
Succede sempre così: quando guardiamo un serie tv "solo per un episodio", cinque minuti dopo abbiamo già messo in pausa per cercare la ricetta degli onnipresenti piatti. Perché in Italia il cibo non solo non passa mai di moda, ma non entra nemmeno in scena per caso. Su alcune pietanze si basano interi episodi, monologhi, discorsi tra protagonisti e molto spesso questi rappresentano il meglio della tradizione gastronomica italiana. Se c'è una cosa che il piccolo schermo del Belpaese sa fare, oltre alle famiglie perfette e ai commissari malinconici, è proprio farci venire fame.
Diciamoci la verità: quante volte avremo voluto assaggiare quegli arancini che Montalbano mangia in diversi episodi con così tanto gusto? O ancora tutti quei manicaretti della cucina napoletana provenienti dal Commissario Ricciardi e Un posto al sole? Insomma sembra chiaro che in questo articolo ci "faremo del male", perché tra trame, personaggi e cliffhanger, stiamo per raccontarti i 10 piatti delle celebri serie tv italiane, ognuno capace di rubare la scena ai protagonisti. Pensiamo che l’attacco di fame, dopo aver letto tutte queste pietanze squisite, sia praticamente obbligatorio.
1. La Sicilia "bedda" alla tavola del Commissario Montalbano

Montalbano non corre: mangia. Come potevamo non aprire la nostra lista con una serie che ha fatto la storia del piccolo schermo italiano. Dal genio di Andrea Camilleri, il Commissario Montalbano ha debuttato su Rai 1 nel 1999 e, in poco tempo, è diventato uno dei volti più amati della televisione del nostro Paese. Conta ben quindici stagioni in cui il protagonista Salvo Montalbano (interpretato da Luca Zingaretti), tra casi da risolvere, colleghi pittoreschi e ironia, è sempre a tavola o per strada intento a trangugiare qualcosa. Salvo è un siciliano doc, ragion per cui nutre anche un'insana passione per il buon cibo.
In quindici stagioni abbiamo visto apparire alcuni dei piatti più iconici della tradizione sicula, su tutti i celebri arancini. Quante volte, nelle scene in cui Salvo li mangia, hai desiderato di "teletrasportarti" per poterli assaporare anche tu? Non dimentichiamoci della pasta ‘ncasciata: maccheroni al forno farciti con melanzane fritte, ragù, caciocavallo e, a seconda dell'umore di Adelina, anche uova sode o prosciutto. Capitolo dolci? Una sfilata di cannoli e cassatine. Insomma, più che una serie, Montalbano è da anni uno dei migliori spot gastronomici che la Sicilia potesse desiderare.
2. Boris: l'orata all'acqua pazza di Biascica

"Te devo di ‘na cosa… tu nell'orata all'acqua pazza i pachino ce li metti? Se li metti, quanti ce ne metti?" Una frase che sicuramente tutti i fan di Boris ricorderanno. Augusto Biascica, capo elettricista del set di Renè Ferretti, ha escogitato un modo tutto suo per fare strage di donne: chiedendo la ricetta di un piatto semplice da preparare ma buono così come la classica orata all'acqua pazza. Boris è una delle serie tv italiane meglio riuscite dell'ultimo decennio e, passare una serata sul set con Renè, Stanis, Biascica & Co, ci ha fatto sentire come se anche noi spettatori fossimo lì con loro, nelle peripezie cinematografiche di tutti i giorni.
Quell'orata è diventata un simbolo: manifesto del cinema improvvisato, delle scene girate peggio dei piatti cucinati. Ma lei, l’orata, fa sempre la sua figura. Boris piace perché è una satira lucidissima: racconta il dietro le quinte della televisione italiana con realismo, sarcasmo e un cast che sembra una famiglia disfunzionale e noi l'abbiamo tanto amato proprio per questo.
3. L'amatriciana originale dei Cesaroni

"Pentole e bicchieri sono lì da ieri", è la frase (ormai diventata iconica) della sigla di apertura dei Cesaroni. Andata in onda per sei stagioni dal 2006 al 2014 (ritorneranno con la settima), tratta di alcune vicende quotidiane capitate ai membri di una famiglia allargata. La trama ruota attorno alla famiglia di Giulio (Claudio Amendola), romano doc che, insieme ai fratelli, gestisce una bottiglieria nel quartiere Garbatella. La sua vita viene stravolta dal ritorno di Lucia (Elena Sofia Ricci), vecchio amore, che si trasferisce con le sue due figlie: da lì nasce una famiglia allargata piena di contrasti, gelosie, situazioni comiche e quotidianità tutta italiana.
La cucina nella serie è molto più di un contorno: a farla da padrone è la convivialità che si percepisce. A partire dalla mattina quando tutta la famiglia si siede a tavola per fare colazione. In ogni puntata scorrono taglieri di salumi e piatti tipici, ma la regina resta sempre lei: l’amatriciana originale, cucinata da Giulio in un episodio e servita in un enorme piatto di ceramica che ormai è leggenda. Dai Cesaroni sono usciti anche un libro gastronomico "A tavola con i Cesaroni" e persino un vino ufficiale, quello prodotto da Giulio e i suoi fratelli, realmente messo in commercio. Parliamo del "Senz'amarezza", venduto in due versioni: Frascati Doc Superiore e Lazio Rosso Igt con base di merlot-sangiovese.
4. La cucina cilentana/partenopea sulla tavola del Commissario Ricciardi

Napoli anni '30, atmosfere suggestive, crimini da risolvere e poi arriva lei: la cucina di Rosa (Nunzia Schiano), la governante cilentana di casa che tratta il Commissario Ricciardi (Lino Guanciale) accudendolo come un figlio. Parliamo della serie tratta dai libri di Maurizio De Givanni che narra le vicende di un poliziotto dai nobili natali, in grado di percepire le ultime parole dai "fantasmi" delle vittime decedute di morte violenta. Tra una caso e l'altro, Ricciardi si fa coccolare dall'amorevole cucina di Rosa: pasta e cavoli, frittate di maccheroni, minestre maritate e i piatti tipici del Natale partenopeo come insalata di rinforzo, baccalà fritto, polpo all'insalata, struffoli e roccocò.
In una Napoli segnata dai primi effetti del fascismo, la tavola diventa un luogo narrativo centrale così come il binomio caffè-sfogliatella, legato alla routine del Commissario al bar Gambrinus, dove pare ci sia ancora un tavolo riservato al Commissario. In questo scenario c'è la nascita di un personaggio scaturito da un concorso letterario organizzato in un caffè storico napoletano dove Maurizio De Giovanni, quasi per gioco, seduto ai tavolini della sala interna, decise il periodo in cui ambientare la sua creatura più iconica. Ricciardi è nato grazie a un caffè, a una sfogliatella e a quella Napoli che la serie racconta attraverso atmosfere suggestive, crimini da risolvere e la cucina di Rosa, capace di rivelare la parte più intima e sentimentale del commissario.
5. Gli strozzapreti alla spoletina di Don Matteo

Il nome di uno dei piatti più amati dal sacerdote Don Matteo (Terence Hill) è sicuramente ironico: gli strozzapreti (o strangozzi) alla spoletina. Questa è un'altra serie iconica che ha fatto la storia del piccolo schermo italiano con ben quattordici stagioni. Dalla nona stagione in poi, la trama è ambientata a Spoleto, cittadina umbra in provincia di Perugia. Qui gli autori decidono di rendere omaggio alla tradizione locale. Lo vediamo soprattutto nell'episodio "L'amore sbagliato", stagione undici, con Don Matteo a tavola intento a mangiare questo piatto insieme al maresciallo Cecchini (Nino Frassica).
Gli strozzapreti alla spoletina sono un piatto semplice: pasta fresca, pomodoro e prezzemolo. A Spoleto sono praticamente il pranzo della domenica. Accanto a questo piatto, sulla tavola della serie troviamo spesso anche la torta al testo, una schiacciata cotta sulla piastra e farcita con salumi umbri o verdure.
6. Napoli a tavola con Un posto al sole

Tra le serie tv italiane più longeve in assoluto: ben trenta stagioni, quasi 7000 episodi e in onda dal 1996. Parliamo di "Un posto al sole", una produzione che si distingue dalle fiction tradizionali. Fortemente ancorata alla vita quotidiana di Napoli, la narrazione segue il calendario reale con stagioni, festività ed eventi del momento che si intrecciano con storie sentimentali, familiari e temi di cronaca e attualità. Una varietà narrativa permette agli attori di interpretare registri diversi pur restando sempre nei panni dello stesso personaggio. Essendo ambientata nel capoluogo campano, il cibo fa parte degli elementi chiave.
La cucina della soap è fortemente radicata nella tradizione napoletana: Raffaele (Patrizio Rispo) propone piatti classici come sartù di riso, spaghetti alle vongole, parmigiana di melanzane e altri capisaldi. Immancabile il celebre “Limoncello à la Jurdàn”, ricetta segreta della famiglia e custodita dal portiere di Palazzo Palladini (villa Volpicelli a Posillipo), celebre location della fiction. Nelle storie culinarie compare anche il figlio di Raffaele, Patrizio, cuoco ambizioso che si cimenta persino con l’alta cucina, preparando un menu gourmet per un critico interpretato dallo chef bi-stellato Gennaro Esposito.
7. Il timballo del Gattopardo

Tra le serie italiane di Netflix più viste nel 2025, il Gattopardo, tratto dalla celebre opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Tra rivalità politiche, amori e tradimenti: in ogni episodio della serie il cibo è sempre presente sulla tavola dei principi di Salina. Il contesto in cui è ambientata la serie è una meraviglia: siamo nell'aristocrazia siciliana del XIX secolo dove regnavano abbondanza, lusso e banchetti dei nobili dell'epoca. Tra i piatti più famosi spicca incontrastato il timballo di maccheroni definito dal Telegraph britannico come il piatto "più sexy" della televisione.
Quando parliamo di timballo, intendiamo un piatto borbonico risalente ai tempi del Regno delle Due Sicilie. Si forma con un involucro di pasta brisée o frolla al quale si aggiungono, strato dopo strato, fette di melanzana fritte, prosciutto cotto, formaggio ragusano fresco, maccheroncini fatti in casa. Oggi il sugo è a base di carne di maiale e pollo e il tutto è amalgamato con besciamella profumata alla vaniglia Bourbon mentre, per la ricetta originaria, era richiesta la crema pasticciera.
8. Le deux frittur' di Gomorra

"Dammi deux frittur per piacere": un misto tra francese e napoletano quello usato da Don Salvatore Conte (Marco Palvetti), uno dei personaggi più affascinanti e complessi di Gomorra. Nella serie tv ideata da Roberto Saviano, quello di Conte è un personaggio spetato e crudele, ma allo stesso tempo profondamente devoto ai riti cristiani. Ambasciatore di un machismo tossico e innamorato di una ragazza transessuale, killer inflessibile e guidato da precetti morali che considera inviolabili. Insomma questo è un personaggio che i fan della serie hanno apprezzato tantissimo e che forse avrebbe meritato più spazio.
Pur essendo ambientata a Napoli, la serie di Saviano non offre molti momenti gastronomici memorabili, ma uno è diventato iconico. Stiamo parlando delle leggendarie deux frittur richieste in un ristorante proprio da Don Salvatore Conte. Di rientro a Napoli dopo un viaggio "per affari" a Barcellona, il boss apprende dell'uccisione del suo fidato collaboratore. Prima di "scatenare" la sua ira, si ferma in un elegante ristorante sul mare con il suo autista, poco oltre Nizza. Arriva qui la celebre frase mista tra francese e napoletano, compresa alla perfezione dal cameriere e utile per ordinare due fritture di clamari. La scena, apparentemente tranquilla, è invece carica di tensione: il collaboratore è stato ucciso proprio dal fratello del giovane autista, manipolato da Ciro Di Marzio (Marco D'Amore). Lo chauffeur, divorato dall’ansia, non ha alcun appetito e smangiucchia distratto la sua frittura, mentre Conte, ignaro della verità, assapora il piatto con inquietante compostezza.
9. Le lagane e ceci di Imma Tataranni

Imma Tataranni, interpreatata da Vanessa Scalera, è una delle fiction più apprezzate degli ultimi anni. Un grande successo che ha portato la bellissima città di Matera al centro della scena, relegando alla tv generalista una donna carismatica e fuori dagli schemi. La Tataranni è un sostituto procuratore, temuta e ammirata da molti, quasi impeccabile nel suo lavoro e sempre in equilibrio precario tra vita domestica e casi giudiziari.
Come in ogni serie di successo, anche qui arriva puntuale la tavola a creare momenti irresistibili. A farci da guida è Valentina, la figlia di Imma, che gestisce un canale YouTube dove cucina e chiacchiera di tradizioni con la nonna. Memorabile la scena dell’episodio quattro: mentre Imma e il marito rientrano a casa pronti a un momento di intimità, la ragazza registra un video chiedendo ingenuamente alla nonna perché lagane e ceci siano “il piatto del brigante”. La risposta? Semplice, diretta, spiazzante: “Perché i briganti mangiavano lagane e ceci”. E in un attimo la serie ritrova il suo equilibrio perfetto tra ironia, quotidianità e carattere.
10. Il caffè con Mina Settembre

"Ce lo prendiamo un caffè?" Una delle frasi più ripetute della serie. Parliamo di Mina Settembre, un'altra fiction nata dalla penna di Maurizio De Giovanni. Ambientata tra i quartieri di Napoli, Gelsomina "Mina" Settembre (Serena Rossi) è un'assistente sociale energica e idealista che cerca di aiutare chi è in difficoltà. Tra casi complessi, vita sentimentale turbolenta e il ritorno a casa della madre, la città partenopea diventa lo scenario vivo e pulsante delle sue giornate. Qui non c'è tantissimo spazio per la gastronomia, ma attraverso l'atto di "prendere un caffè insieme", fuoriescono di dettami della cultura napoletana.
Il caffè diventa il perno attorno a cui tutto ruota, quel momento di pausa obbligata prima di una confessione, un invito che nella sua semplicità contiene già la premessa di un confronto. Una tazzina colma più di parole che di liquido, specchio perfetto di una Napoli dove il caffè non si beve soltanto: si usa, si offre, si confessa.