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I supermercati, soprattutto i megastore pieni di tantissimi prodotti impilati a volte uno sull’altro, possono essere un vero e proprio rischio: quante volte hai pensato che basterebbe sfilare male una bottiglia per far cadere tutto in terra?
La possibilità di rompere un prodotto o una confezione quando fai la spesa è concreta e ti porta sicuramente a chiederti cosa succederebbe in una situazione del genere. In generale si può dire che vale la regola del “chi rompe paga”, ma è davvero così o esistono delle eccezioni alla regola?
Scopriamo la legge del codice civile italiano che regola il risarcimento, ma analizziamo anche se esistono casi in cui si può controbattere all’azione del danneggiamento e quali sono quelli in cui potresti non dovere pagare i danni provocati.
Il codice civile e l’eccezione alla regola
La legge italiana prevede la questione del risarcimento, che è regolata dall’articolo 2043 del codice civile. L’articolo in questione dice che: “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga chi ha commesso il fatto a risarcire il danno”.
Secondo quanto si legge nel testo, quindi, qualsiasi fatto che provoca un danno, sia in caso ci sia stata l’intenzione di danneggiare, sia se è un incidente casuale, il danno va risarcito da chi ha effettuato l’azione e ha rotto l’oggetto in questione.
Questo è stato confermato anche dal presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, che in un suo video condiviso sui social ha spiegato proprio come al supermercato si applichi l’articolo 2043: se un cliente dovesse rompere qualcosa, anche involontariamente, sarebbe costretto a pagare il danno. Ma è proprio il presidente a spiegare che, a questa regola generalmente valida, c’è un’eccezione ed è la definizione di colpa.
Se, infatti, la colpa della rottura dell’oggetto non è da imputare al cliente ma al personale del supermercato (per esempio se il prodotto è stato disposto in una posizione non sicura) allora il risarcimento non è a carico del consumatore. Il presidente spiega anche, però, che la parola del cliente non basta: per discolparsi e non pagare il danno, infatti, deve trovare il modo di dimostrare che i prodotti siano stati disposti malamente e che quindi la rottura non è colpa sua.

E se rompi qualcosa al ristorante?
Non solo supermercato: anche al ristorante potrebbe capitarti di rompere qualcosa. A chi non è mai capitato, per esempio, di sbeccare o rompere proprio un bicchiere? Al ristorante vale la stessa regola del supermercato.
In generale, secondo la legge, se il danno è volontario o non volontario va comunque risarcito dal cliente anche in questo caso a meno che non si tratti di oggetti posizionati male dal personale e quindi il cliente, se lo dimostra, può scagionarsi. C’è da dire però che, sia nel caso del supermercato sia in quello del ristorante, è molto raro che venga chiesto al cliente un risarcimento per piccoli importi come la rottura di un bicchiere o di una bottiglia.