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13 Febbraio 2024 14:30

Il tartufo bianco d’Alba rischia di scomparire: l’appello della Regione Piemonte

Il vice presidente della Regione Piemonte lancia l'allarme: "Bisogna cambiare approccio e lavorare sul territorio" per salvaguardare un'eccellenza italiana.

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Si chiude la stagione di raccolta del tartufo bianco d'Alba e si fanno i conti con il futuro del Tuber Magnatum Pico (il suo nome scientifico): l'orizzonte non è dei più rosei e il simbolo delle Langhe potrebbe essere a rischio a causa dell'emergenza climatica. La siccità che sta colpendo sempre più spesso il Piemonte sta distruggendo le colline. Il tartufo è infatti un fungo ipogeo, cresce sotto terra quindi, ma come tutti i funghi ha bisogno di umidità per svilupparsi. Con le piogge sempre meno frequenti e le temperature sempre più alte che impediscono le nevicate, le colline si inaridiscono. I dati sono allarmanti e questo espone il tartufo quasi al rischio di estinzione.

Rischiamo di perdere il tartufo per sempre?

Risponde a questa domanda direttamente Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo: "In Piemonte e in Italia ci siamo mossi con la velocità necessaria ad affrontare i cambiamenti economici, sociali e climatici? La risposta è molto semplice: no". Parole che non lasciano spazio a dubbi quelle riportate da Dissapore: "Ora c’è la necessità di passare dalle azioni esemplari, che avranno pur sempre un gran valore di spinta, alle azioni di sistema" spiega Degiacomi.

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Per salvaguardare la coltura di tartufo servono interventi diretti delle istituzioni: bisogna fermare il global warming ma non solo. Per il vice presidente della Regione Piemonte, Fabio Carosso, è anche una questione di educazione ambientale. Ci vuole serietà quando le persone vanno a cercare i tartufi: "È inaccettabile che, per esempio, arrivi una persona con cento chili di tartufo dentro al furgone: è una cosa che fa schifo" dice Carosso. Il politico fa un interessante parallelo con il vino: "Qualcuno si è dimenticato che qualche anno fa in questi territori si imbottigliava del vino che poi faceva morire le persone (con riferimento allo scandalo del metanolo, ndr). Si è capito che c’era un problema e poi siamo diventati grandi: dopo trent’anni siamo diventati maggiorenni. Ecco, dobbiamo fare lo stesso con il tartufo". Speriamo dunque che la presa di coscienza sia generale sul tema e non legata a una sola persona della giunta regionale perché l'Italia non può perdere il tartufo bianco d'Alba.

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