I formaggi non sono tutti adatti a chi segue una dieta vegetariana dal punto di vista etico, in quanto realizzati con il caglio animale, un sottoprodotto della macellazione. Le alternative? Quelli con caglio microbico o vegetale, facendo sempre attenzione all'etichetta.
Quando si parla di alimentazione vegetariana, spesso ci si concentra su carne e pesce, tralasciando cibi che all’apparenza sembrano innocui, come i formaggi. Eppure, non tutti i prodotti caseari sono adatti a chi ha scelto di non consumare alimenti di origine animale, derivati compresi. In questo caso il dettaglio a cui prestare attenzione è il caglio, ovvero uno degli “ingredienti” principali nella realizzazione dei formaggi e il motivo è prettamente etico: questa "sostanza" che serve per coagulare il latte, portandolo quindi a solidificarsi, deriva dallo stomaco di agnelli, capretti o vitelli lattanti e si ricava dalla loro macellazione. La maggior parte delle eccellenze italiane, tipo Grana Padano e Parmigiano Reggiano, ne prevede l’uso nei disciplinari, per mantenere la Denominazione di Origine Protetta, così come lo impiegano tantissime altre specialità. Ci sono delle opzioni? E come riconoscerle al momento dell’acquisto? Te lo spieghiamo noi.
Durante la produzione dei formaggi avviene un processo chiamato coagulazione, dove la parte liquida del latte (il siero) e quella solida (la cagliata) si separano. Quest’ultima è il punto di partenza per la realizzazione delle differenti tipologie di formaggi e si può ottenere aggiungendo il caglio (il metodo più diffuso in assoluto), oppure con l’uso di trattamenti termici o grazie ad agenti acidificanti (come succede per esempio per il mascarpone o alcuni tipi di quark e di caprini).
Il caglio lavora attraverso enzimi (in particolare la chimosina) che hanno la capacità di aggregare le caseine del latte, facendole addensare: questi enzimi tradizionalmente vengono estratti dallo stomaco (nello specifico dall’abomaso) di ruminanti giovani, che li producono naturalmente per digerire il latte materno. La condizione, però, è che l’animale non sia più in vita. Questo significa che il caglio animale – liquido, in pasta o in polvere – è un sottoprodotto della macellazione. La domanda è: può essere sostituito da uno adeguato a una dieta vegetariana? La risposta è sì, con il caglio microbico, dove gli enzimi sono estratti da microrganismi (batteri, funghi e muffe) assolvendo lo stesso ruolo di quelli animali, e con il caglio vegetale, usando come materie prime le piante. I più noti sono:
Diciamo subito che i formaggi a caglio vegetale rispetto al mare magnum di possibilità che ha un consumatore sono ancora pochi in termini di disponibilità e reperibilità rispetto sia a quelli che vedono la presenza di caglio animale (la quasi totalità delle Dop, per esempio) sia a quelli a base di caglio microbico, sempre più preferiti dall'industria perché oltre a essere economici garantiscono uniformità del prodotto. L’etichettatura non prevede per legge di indicare la tipologia di caglio: in genere se è animale la dicitura sarà solo “caglio”, altrimenti può essere specificato “caglio microbico” o “caglio vegetale”, in quanto l'informazione è considerata un valore aggiunto: per i formaggi vegetariani è utile fare affidamento anche sul logo V-Label di colore verde e giallo, certificazione dell’Associazione Vegetariana Italiana riconosciuto a livello internazionale.
Complice un sempre maggiore interesse per un’alimentazione vegetariana o flexitariana (nella quale si vogliono introdurre meno alimenti di origine animale) e la riscoperta della biodiversità, i formaggi “fatti con i fiori” stanno avendo una nuova fortuna. Si tratta soprattutto di piccole produzioni locali e artigianali a vocazione biologica che vedono protagonista il latte ovino o caprino in formaggi freschi a pasta molle o poco stagionati, legati al territorio e alla tradizione dei pastori: per esempio ci sono il Caciofiore romano, “antenato del pecorino” realizzato con il cardo o il carciofo e il Cacioricotta al fico della provincia di Taranto, entrambi nella rete di Slow Food. Tra le Dop che nel proprio disciplinare ammettono la variante vegetale, invece, citiamo l’Asiago, dove dal 2021 è permessa la produzione del formaggio veneto con estratto di cardo in parallelo con quello bovino.
Alcuni caseifici producono formaggi stagionati biologici utilizzando caglio vegetale. Un esempio è il Raviggiolo di Romagna con caglio vegetale, che può essere prodotto con caglio vegetale, ma anche il pecorino di Romagna e la caciotta del Rubicone con caglio vegetale. Un caseificio famoso per i suoi formaggi a caglio vegetale è il Caseificio Val d'Orcia (Toscana) e Fattorie Fiandino, nel Cuneese, che produce il Gran Kinara, formaggio a lunga stagionatura sono prodotto con caglio vegetale.