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5 Gennaio 2023 23:35

Blanquette di pollo: storia, cos’è e come si fa la ricetta francese vista a Masterchef

Cos'è la blanquette di pollo e perché si chiama così? Alla scoperta della ricetta francese vista nel corso dell'ultima puntata di Masterchef. Storia e varianti del piatto.

A cura di Alessandro Creta
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Tra le ricette protagoniste dell'ultima puntata di Masterchef abbiamo visto la blanquette di pollo. Di cosa si tratta, perché si chiama in questa maniera e come viene realizzata? Alla scoperta di una preparazione francese con la quale hanno avuto a che fare gli aspiranti chef del talent di Sky.

Ultimo episodio di Masterchef all'insegna della cucina internazionale. Abbiamo visto varie preparazioni provenire da più parti del mondo, tra le quali anche la Milanesa e la Napolitana (ricetta argentina ma con chiare contaminazioni italiane) mentre il Pressure Test ha assunto influenze francesi con la blanquette di pollo protagonista della prova. Ma di che ricetta stiamo parlando?

Che cos'è la blanquette di pollo

Come si intuisce già dal nome del piatto la blanquette di pollo è una ricetta di derivazione francese. Si tratta di una seconda portata, chiamata così proprio per il suo colore completamente bianco.

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La carne del pollo, infatti, non viene soffritta ma cotta dolcemente in un brodo vegetale prima di essere cosparsa di una salsa, anch'essa bianca. Il pollo (per quanto si possano utilizzare anche altre carni, come vitello, tacchino o agnello) insomma è prima bollito e poi irrorato di besciamella, accompagnato eventualmente da verdure e riso per un pasto completo e nutriente.

Blanquette di pollo: la storia del piatto

C'è Auguste Escoffier, illustre nome della cucina francese del passato (le cui influenze sono ancora attuali) dietro la creazione della blanquette di pollo. Il piatto, probabilmente già esistente nel 1700 e a base di vitello accompagnato da una salsa bianca, venne in qualche modo mutato, evoluto, dal grande chef e gastronomo transalpino.

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Originariamente la ricetta era una sorta di stufato dai lunghi tempi di cottura ma Escoffier, a cavallo tra XIX e XX secolo, riformulò il piatto ideandone delle alternative. Considerò anche altri carni come quelle di agnello, pecora, pollo, vitello, tagliate a bocconcini e bollite in brodi aromatizzati alle erbe. Il tutto poi veniva cosparso con una salsa a base di farina e burro allungata con il brodo di cottura: una cremina bianca dalla quale poi, effettivamente, la ricetta trae il nome. A completare il piatto cipolle e funghi, per quanto oggi possono comparire pure verdure e riso in accompagnamento.

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Quello che i piatti non dicono
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