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19 Febbraio 2022 13:00

Cos’è e come si ottiene il vino di cocco: la bevanda alcolica che arriva dal Kenya

Si chiama vino di cocco, anche se il nome potrebbe trarre in inganno. È, infatti, una bevanda ottenuta dalla linfa delle palme attraverso la sua fermentazione alcolica. Consumata per lo più in Africa e nel Sud Est asiatico, pare che anche le scimmie ne vadano matte...

A cura di Alessandro Creta
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Si chiama vino di cocco, ma a scanso di equivoci precisiamo subito come non sia propriamente vino e non è nemmeno ricavato esclusivamente dal cocco, bensì dalla sua palma. Speriamo, insomma, di non avervi già delusi.

Il nome, di certo curioso, attira l'attenzione e si riferisce a una bevanda sì alcolica e, procedimento alla mano, dal punto di vista tecnico anche non troppo difficilmente replicabile a casa. Purché, ce ne raccomandiamo, non ne abusiate.

Che cos'è il vino di cocco?

Come detto si tratta di una bevanda alcolica particolarmente diffusa in Africa (per lo più in Kenya) ma presente anche nel Sud Est asiatico, tra Cambogia e Filippine. Quella di cocco non è la sola palma dalla quale si può ottenere, anche quella da dattero o da olio si prestano perfettamente per questo tipo di drink. Il suo nome, infatti, è anche palm wine, e forse è questa denominazione a essere più azzeccata rispetto alla traduzione italiana. La bevanda si ottiene non tanto dai frutti (come un normale vino) bensì dalla linfa ricavata dai rami e dai tronchi della stessa palma. Linfa che, riposta in appositi contenitori per qualche ora, fermenta e sviluppa naturalmente la sua parte alcolica tramite gli zuccheri presenti.

Come si ottiene il vino di cocco

Alla base di tutto c'è la linfa ottenuta dai rami (per lo più quelli superiori) delle palme, siano esse da dattero, da cocco o da olio. Questa viene estrapolata dalla pianta da addetti allo "spillaggio" (per l'appunto detti tapper) che incidono rami e tronchi: in questo modo la sostanza liquida fuoriuscita passa attraverso dei tubi e viene raccolta in contenitori dedicati, lasciati appositamente al sole. Di fatto da questo momento in poi è la natura a fare il suo corso.

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Le alte temperature infatti favoriscono il processo di fermentazione della linfa, i cui zuccheri si tramutano così in alcol grazie ai lieviti presenti nell'aria. Questo processo generalmente impiega un paio di ore, al termine delle quali il drink (con un tasso alcolico molto basso, attorno al 4%) può essere già bevuto. Una fermentazione più lunga renderà la bevanda più alcolica, corposa e strutturata, mentre se questo processo si protrae ulteriormente (si parla di circa 24 ore) si otterrà una sorta di aceto, praticamente imbevibile. La finestra temporale per consumarlo, insomma, è veramente breve.

Che sapore ha il vino di cocco

Come detto il vino di cocco è una bevanda dal basso tenore alcolico e il suo gusto acidulo e dolce non si presta certo a tutti i tipi di palati. Il drink, inoltre, è ricco di antiossidanti (tra i quali la riboflavina), vitamine del gruppo B1, B2 e C. Contiene, tra l'altro, anche ferro e potassio.

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Oltre ai locali, diretti consumatori del vino di cocco, pare che anche gli scimpanzé ne vadano matti: in più di un'occasione infatti in Guinea hanno dovuto scacciare qualche scimmia che si dissetava bevendola direttamente dai tini in cui stava fermentando. Buon per il villaggio, che avrebbe altrimenti dovuto fronteggiare orde di scimmie ubriache.

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A cura di
Alessandro Creta
Laureato in Scienze della Comunicazione prima, Pubblicità e Marketing poi. Giornalista gastronomico per professione e mangiatore seriale per passione, mi piace navigare tra le pieghe del cibo, perché il food non è solamente cucina, ristoranti e chef. Appassionato di olio evo ma anche di viaggi, sono particolarmente incuriosito da cibi strani e sconosciuti. Mi fate felice con un Verdicchio. Mi trovate su Instagram: @cretalex
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