Un bistrot e una maritozzeria: due format diversi per raccontare una nuova idea di gusto, tra eredità e visione. Sono i progetti di Debora e Nicola Massari.
A volte, portare avanti un nome importante può essere un peso; altre volte, diventa uno stimolo. Per Debora e Nicola Massari, figli del maestro Iginio Massari — nome che nel panorama gastronomico italiano evoca rigore, perfezione e disciplina — l'eredità paterna non è mai stata una semplice etichetta da indossare. È piuttosto un punto di partenza.
Nel 2025, i due hanno compiuto una mossa significativa: aprire a Milano due locali con identità distinte ma complementari, ovvero un bistrot e una maritozzeria. Due esperimenti diversi per struttura, clientela e approccio, ma legati da un filo comune: il desiderio di interpretare il presente con solide basi nel mestiere.
Il primo dei due progetti prende forma in zona centrale, dove la ristorazione è spesso incastrata tra formule preconfezionate e rincorsa all’estetica. “Cardinale” si inserisce in questo contesto senza ambire a stupire a ogni costo. L’idea è semplice, ma non banale: proporre una cucina italiana contemporanea con una logica di sostenibilità economica — sia per il cliente che per l’impresa, il menu è asciutto e ragionato, i piatti parlano un linguaggio comprensibile: risotti, paste, secondi con qualche deviazione più creativa, ma niente voli pindarici. I prezzi sono calibrati — tra i 13 e i 20 euro — a indicare una scelta precisa: rendere la qualità accessibile anche nel quotidiano, soprattutto per un pubblico milanese che spesso cerca un pranzo veloce, ma non mediocre.
Debora Massari, da anni figura di riferimento nella comunicazione e nella gestione dell’impresa familiare, e il fratello Nicola, con un background più tecnico e operativo, portano avanti “Cardinale” con un equilibrio maturo tra ambizione e misura. Non c’è l’intento di fondare un nuovo culto gastronomico, ma quello di consolidare un modello replicabile e duraturo.
L’altro progetto, lanciato a febbraio, è invece più sperimentale, almeno in termini di concept. Si chiama “Maritz” e si presenta come la prima maritozzeria di Milano: il maritozzo, dolce laziale per eccellenza, viene reinterpretato in chiave contemporanea, con gusti che spaziano dalla crema classica al pistacchio, dallo zabaione alle edizioni limitate per festività.
La proposta è mirata: dolci tra i 6 e i 7 euro, ambientazione studiata, packaging curato. “Maritz” si rivolge a un pubblico giovane, urbano, abituato a consumare cibo anche come esperienza visiva e identitaria. Eppure, dietro al maritozzo “instagrammabile” non manca una lavorazione rigorosa, che affonda nelle tecniche della grande pasticceria. Qui l’influenza di Iginio Massari è meno evidente nella forma, ma resta ben presente nella sostanza: attenzione alla materia prima, centralità del bilanciamento, rifiuto della scorciatoia facile.
I due progetti raccontano due approcci diversi ma coerenti a un’unica sfida: continuare a costruire nel solco di una storia già importante, senza rimanerne schiacciati. Debora e Nicola non cercano di imitare il padre, né vogliono distaccarsene per affermare un'identità forzatamente indipendente. Stanno piuttosto facendo ciò che spesso riesce più difficile: evolversi per gradi, portando con sé la lezione del passato e adattandola al presente.
Se l’insegna “Iginio Massari” è ormai un marchio consolidato nella pasticceria d’élite, “Cardinale” e “Maritz” sono invece laboratori vivi, ancora in fase di definizione, ma già capaci di suggerire una traiettoria precisa. Non è una rivoluzione, né un’operazione nostalgia: è, piuttosto, una dimostrazione concreta che tradizione e innovazione, quando non sono slogan, possono davvero dialogare.