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13 Giugno 2022 13:43

Come la temperatura degli alimenti influisce su gusto e sazietà

Perché esiste una differente percezione di uno stesso cibo se presentato caldo o freddo? Cosa ci porta a considerare più saziante un alimento che, perlomeno, sia alla stessa temperatura del nostro corpo?

A cura di Alessandro Creta
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Cibo caldo o cibo freddo? Come influisce sul nostro senso di sazietà la temperatura degli alimenti? Perché un piatto caldo ci risulta più saziante rispetto a un corrispettivo freddo? Da un punto di vista prettamente nutrizionale, ma anche di percezione, esiste effettivamente una differenza tra uno stesso cibo consumato a diverse temperature?

Sembrerebbe diffusa l'opinione che gli alimenti freddi, più piacevoli da mangiare quando fuori le temperature sono particolarmente alte, siano più leggeri e meno sazianti della loro versione calda. È davvero così? Temperatura e modalità di cottura, effettivamente, influenzano le proprietà dell’alimento consumato: stando a una ricerca condotta dal Journal of Science of Food and Agriculture gli alimenti o i liquidi caldi (o comunque tiepidi) ci aiutano a digerire. Ma, per la precisione, a quale temperatura: meglio se sia allineata a quella corporea, quindi orientativamente sui 37 gradi centigradi.

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Questo permette allo stomaco di non dover fare sforzi extra per raggiungere la temperatura ottimale prima di iniziare il processo digestivo. Detto ciò, però, perché in molti casi i cibi freddi ci sembrano meno sazianti rispetto a quelli caldi? C’entra anche la psicologia.

Temperatura del cibo: come influisce sul senso di sazietà

Oltre che sulle proprietà nutrizionali degli alimenti, la temperatura del cibo influisce pure sul nostro senso di sazietà. Anche per questo, solo per fare un banale esempio, siamo soliti variare le porzioni se uno stesso alimento è da consumarsi caldo o freddo (basti pensare ai piatti estivi colmi di insalata di riso). Secondo uno studio effettuato nel 2020 dal Journal of Consumer Research, inoltre, esiste una diffusa tendenza a sottostimare il valore nutrizionale dei cibi freddi, sopravvalutando, invece, quello degli alimenti caldi. I consumatori, emerge dalla ricerca, sono portati spontaneamente a dedurre come i cibi caldi contengano automaticamente un’elevata quantità di calorie.

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Influenzati da questo aspetto, tanti di noi sono indotti ad arricchire i piatti con conseguente aumento di calorie, grassi e carboidrati introdotti. Questa tendenza a consumare maggiori quantità di un cibo, se presentato freddo, influisce sul controllo del peso per il semplice fatto che viene considerato meno calorico. Tutta questione di percezione: freddo, insomma, non è sempre sinonimo di light.

Secondo la stessa ricerca, tra l’altro, il cibo caldo sarebbe però più soddisfacente rispetto al corrispettivo freddo. Questo deriva anche da un fattore psicologico: siamo più abituati a consumare alimenti caldi durante la cattiva stagione, quando le giornate si accorciano, le temperature si abbassano e cala anche l’umore. Una delle soluzioni più condivise è quella di rifugiarci nel cibo e l’atto del mangiare assume un ancor maggiore significato appagante che, inevitabilmente, ci condiziona.

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Altro motivo per cui il cibo caldo sembra capace di soddisfare maggiormente la nostra fame, il fatto per cui la temperatura elevata vada ad attivare la corteccia gustativa, accrescendo la sensazione di piacevolezza e di benessere psicofisico.

Un fattore maggiormente psicologico, poi, viene evidenziato dalla ricerca del Journal of Consumer Research: i pasti freddi sembrano rispondere maggiormente alle esigenze della società attuale, frenetica, veloce, poco attenta al contatto umano e alla relazione interpersonale. I cibi caldi, al contrario, non legano l’atto del mangiare a un mero bisogno fisico, ma assumono una connotazione più sociale, capace di appagare oltre l’appetito anche i rapporti pubblici. A dimostrazione di come anche la psicologia influisca sul nostro modo di intendere e fruire il cibo.

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Quello che i piatti non dicono
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