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6 Ottobre 2025
9:00

Cosa non mangiare a fine pasto: 6 cibi da evitare

Dalla frutta secca e disidratata fino ai formaggi, scopriamo quali cibi è preferibile evitare al termine del pasto. Grazie al contributo del dottor Simone Gabrielli.

A cura di Emanuela Bianconi
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Intervista a Dott. Simone Gabrielli
Biologo e nutrizionista
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Meglio evitare la frutta fresca a fine pasto perché fa ingrassare o può creare gonfiore addominale? Il bicchierino di grappa o amaro al termine di un pranzo più abbondante del solito ci aiuta invece a digerire meglio? Nel campo dell'alimentazione sentiamo e leggiamo tutto e il contrario di tutto e, proprio per fare chiarezza in merito alla questione, abbiamo chiesto lumi al dottor Simone Gabrielli, biologo e nutrizionista.

Tra mezze verità e qualche fake news scopriamo insieme quali alimenti evitare (e quali concedersi) a conclusione dei nostri pasti principali. "Non perché siano ‘velenosi' – puntualizza subito il nostro esperto – ma perché rischiano di appesantire la digestione o aggiungere calorie che non servono".

1. Frutta fresca, secca ed essiccata

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Stiamo parlando dei semi oleosi, come noci, mandorle e nocciole, e della frutta essiccata e disidratata, tipo fichi secchi, prugne, datteri e albicocche. Nutrizionalmente differenti – i primi sono ricchi di grassi e i secondi di zuccheri semplici – si tratta di alimenti che non vanno assolutamente stigmatizzati, ma semplicemente contestualizzati nella maniera migliore. La frutta secca, per esempio, fonte essenziale di vitamina E, sali minerali e acidi grassi omega-3 e omega-6, può rappresentare un ottimo spuntino di metà mattino o pomeriggio: ha difatti un alto potere saziante.

Quella essiccata, invece, contiene una quantità di carboidrati molto concentrata e può essere un ottimo spuntino pre-workout, soprattutto quando il tempo che intercorre tra lo snack e l'allenamento è inferiore all'ora: in quel caso avremo bisogno di zuccheri semplici di pronto utilizzo e facili da assorbire. Sempre meglio la frutta fresca, più saziante e idratante grazie al contenuto di acqua e micronutrienti, ma saltuariamente, in sostituzione di questa, è possibile concedersene 2-3 pezzetti.

C'è chi sostiene che la frutta fresca mangiata durante il pasto, o al suo termine, rallenterebbe la digestione e provocherebbe la formazione di gas intestinali. Sbagliato: se non ci sono delle problematiche specifiche o se non se ne abusi nell'erronea convinzione che non possa farci male o tantomeno ingrassare, può essere consumata in tutta tranquillità.

2. Formaggi

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Una consuetudine che abbiamo ereditato dai nostri cugini d'Oltralpe, ovvero quella di consumare del formaggio a fine pasto, senza considerarlo un vero e proprio secondo piatto. "I formaggi sono buonissimi, nessuno lo mette in dubbio, ma a fine pasto non sono la scelta migliore: aggiungono grassi, calorie e in alcuni casi anche tanto sale", spiega Gabrielli.

Inserire in un pasto già di per sé completo il formaggio significa squilibrarlo e appesantirlo ulteriormente. Se amiamo questi alimenti, consideriamoli una portata principale a tutti gli effetti e sostituiamoli a un'altra fonte proteica: gustiamoli 2-3 volte a settimana (le linee guida suggeriscono una porzione da circa 50 grammi per gli stagionati e 100 grammi per quelli magri), variando le tipologie, selezionandoli di ottima qualità e preferendo in ogni caso quelli meno stagionati, più ricchi di grassi saturi.

3. Fritti

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Una porzione di patatine fritte, da accompagnare al classico hamburger di carne, oppure un dolcetto fritto, degna conclusione di un pranzo di festa, sono tra i piaceri innegabili della nostra vita. Merito dei grassi e degli amidi, e di quell'irresistibile consistenza fragrante al morso, che è in grado di regalare al palato una vera e propria sensazione di piacere e beatitudine.

"I fritti, che siano dolci o salati, sono tra i cibi più pesanti da gestire dopo un pasto perché carichi di olio, e questo li rende naturalmente più lenti da digerire. La sensazione di pesantezza, gonfiore o sonnolenza che spesso avvertiamo dopo aver mangiato fritto dipende proprio dall’elevato contenuto di grassi che rallenta lo svuotamento dello stomaco", spiega Gabrielli.

Sarebbe preferibile evitare di aggiungere a un pasto già di per sé completo un ulteriore apporto di lipidi e carboidrati che, oltre a esporci al rischio di un aumento di colesterolo, trigliceridi e pressione arteriosa, ne innalza il carico glicemico. "Oltre ad aggiungere molte calorie, il fritto può spingere a mangiarne più del dovuto perché è molto appetibile. Per questo è meglio concederselo ogni tanto, come sfizio a sé stante", suggerisce Gabrielli.

4. Gelato

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Soprattutto nei mesi estivi concedersi un buon gelato, magari in spiaggia o passeggiando tra le vie della città, è un piacevolissimo rito a cui nessuno vorrebbe rinunciare. E chi siamo noi per volerlo demonizzare? Il gelato, come già ribadito in questo articolo, non fa ingrassare in sé per sé (come nessun altro alimento): è importante la frequenza di consumo, la modalità di inserimento e ancora lo stile di vita, la flessibilità metabolica e l'attività sportiva svolta.

Detto ciò, concediamocelo con la giusta consapevolezza, ma evitando di trasformarlo in un rito quotidiano. "Se parliamo di quello confezionato, dopo pranzo o cena rischia di trasformare il pasto in una bomba calorica. Non è vietato, ovviamente, ma meglio spostarlo a merenda", suggerisce il nostro esperto. "Se invece ogni tanto ci si concede una pallina di gelato artigianale a fine pranzo, non è certo un dramma".

5. Alcol

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Nonostante l'errata convinzione che l'alcol ci aiuti a digerire – diffusa soprattutto in Italia dove la tradizione degli amari è ben consolidata – questa sostanza può addirittura provocare l'effetto opposto, ovvero rallentare i processi digestivi e irritare lo stomaco, aumentando la produzione di acido gastrico.

Da dove deriverebbe il falso mito? Probabilmente dal suo effetto vasodilatatore, che può dare una sensazione di momentaneo sollievo o rilassamento, e dal fatto che alcuni di questi liquori, contenendo erbe officinali e principi amari (come la genziana o la china), effettivamente stimolerebbero la produzione di succhi gastrici: in questi casi è l'erba a essere efficace, non l'alcol in sé.

"Meglio evitare l'alcol come ‘ammazzacaffè', piuttosto concederselo ogni tanto, con moderazione e magari lontano dai pasti principali", suggerisce infine il nostro nutrizionista.

6. Caffè

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Amaro o con poco zucchero, l'amata tazzina di espresso, dopo aver consumato un pasto normale, non dà alcun tipo di problema. Anzi, può stimolare la digestione. "L’unico consiglio – suggerisce Gabrielli – è non esagerare con lo zucchero: un cucchiaino va benissimo, l’importante è non abbondare".

Se si soffre di acidità di stomaco o si hanno dei problemi gastrointestinali, invece, il consiglio sarebbe quello di evitarlo del tutto: la caffeina e gli acidi del caffè portano a un’esacerbazione del quadro doloroso a livello di stomaco, creando un peggioramento della digestione, del reflusso, dell’ulcera e del bruciore di stomaco.

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A cura di
Emanuela Bianconi
Giornalista professionista dal 2013, ho una Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo e un Master in Gestione della produzione cinematografica e televisiva. Sono una grande appassionata di tematiche legate al benessere e promotrice di un'alimentazione sana, naturale e "consapevole”, argomenti di cui scrivo su Cookist.
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