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11 Novembre 2025 16:00

Da Berlino a Londra passando per Napoli: il carrello diventa sempre più digitale

In Europa è già una consuetudine: catene come Tegut e Morrisons vendono su Amazon da anni. Con Sole365, anche l’Italia scopre la spesa “on demand” che arriva a casa in poche ore.

A cura di Redazione Cucina
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Fare la acquisti on line non è certo una novità: sono ormai decenni che le piattaforme di ecommerce implementano sistemi volti ad acquistare generi di qualsiasi tipo. Alcune hanno avuto grande successo e vita duratura, altre sono scomparse. Ma se prima ci limitavamo ad acquistare singoli oggetti (o al limite gruppi), adesso c'è chi ha introdotto un servizio di spesa totally digital. L’arrivo di Sole365 su Amazon, con la possibilità di fare la spesa online in Campania e riceverla in giornata, segna un nuovo capitolo nella digitalizzazione della grande distribuzione italiana ma, allo stesso tempo, è solo una tappa di un percorso che altrove è già realtà consolidata.

In molti Paesi, la collaborazione fra insegne locali e piattaforme globali come Amazon è diventata parte integrante del modo in cui le persone acquistano alimenti e prodotti freschi. La spesa “on demand”, un tempo percepita come un lusso o una curiosità metropolitana, è ormai un servizio maturo, integrato e sempre più diffuso.

Il carrello della spesa on line: chi lo fa già in Europa

Sole365, marchio campano del gruppo Megamark, porta su Amazon oltre diecimila referenze, dalla pasta ai prodotti freschi, consegnate in poche ore. Ma esempi simili si moltiplicano in Europa: in Germania, per esempio, la catena regionale Tegut collabora da anni con Amazon per gestire il proprio e-commerce alimentare, unendo l’assortimento di un supermercato tradizionale alla logistica rapidissima del colosso di Seattle. Più di recente, sempre in Germania, Rohlik Group — un gigante del grocery online nato a Praga — ha stretto un accordo con Amazon per offrire la consegna in giornata dei propri prodotti freschi, inserendosi di fatto nel marketplace come partner ufficiale.

Nel Regno Unito, dove la cultura della spesa online è tra le più sviluppate d’Europa, Amazon ha già una posizione consolidata grazie a Amazon Fresh, attivo in numerose città e integrato con la rete di distribuzione dei supermercati Morrisons. Il servizio permette di ordinare carni, frutta, verdura e prodotti di marca con consegna spesso entro due ore — una velocità che ha ridisegnato le abitudini di acquisto dei londinesi.

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Negli Stati Uniti: dove tutto è iniziato

Negli Stati Uniti, l’idea di fare la spesa online è nata prima che in Europa diventasse di moda, e oggi è parte integrante del panorama alimentare. Amazon Fresh, lanciato nel 2007 e poi potenziato dopo l’acquisizione della catena Whole Foods Market nel 2017, è uno dei pilastri di questo sistema. Attraverso Amazon Fresh, gli americani possono ordinare prodotti freschi e confezionati con consegna in giornata, e in molte grandi città anche entro poche ore.

Ma Amazon non è l’unico protagonista. Walmart, il più grande retailer del Paese, ha sviluppato una rete di “pick up points” e consegne a domicilio che copre ormai oltre 4.000 store, integrando l’esperienza fisica con quella digitale. A competere con loro ci sono piattaforme come Instacart, che non è un supermercato ma un intermediario: raccoglie gli ordini online e li fa evadere dai punti vendita locali, permettendo così a catene come Kroger o Costco di offrire consegne rapide senza gestire direttamente l’infrastruttura e-commerce.

Il risultato è un ecosistema ibrido e ipercompetitivo, dove il confine tra supermercato e piattaforma tecnologica è sempre più sottile. Molte famiglie fanno la spesa mista — parte in negozio, parte online — e la pandemia ha accelerato questa abitudine fino a renderla strutturale.

L’Italia entra nel club della spesa “ibrida”

L’alleanza tra Amazon e Sole365, quindi, non è tanto una rivoluzione quanto una maturazione del mercato italiano, che negli ultimi anni ha iniziato a muoversi nella stessa direzione. Oltre al colosso campano, si moltiplicano i progetti di distribuzione “ibrida”: realtà come Cortilia o Everli hanno già sperimentato modelli che uniscono la qualità del prodotto locale con la potenza logistica delle piattaforme digitali. Ciò che cambia oggi è la scala: l’ingresso diretto di Amazon nel mondo della spesa quotidiana — non come venditore unico, ma come vetrina condivisa — trasforma l’e-commerce in un’estensione naturale del supermercato di fiducia.

Alla fine, quello che fino a ieri sembrava un’innovazione è in molti posti diventata già routine: il carrello si riempie sullo schermo, il profumo del pane è sostituito da una notifica, e la spesa arriva prima ancora che ci si accorga di averlo finito.

Mentre piattaforme globali come Amazon si avvicinano sempre più al mondo del cibo, il rischio è che l’esperienza gastronomica perda un po’ della sua fisicità, quella fatta di sguardi, di scelte lente, di conversazioni davanti al banco del formaggio. È un compromesso che tutti, più o meno consapevolmente, accettiamo in nome della praticità.

Detto questo, non siamo sicuramente di fronte alla fine del supermercato né del mercato rionale: la spesa digitale non cancella quella reale, semplicemente la affianca. C’è chi continuerà a preferire la passeggiata tra i banchi, l’odore del pane appena sfornato o la chiacchiera con il fruttivendolo, e chi invece troverà nel clic una soluzione comoda per le giornate più frenetiche.

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