
In un mondo sempre più interconnesso, le aziende europee stanno esportando pesticidi vietati nei propri territori, creando un paradosso che mina la salute e l'ambiente a livello globale. Queste sostanze chimiche, bandite in Europa per i loro effetti dannosi, vengono inviate in Paesi con normative più deboli, dove spesso vengono utilizzate per coltivare alimenti che potrebbero finire di nuovo nel mercato europeo. Questo fenomeno alimenta un circolo vizioso quasi paradossale che compromette la salute, l'ambiente e i diritti umani.
Esportare pesticidi vietati: un trend preoccupante
Secondo un rapporto di Greenpeace, nel 2024 le aziende europee hanno notificato l’esportazione di quasi 122.000 tonnellate di pesticidi contenenti 75 sostanze chimiche vietate in Europa per i loro impatti nocivi sull'ambiente e sulla salute umana. Il numero di queste esportazioni è in forte aumento rispetto ai 82.000 tonnellate del 2018. La maggior parte di queste sostanze è destinata a Paesi a reddito medio o basso, dove la regolamentazione e il controllo sono meno stringenti. Tuttavia, anche Paesi come gli Stati Uniti, il Brasile, il Giappone e il Canada fanno parte dei destinatari di queste esportazioni.
Questo fenomeno rappresenta un "doppio standard" che evidenzia il disinteresse per la sicurezza di chi vive nei Paesi destinatari. Le sostanze chimiche esportate, come il glufosinato e il 1,3-dicloropropene, sono note per i loro effetti dannosi, tra cui la contaminazione delle acque e danni alla fauna selvatica. Come se non bastasse, queste sostanze possono ritornare in Europa attraverso gli alimenti coltivati con i pesticidi esportati, creando un pericolo invisibile per i consumatori.

Il circolo vizioso: pesticidi, cibo e contaminazione globale
Il rischio maggiore si manifesta nel fatto che questi pesticidi, utilizzati in paesi con normative più deboli, possono contaminare la catena alimentare globale. Per fare un esempio, in Brasile i pesticidi vietati nell’UE vengono usati per coltivare canna da zucchero destinata a grandi multinazionali come Nestlé. Questi stessi alimenti potrebbero ritornare sugli scaffali europei, creando un circolo vizioso in cui l’Europa, pur vietando l’uso di certe sostanze, finisce per importarli indirettamente.
Ma è possibile? Sì, purtroppo. Nonostante i rigorosi controlli sulle importazioni alimentari in Europa, c'è ancora il rischio che pesticidi vietati possano entrare nel mercato europeo. Sebbene l'Unione Europea imponga limiti stringenti sui residui di pesticidi, i test non sono sempre sistematici e non tutti i lotti vengono analizzati, il che può consentire ad alcuni prodotti contaminati di sfuggire ai controlli. Inoltre, la contaminazione potrebbe verificarsi attraverso residui sotto la soglia di rilevamento o grazie alla mancanza di trasparenza nelle pratiche agricole dei paesi esportatori. In questo contesto, l'esportazione di pesticidi vietati rischia di creare un pericolo invisibile per i consumatori europei, con effetti dannosi potenzialmente rilevabili solo a lungo termine, nonostante gli sforzi di monitoraggio.

La responsabilità dell’industria chimica
Le principali aziende agrochimiche, come Bayer, Syngenta e BASF, difendono le loro esportazioni, sostenendo che i pesticidi non autorizzati in Europa sono comunque sicuri, poiché rispettano le normative dei Paesi di destinazione. Tuttavia, questa posizione non tiene conto dei danni a lungo termine sull’ambiente e sulla salute dei lavoratori e dei consumatori. Alcuni paesi europei, come Francia e Belgio, hanno introdotto leggi nazionali per vietare l'esportazione di pesticidi vietati, ma un intervento normativo a livello europeo resta essenziale per fermare questo fenomeno.
Il circolo vizioso dell’export di pesticidi vietati è un chiaro esempio di come le politiche ambientali e sanitarie, se non globalmente coordinate, possano avere effetti perversi, mettendo a rischio non solo l’ambiente e la salute dei paesi destinatari, ma anche quella dei consumatori europei. È urgente che l’Unione Europea prenda una posizione più forte, vietando definitivamente la produzione e l'export di pesticidi proibiti, e rafforzando i controlli sulle importazioni alimentari. Solo così si potrà interrompere questo circolo pericoloso e proteggere veramente la salute globale.