
Siamo qui, ancora una volta, a parlare di cambiamento climatico. Forse stiamo esagerando? No, neanche lontanamente. Anzi, dovrebbe diventare uno di quegli argomenti di cui si parla ogni giorno. Del resto, gli spunti di riflessione non mancano mica: uno nuovo arriva direttamente da una recente ricerca olandese che mostra come l'aumento di anidride carbonica nell'aria renda i nostri alimenti più calorici ma, allo stesso tempo, meno nutrienti.
I limiti delle precedenti ricerche
Non si tratta di uno studio inedito, ma di una meta-analisi che ha preso in esame numerosi esperimenti condotti negli anni precedenti, che evidenziano tutti lo stesso (preoccupante) problema: la concentrazione di CO2 influisce sul profilo nutrizionale delle colture. La revisione, condotta dall'Università di Leiden in Olanda, ha messo a punto un nuovo modello di osservazione pensato per superare alcuni limiti di quelle precedenti: Sterre ter Haar, docente e ricercatrice dell'Università, ha affermato, secondo quanto riportato dal Guardian, che nonostante "ci fossero molto dati da studi precedenti, le risposte erano poche". Le ricerche in questione utilizzavano tutte la stessa metodologia di analisi: osservare il comportamento delle piante, divise in due gruppi, coltivate in condizioni identiche tranne che per la presenza di anidride carbonica. I risultati hanno messo in luce un effettivo cambiamento, ma il campione analizzato era spesso troppo piccolo per trarre conclusioni generalizzabili.

I risultati di una nuova meta-analisi
Il team di esperti, quindi, si è messo all'opera creando un'enorme meta-analisi, in cui sono stati uniti dati provenienti da oltre 29.000 osservazioni su 43 colture diverse e 32 nutrienti presenti nelle parti commestibili delle piante. Ciò che hanno rilevato è un effetto lineare sulla crescita: al raddoppiare del livello di anidride carbonica, raddoppia anche l'effetto sui nutrienti. Le piante coltivate a una concentrazione di CO2 pari a 550ppm (parti per milione di gas) hanno presentato delle caratteristiche ben diverse rispetto a quelle che si trovavano a una presenza di anidride carbonica di 350ppm. A concentrazioni più alte, è stata osservata una crescita molto più veloce delle piante che hanno accumulato più carboidrati, diventando quindi più caloriche, ma senza aumentare in proporzione il contenuto dei nutrienti, in particolare di zinco, ferro e proteine.

Uno degli aspetti più preoccupanti è che lo scenario prospettato dalla ricerca non riguarda un futuro così lontano: le concentrazioni di anidride carbonica sono già oggi molto più alte rispetto a pochi decenni fa. Basti pensare che oggi il livello di CO2 è pari a 425 parti per milione e, secondo gli esperti, sembrerebbe proprio che raggiungerà i 550ppm – la misura utilizzata per gli esperimenti – entro il 2065 (e in certi contesti, quarant'anni non sono così tanti). È una condizione che va affrontata con la massima urgenza e tempestività, considerando che, probabilmente, i danni sono già in atto: "Il cambiamento climatico non è un problema lontano. Gli effetti sono già nei nostri piatti" ha detto Ter Haar.
Il rischio di una "fame nascosta"
Le colture più studiate nello studio includono alimenti di largo consumo come riso, grano, patate, pomodori e legumi. Inutile dire che i nutrienti presenti in questi cibi si rivelano indispensabili per il nostro sistema immunitario e per il corretto funzionamento di molti processi metabolici. Secondo i risultati di questo studio, quindi, porzioni apparentemente identiche possono fornire meno nutrienti rispetto al passato e, di conseguenza, possiamo assumere alimenti che saziano ma nutrono di meno. Per questo gli esperti parlano della cosiddetta "fame nascosta": una condizione in cui l'apporto calorico sarà sufficiente ma quello di vitamine e minerali non lo sarà.