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3 Settembre 2025 11:04

Dieci giorni a sola acqua: la sfida radicale (e controversa) di Raz Degan

L’attore e viaggiatore sorprende ancora: dieci giorni di sola acqua e un digiuno collettivo online. Tra filosofia, rischi medici e fascino social, il confine è sottile.

A cura di Francesca Fiore
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Ci sono personaggi che sembrano nati per sorprendere. Raz Degan appartiene a questa categoria: modello internazionale, attore, viaggiatore instancabile, outsider dello showbiz capace di passare dai set cinematografici ai reality show senza mai perdere quell’aura da nomade ribelle. Nel corso degli anni lo abbiamo visto attraversare deserti e giungle, raccontare storie di popoli lontani e mettersi alla prova in avventure estreme. Ora, però, ha deciso di intraprendere la sfida forse più radicale della sua vita: dieci giorni di digiuno assoluto, con la sola compagnia dell’acqua.

Non si è limitato a viverla come esperienza privata. Degan ha scelto di trasformarla in un evento collettivo, lanciando un digiuno online e invitando migliaia di persone a seguirlo in quella che definisce un’“avventura spirituale condivisa”. Un gesto che inevitabilmente solleva domande: è un atto di autodisciplina estrema, un percorso mistico verso una nuova consapevolezza o l’ennesimo esperimento mediatico, calibrato per il mondo dei social e per l’eco di Instagram Live?

Secondo Degan, dopo dieci giorni di sola acqua, – anche se in un'intervista al Corriere della Sera sostiene di essere arrivato a 18 – mordere una mela diventa un atto rivoluzionario. Una piccola conquista che assume il valore di libertà assoluta. E se ci si pensa, non ha tutti i torti: dopo una settimana passata tra introspezione e liquidi tiepidi, anche un semplice cracker può trasformarsi in poesia.

Il suo approccio è filosofico: "I limiti sono nella testa”, ripete come un mantra. Una frase che colpisce in un’epoca dominata dall’abbondanza, dall’iperconsumo e dall’incapacità di fermarsi. Ma, accanto al fascino della sfida mentale, arriva puntuale il campanello d’allarme della medicina: nutrizionisti e specialisti mettono in guardia dai rischi di un digiuno così prolungato, soprattutto se affrontato senza una preparazione specifica e senza supervisione.

Improvvisarsi asceti digitali è infatti pericoloso: nutrizionisti e medici ricordano che un digiuno di dieci giorni, senza controllo professionale, può comportare cefalea, insonnia, ipotensione, aumento dei marcatori infiammatori e squilibri elettrolitici potenzialmente pericolosi. In casi estremi, la fase di refeeding post-digiuno – ovvero la fase di reintegro nutrizionale che segue un periodo di digiuno prolungato – può scatenare una sindrome che compromette cuore e cervello. Per questo motivo, esperti avvertono: parlane con il tuo medico prima di iniziare.

Tra spiritualità antica e biochimica moderna

Il digiuno non è un’invenzione da social: esiste da millenni e accompagna quasi tutte le religioni e filosofie spirituali del mondo, dall’Islam al Cristianesimo, dal Buddhismo all’Induismo. È stato strumento di purificazione, di meditazione e di riconnessione con sé stessi.

Negli ultimi anni, la scienza ha iniziato a studiarlo con occhi nuovi, soprattutto nella sua forma “intermittente”: pause alimentari di alcune ore o giorni che, se gestite correttamente, sembrano favorire il metabolismo e persino rallentare alcuni processi di invecchiamento.

Ma trasformare un’esperienza spirituale o una pratica scientifica in una “challenge” online è un’altra storia. Perché il confine è sottile: seguire Raz tra le steppe della Mongolia è un viaggio affascinante; seguirlo in un digiuno radicale senza alcuna preparazione rischia di diventare un salto nel vuoto.

Il bisogno di un reset: digiunare per cosa?

C’è però un aspetto che non va sottovalutato: il bisogno, sempre più diffuso, di fermarsi. In una società iperconnessa, frenetica, scandita da notifiche continue e da un consumo eccessivo di stimoli, l’idea di svuotarsi — dal cibo, dal rumore, dalla distrazione — diventa irresistibile. È forse questo il motivo per cui la sfida di Degan cattura l’immaginazione: non tanto per la privazione estrema, quanto per l’idea di “resettare” corpo e mente.

La domanda finale, allora, non è se sia giusto o sbagliato seguire l’esempio di Raz Degan. Piuttosto: da cosa abbiamo davvero bisogno di digiunare? Dal cibo o dal sovraccarico di stimoli digitali? Dal pane o dal sovraccarico di stimoli quotidiano?

Per molti, un digiuno di dieci giorni può essere impraticabile, se non addirittura pericoloso. Ma un digiuno dall'iperstimolazione e dallo stress, invece, può essere alla portata di tutti e forse diventa più efficace per recuperare quello spazio interiore di cui siamo affamati.

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