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3 Maggio 2025 13:00

Grano duro: la Puglia è il Granaio d’Italia, ma fatica a restare al passo

È da sempre la regione che produce più grano duro in Italia e in particolare la provincia di Foggia: ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato.

A cura di Francesca Fiore
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La Puglia non è soltanto una terra di ulivi, vini e tradizione gastronomica mediterranea: è anche la prima regione italiana per la produzione di grano duro, l’ingrediente chiave della pasta, alimento simbolo del Made in Italy nel mondo. E in questo scenario, la provincia di Foggia occupa un ruolo da assoluta protagonista: è spesso definita “il granaio d’Italia”, una definizione che trova riscontro non solo nella tradizione, ma nei numeri.

Secondo quanto ha riportato Coldiretti in occasione della Giornata Mondiale della Pasta del 2024, “la Puglia è leader nazionale con circa 10 milioni di quintali di grano duro prodotti ogni anno”. Sebbene la fonte non specifichi con precisione i dati provinciali, altre stime fornite da Coldiretti Foggia e da numerosi osservatori territoriali parlano di una produzione foggiana che supera la metà dell’intera produzione regionale, confermando Foggia come la prima provincia italiana in termini di grano duro coltivato.

A rafforzare questo primato ci sono anche i numeri di superficie coltivata. In Puglia, secondo ISTAT e ISMEA, si coltivano oltre 340.000 ettari a grano duro, dei quali una parte significativa – stimata tra 220.000 e 240.000 ettari – si trova nella provincia di Foggia, in particolare nel Tavoliere delle Puglie, una delle aree più estese e fertili d’Italia. La produzione pugliese rappresenta oltre un terzo di quella nazionale e spesso determina, da sola, l’andamento del mercato cerealicolo italiano. Quando la stagione in Puglia è buona, i prezzi tendono a calare; quando la siccità o i ritardi colturali colpiscono l’area, le quotazioni schizzano.

La vocazione cerealicola del Tavoliere

Il primato della Puglia – e in particolare di Foggia – non è una conquista recente, ma il frutto di una vocazione agricola che affonda le sue radici nei secoli. Il Tavoliere delle Puglie è la più vasta pianura d'Italia dopo la Pianura Padana e si estende per oltre 4.000 km². Noto sin dall’antichità per la sua fertilità, fu granaio anche dei Romani, e in epoca borbonica era al centro di un sistema colturale basato sulla grande proprietà e la rotazione cerealicola.

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Con la meccanizzazione agricola del secondo dopoguerra, l’area si è consolidata come il principale distretto cerealicolo italiano, favorito dalle condizioni pedoclimatiche ideali (come ad esempio il clima secco e il terreno argilloso), l'estensione territoriale pianeggiante e le infrastrutture agricole sviluppate (silos, mulini, centri di raccolta).

L’andamento della produzione: il trend degli ultimi anni

Negli ultimi anni, tuttavia, la produzione di grano duro in Puglia – e in particolare nel foggiano – ha subìto un calo significativo, determinato da molteplici fattori. Secondo una recente analisi pubblicata da Agronotizie, nel 2022 le rese medie in Puglia sono scese a 2,2 tonnellate per ettaro, un dato allarmante se confrontato con le 3,6 tonnellate/ettaro del 2016. La produzione complessiva è crollata a 759.000 tonnellate, la più bassa registrata negli ultimi dieci anni. Un calo che non può essere letto come episodico, ma che si inserisce in una tendenza strutturale più ampia.

Le cause sono molteplici: da un lato, eventi climatici sempre più imprevedibili – siccità prolungate seguite da piogge intense in fase di raccolta – mettono a dura prova la regolarità delle campagne. Dall’altro, gli agricoltori si trovano stretti tra costi di produzione crescenti (carburante, concimi, manodopera) e prezzi di vendita non remunerativi: nel 2023, il grano duro veniva pagato meno di 36 centesimi al chilo, un valore che spesso non copre nemmeno le spese sostenute per produrlo.

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A tutto questo si aggiunge l’aumento massiccio delle importazioni di grano dall’estero: secondo ANACER, nel solo 2023 l’Italia ha importato oltre 3 milioni di tonnellate, con evidenti conseguenze sul mercato interno, che fatica a valorizzare la qualità del prodotto nazionale.

Non sorprende, quindi, che secondo le rilevazioni ISTAT e le segnalazioni delle associazioni di categoria, anche le superfici seminate abbiano iniziato a diminuire. In Puglia, per esempio, nel 2023 si è registrato un calo del 3,2% delle aree coltivate a grano duro, segnale di disaffezione e di crescente incertezza nel settore.

Il mondo della gastronomia non può ignorare queste dinamiche. La pasta è uno dei prodotti simbolo dell’identità italiana e il grano che la compone ne è il cuore invisibile. Valorizzare il grano duro coltivato in Puglia – e in particolare in provincia di Foggia – significa tutelare la qualità e la tracciabilità della filiera.

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