La bica è molto più di un semplice caffè: è una finestra sulla cultura portoghese, una piccola cerimonia quotidiana che racchiude in sé storia, socialità e gusto. La prossima volta che ti troverai a Lisbona, entra in una pastelaria, ordina una bica, sorseggiala lentamente e assapora il Portogallo, un sorso alla volta.
C'è chi dice che Lisbona si esplori meglio con una tazzina in mano. Non una qualsiasi, però: stiamo parlando della bica, l'espresso portoghese che accompagna la vita quotidiana dei lisbonesi come il fado, l’oceano e i tram gialli. Dietro questo piccolo caffè si nasconde una storia curiosa, fatta di abitudini, aneddoti linguistici e un gusto che sa di tradizione mediterranea con un tocco locale.
Chi visita il Portogallo per la prima volta può restare spiazzato quando, ordinando un caffè, si sente rispondere con la domanda: "Uma bica?". In realtà, non c’è nulla di strano: la bica è, in sostanza, l’equivalente lusitano dell’espresso italiano, ma con qualche differenza sostanziale. Il caffè è leggermente più lungo e meno intenso, dal gusto più morbido e bilanciato, spesso frutto di una tostatura diversa (meno scura) e di una miscela più leggera. Il risultato è un espresso che si beve con piacere anche senza zucchero — anche se molti preferiscono ancora aggiungerlo.
Secondo una storia piuttosto diffusa (ma non confermata), la parola "bica" sarebbe l'acronimo di "Beba isto com açúcar", cioè “bevi questo con zucchero”. Sarebbe stato lo slogan utilizzato nel 1905 da un famoso caffè lisbonese, A Brasileira, per convincere i clienti a provare un caffè più forte del solito e dalle note più amare. La leggenda vuole che il termine sia poi entrato nel linguaggio comune, diventando sinonimo di espresso. Vero o no, la storia ha il fascino di quelle invenzioni popolari che si attaccano alla cultura come l’aroma del caffè alle pareti di un bar.
La patria della bica è Lisbona, dove il caffè è molto più di una pausa: esattamente come da noi, è un atto sociale, un gesto quotidiano carico di significati. È nella Capitale che si comincia a usare questo termine, mentre nel nord del Portogallo, soprattutto a Porto, la stessa bevanda prende il nome di "cimbalino", derivato dalla macchina da caffè italiana La Cimbali usata nei bar dell’epoca. Un dettaglio che sottolinea quanto l’Italia abbia avuto un ruolo importante nella diffusione del caffè espresso anche in Portogallo.
A Lisbona si beve la bica praticamente a tutte le ore del giorno. La mattina, al volo in piedi al bancone; dopo pranzo, come digestivo; nel pomeriggio, con un pastel de nata a lato. È una bevanda che scandisce la giornata con naturalezza e senza fretta, anche se spesso dura solo pochi secondi. Il servizio è quasi sempre in tazzina bollente, con zucchero a parte (che molti mescolano anche solo per abitudine), e accompagnata da un bicchierino d’acqua, soprattutto nei caffè più attenti alla tradizione.
Nonostante sia una bevanda "semplice", la bica ha diverse varianti, ognuna con una sua logica. Tra le più comuni troviamo:
Ogni nome racconta un’abitudine, un gusto personale, una sfumatura culturale. E, come spesso accade con il caffè, ordinare la bevanda giusta è anche un modo per farsi riconoscere, per dire: "Io qui ci vivo, non sono solo di passaggio".