ha reso il Paese uno dei principali hub europei per le importazioni dall’Australia.

Mentre nel Parlamento della Regione di Bruxelles-Capitale si discute un’ordinanza che vieterebbe la vendita di carne e pelle del marsupiale, le associazioni per il benessere animale denunciano pratiche di caccia cruente dall’altra parte del mondo e chiedono un intervento deciso. I dati sulle importazioni raccontano però un fenomeno ben più radicato: tonnellate di carne continuano a varcare ogni anno i confini belgi, non sempre per finire nei piatti dei consumatori locali. La vicenda, così, solleva un interrogativo che va oltre il Belgio: fino a che punto l’Europa può ancora legittimare il commercio di prodotti legati alla caccia di un animale simbolo dell’Australia?

Il problema della carne di canguro in Belgio

La questione è approdata ufficialmente nelle aule istituzionali a Bruxelles, dove è in fase di discussione un’ordinanza che mira a vietare la vendita di carne e pelle di canguro. La proposta, promossa dai partiti Verdi e sostenuta dall’organizzazione animalista GAIA, è stata accolta come un passo avanti da chi chiede di porre fine a un commercio considerato incompatibile con i principi di benessere animale. L’ordinanza, annunciata a fine 2024, è attualmente al vaglio del Parlamento regionale, ma non è ancora entrata in vigore.

In particolare nella zona delle Fiandre sono state avviate iniziative simili, spinte dal partito socialdemocratico Vooruit, mentre la Vallonia, invece, rimane più cauta: il parlamento regionale ha finora rifiutato di organizzare audizioni sul tema, segno di una sensibilità politica meno uniforme sul territorio. A livello federale, per ora, non esiste un divieto nazionale. Si tratta dunque di un iter legislativo ancora frammentato, che potrebbe però avere un effetto domino se Bruxelles e Fiandre dovessero approvare i divieti.

Immagine

Importazioni e numeri di un commercio controverso

Nonostante la riduzione degli ultimi anni, il Belgio continua a figurare tra i maggiori importatori mondiali di carne di canguro. Nel 2016 si parlava di oltre 632 tonnellate, pari a circa 180.000 animali abbattuti. Nel 2019 il volume è salito a 775 tonnellate, per un valore di oltre tre milioni di euro. Oggi le cifre si attestano intorno alle 280 tonnellate annue, che corrispondono a circa 80.000 animali.

Gran parte di questa carne transita attraverso il porto di Anversa, uno dei principali snodi europei per l’importazione. Non tutta viene consumata in Belgio: una quota significativa viene infatti riesportata verso altri paesi dell’Unione Europea. Questo spiega perché i dati di importazione risultino così alti rispetto a una presenza piuttosto ridotta nei supermercati e nei ristoranti locali.

Il consumo interno: tra nicchia ed esotismo

Sul piano del consumo domestico, la carne di canguro non appartiene certo alla tradizione gastronomica belga. Negli ultimi anni la sua presenza sugli scaffali della grande distribuzione si è drasticamente ridotta: catene come Carrefour, Delhaize, Lidl, Aldi, Spar e Makro hanno cessato la vendita, rispondendo alle pressioni di associazioni animaliste e a una crescente sensibilità dei consumatori.

Oggi la carne di canguro resiste soprattutto nei ristoranti che offrono menu “esotici” e in alcuni negozi specializzati. A muovere i clienti è la curiosità di assaggiare un prodotto inconsueto, il desiderio di diversificare l’esperienza culinaria o la ricerca di alternative dietetiche considerate “magre” e ricche di proteine. In parallelo, una parte delle importazioni viene destinata al pet food, segno che il mercato non si limita al consumo umano.

Immagine

Un Paese in bilico tra etica e commercio

Il Belgio si trova oggi sospeso tra due spinte contrapposte. Da un lato, resta uno dei principali hub europei per il commercio della carne di canguro, con cifre che continuano a rappresentare decine di migliaia di animali abbattuti ogni anno in Australia. Dall’altro, la crescente pressione dell’opinione pubblica e delle associazioni animaliste, unita alle scelte delle catene di distribuzione e alle prime iniziative legislative regionali, segnala una direzione diversa, più sensibile al benessere animale e alle questioni etiche legate al cibo.

Se il Parlamento di Bruxelles approverà l’ordinanza e se le Fiandre seguiranno l’esempio, il Belgio potrebbe presentarsi come un laboratorio di nuove politiche alimentari, pronto a mettere in discussione abitudini di consumo consolidate a livello europeo. Resta però da vedere se queste scelte si tradurranno in una normativa nazionale, capace di trasformare una battaglia regionale in un segnale politico forte per tutto il continente.

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
api url views