
Immagina una banana. E non una appiccicata al muro con dello scotch, ma una banana che non annerisce. Un sogno? No, perché, a volte, la realtà supera la fantasia: una startup britannica ha realizzato una banana capace di non annerire quando esposta all'aria. Non si tratta di un Ogm ed è stata addirittura inserita nella lista delle "Best Inventions 2025" dal Time. Realizzata grazie a una tecnologia capace di disattivare il gene responsabile dell'ossidazione, il suo lancio sul mercato è previsto per il 2026.
Bisogna "disattivare" l'ossidazione: com'è realizzata
Quanto tempo abbiamo passato a cercare ossessivamente qualche ricetta di recupero per utilizzare quelle banane troppo mature, annerite in un battito di ciglia. Forse, però, potrebbe non essere più un problema: la startup britannica Tropic Biosciences ha sviluppato una varietà di banana capace di rimanere gialla, soda e gustosa anche dopo essere stata sbucciata. Vogliamo rassicurarti subito che, per riuscirci, non è stata iniettata nessuna particolare sostanza, ma è stato "spento" un gene: grazie all'utilizzo della tecnologia CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), è stato possibile disattivare il gene che codifica l'enzima polifenolossidasi, ossia quello responsabile dell'ossidazione di un frutto quando esposto all'aria. Non si tratta, quindi, di un organismo geneticamente modificato in senso classico, ma di una modifica mirata sul DNA della banana.

Per il momento, tuttavia, sembra che questa nuova banana tech non sarà disponibile nel nostro Paese: come affermato dalla stessa startup, il debutto è previsto nel 2026 ma solo nei mercati di Stati Uniti e Canada. E chissà che, un giorno, non arrivi anche qui.
Una banana che può ridurre lo spreco alimentare e l'inquinamento
Un'innovazione che non riguarda soltanto un potenziale miglioramento sulle nostre tavole, ma che potrebbe avere un impatto positivo anche sull'ambiente. Come si legge dal sito ufficiale della startup: "Le banane Tropic che non imbruniscono hanno il potenziale per ridurre significativamente lo spreco alimentare e le emissioni di CO2 lungo la filiera di oltre il 25%, poiché oltre il 60% delle banane esportate viene sprecato prima di raggiungere il consumatore. Questo prodotto innovativo può contribuire a una riduzione delle emissioni di CO2 equivalente alla rimozione di 2 milioni di veicoli passeggeri dalle strade ogni anno". Il lungo periodo di conservazione, quindi, porterebbe a diminuire non solo le emissioni legate al suo trasporto, ma anche allo spreco che, oltre a quello individuato durante le esportazioni, avviene ogni giorno nelle nostre case.

La varietà su cui la startup britannica sta lavorando è la Cavendish, che rappresenta circa il 90% del mercato mondiale di esportazione. Questa varietà, però, come spiegato da loro stessi, è sterile e non può essere coltivata tradizionalmente: questo porta a una vulnerabilità che la rende soggetta, molto spesso, a funghi e virus. La Tropic, quindi, prevede di introdurre, oltre questa varietà di banane, anche diversi altri prodotti importanti nelle Filippine perché "sono il principale produttore ed esportatore di banane nel Sud-est asiatico, ma la loro quota di mercato globale è diminuita a causa della prevalenza della malattia di Panama, Tropic Race 4, che minaccia l'80% della produzione mondiale di banane". Per questo motivo, utilizzare questo tipo di tecnologia di editing genetico potrebbe risolvere il problema di questo tipo di malattie, salvando la vita di milioni di frutti.