28 Marzo 2023 14:00

Ecco perché dovresti cominciare a mangiare meno calamari

Secondo un recente studio americano, l'86% della pesca del calamaro non è regolamentato e questo è un problema: stiamo pericolosamente dimezzando la specie.

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I calamari che mangiamo, purtroppo, arrivano quasi certamente dalla pesca non regolamentata. La maggior parte di quelli che arrivano nei mercati del pesce, nei ristoranti e nelle case, proviene da acque internazionali dove non ci sono regole e quando non ci sono regole gli esseri umani tirano fuori il peggio di loro stessi. Diversi ministri e tantissimi scienziati hanno fatto presente la preoccupazione circa il declino del numero di cefalopodi nei nostri mari ma finora è stato fatto poco per mirare alle attività di pesca dei calamari che si stanno espandendo in spazi non regolamentati, secondo un nuovo studio internazionale. Vediamo di che si tratta.

I calamari che mangiamo sono "illegali"

Lo studio pubblicato su Science Advances è diretto da Katherine Seto, docente di studi ambientali all'Università della California: secondo la ricercatrice le attività di pesca continuano a crescere di anno in anno e si spostano sempre più spesso molto lontano dalle giurisdizioni dei singoli Paesi. La ricerca utilizza immagini del satellite per tracciare i pescherecci: tra il 2017 e il 2020 (il periodo dello studio) le battute di pesca sono aumentate del 68%, una cifra abnorme.

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Secondo Seto le attività di caccia ai calamari sono pericolosissime per l'ambiente e che per far fronte al problema dobbiamo combattere l'espansione dei pescherecci "e aumentare la condivisione dei dati e la comunicazione tra gli enti di gestione". Lo studio ha rilevato che questi pescherecci di calamari pescano in aree non regolamentate: l'86% del tempo sono in acque internazionali. Ora specifichiamo che questo tipo di attività non è necessariamente illegale, dipende da come la si fa, ma crea grossi scompensi in merito a sostenibilità della pesca ed equa ripartizione delle risorse tra i diversi gruppi sociali e l'ecosistema marino. Queste navi pescano enormi quantità di calamari con poca o nessuna supervisione.

Le catture non vengono comunicate agli organismi di gestione nazionali o internazionali, né sono incorporate nelle stime dello sforzo di pesca, del raccolto o dello stato degli stock. Il risultato è che potremmo quasi estinguere una specie senza accorgersene. Purtroppo questi animaletti sono visti come "esseri inutili" dai pescherecci, come prodotti di poco conto, perché si riproducono molto velocemente e hanno una vita breve. In natura i calamari vivono circa un anno infatti. Il problema è che in quest'anno di vita contribuiscono a ripulire il mare e a fornire cibo ad altri animali. Sono un anello fondamentale della catena alimentare della Terra, non a caso anche sulle nostre tavole ne arrivano in grandi quantità, troppo grandi probabilmente. Facciamo sempre più attenzione a ciò che mangiamo: molto del futuro del pianeta dipende proprio da questo.

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Quello che i piatti non dicono
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