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9 Ottobre 2025 13:36

Alessandro Borghese racconta: “In Italia stipendi bassi ma giovani troppo pretenziosi”

Alessandro Borghese ospite al BSMT racconta anche la sua vita, i sogni e il successo in televisione: da Quattro Ristoranti alla Michelin, passando per il rapporto con la moglie e con i suoi ragazzi.

A cura di Enrico Esente
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Foto da Youtube – BSMT di Gianluca Gazzoli

"La vita è fatta di scoperte, di passioni e di errori. Io ho imparato a prenderla di petto: con il sorriso e senza paura di raccontarmi". Così Alessandro Borghese, celebre chef e volto televisivo, tra i più amati del piccolo schermo, si è raccontato a 360 gradi al BSMT, un video-podcast di Gianluca Gazzoli. "In Italia gli stipendi sono bassi e per noi imprenditori far quadrare i conti non è semplice – spiega – Io, agli inizi, lavoravo in pari, oggi i giovani non si accontentano e iniziano subito a parlare di stipendi e giorni di riposo, prima di voler imparare". Dalle difficoltà del mondo della ristorazione al valore dei giovani, dalle passioni di famiglia al legame con la cucina partenopea e romana, il cuoco ripercorre le tappe che l’hanno reso un volto noto e apprezzato. Un dialogo autentico, intriso di ricordi, sacrifici, sogni e nuovi progetti, che restituisce l’immagine di un uomo curioso, appassionato e sempre pronto a reinventarsi.

L'università galleggiante e la "vera" gavetta

Durante il podcast, Alessandro Borghese racconta di aver frequentato prima la scuola inglese e poi quella americana a Roma. Appena conseguito il diploma, spiega di essere andato a lavorare come aiuto cuoco sulle navi da crociera. "Mio padre, che aveva una casa d'aste – spiega – mi aiutò a entrare in cucina, lì lavoravo alla pari, nel senso che mi offrivano vitto e alloggio e io imparavo un mestiere. La definisco la mia università galleggiante".

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Foto da Facebook

Lo chef ricorda anche il naufragio dell'Achille Lauro, la nave sul quale era a bordo che affondò a largo delle coste della Somalia nel novembre del 1994. "Quella è stata una ferita che mi ha lasciato il segno, fu un momento di panico generale che affrontai con l'esaltazione di un 18enne. Fummo tra gli ultimi a lasciare la nave in quanto membri dell'equipaggio. Dopo poco tempo capì che quella non era la vita che volevo fare e decisi di tornare sulla terraferma". Borghese ha raccontato al BSMT che in quel momento iniziò a girare il mondo come aiuto cuoco tra Londra, New York e Copenaghen e di aver affinato le sua qualità in cucina.

"A quei tempi si imparava il mestiere, quello vero – racconta – Oggi molti ragazzi vogliono tutto e subito, nel mondo però non funziona così. Io insegno ai miei stagisti a imparare qual è il vero guadagno". Un principio che Borghese ha costruito sulla propria pelle, tra cucine di tanti Paesi, prima di tornare in Italia e trovare la sua strada come imprenditore della ristorazione.

La svolta televisiva: una sliding door e poi il successo di 4 Ristoranti

"A 28 anni – dice Borghese – facevo il personal chef su passaparola e avevo già creato la mia prima partita Iva con "Il Lusso della Semplicità". Poi fui chiamato a una scelta: tramite dei contatti di madre arrivò la possibilità di andare in televisione con "Cortesie per gli ospiti" o, la seconda opportunità, era quella di andare per tre anni tra Cina e Hong Kong a dirigere una brigata cinese di un ristorante italiano famoso". Borghese racconta di aver scelto la via della televisione e da lì arrivò la svolta. 

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Racconta che il format di 4 Ristoranti lo ha reso amatissimo dal grande pubblico. "Il programma – spiega – nasce da un brainstorming con Sky. Decidemmo di riprendere un modello inglese e aggiungerci la mia figura in cui io facevo da "Cicerone", raccontando il territorio italiano, la cucina e le persone. Non solo piatti ma storie di vita". Borghese spiega che si tratta di un programma comunque molto delicato in quanto i ristoratori che partecipano, hanno investito tanto tra tempo e denaro nel ristorante che poi viene mostrato nell'episodio.

"Non importa chi arriva ultimo o primo, chi partecipa ha già vinto – spiega Borghese – Alcuni dopo il programma hanno avuto successo, altri no, ma ciò è superfluo: 4 Ristoranti parla di umanità, la gara è una cosa secondaria". Un format che ha mostrato come Borghese sia più di uno chef televisivo: un narratore di vite, un ambasciatore di territori, un uomo che sa guardare oltre il piatto.

Il pensiero sulla Michelin e il rapporto con i grandi chef

"Ho sempre rispettato la Guida Michelin. Chi punta all'alta cucina sa che è quella a consacrarti. Io ho sempre fatto tante cose e non ho mai avuto quel pensiero fisso". L'anno scorso, inaspettatamente, il ristorante di Alessandro Borghese è stato segnalato dalla Michelin e questo, come confessa, è stato motivo di grande gioia. 

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"Il mio approccio alla cucina? L'importante è la materia prima, una conoscenza degli elementi e una sala che ti sappia accogliere, poi è la passione a smuovere tutto. Noi siamo uno strumento a favore dei clienti che vengono a mangiare. Io essendo un imprenditore della ristorazione, non potendo essere sempre là, ho cresciuto delle brigate. L’obiettivo deve essere che si va a mangiare da Borghese non perché ci sono io, ma perché la cucina di Borghese è buona e io sono fiero di aver insegnato tanto alle mie brigate".

Alla domanda sul rapporto con gli altri chef, Borghese spiega che c'è tanta sintonia con tutti i grandi nomi della cucina italiana. "Nel mondo televisivo ho tirato dentro tanti colleghi di altissimo livello – spiega – mi sono sempre sentito parte di questo mondo nonostante sia un precursore della cucina in televisione. Io nasco cuoco e mi ci sento dentro perché sono entrato con umiltà, lavorando e mantenendo un basso profilo".

Con queste parole Alessandro Borghese si confida durante il podcast BSMT di Gianluca Gazzoli, rivelando un lato personale e forse inedito. "Ho scoperto di avere un figlio di 19 anni che non ho mai conosciuto. So che è stato un errore di gioventù ma oggi contribuisco alla sua crescita insieme a mia moglie". Una rivelazione che scuote, ma non cambia il tono del suo racconto: lo chef continua a parlare di vita, famiglia, cucina, lavoro e sogni, con quella leggerezza che lo ha sempre contraddistinto.

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Quello che i piatti non dicono
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