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Temperature più alte, voglia di freschezza, desiderio di qualcosa di dolce: questi sono gli elementi che avrebbero portato all'exploit del caffè freddo nei bar di tutto il mondo. Secondo la Zenith Global, una società mondiale di studi e consulenza nel settore food & beverage, la crescita delle vendite negli ultimi 10 anni è aumentata del 23%: oggi si servono oltre 6 miliardi e mezzo di litri di caffè freddo ogni anno. L'Italia è abbastanza indietro in questa classifica, troppo legata all'espresso tradizionale: si fa forte però delle varianti regionali che non possono essere conteggiate dalle società di statistica perché estremamente localizzate nel territorio.
Non è l'Italia il primo Paese consumatore di caffè freddo
Il mercato più importante al mondo è senza ombra di dubbio il Giappone: pensa che il 55% di tutto il volume globale del caffè freddo si consuma in Sol Levante, seguono gli Stati Uniti che però sono la nazione che cresce di più e che sta provando a dare ulteriore spinta al caffè in generale. Gli americani sperimentano con infusioni a freddo, l'uso dell'azoto e la carbonatazione per ottenere una bevanda dal gusto migliore. Il caffè freddo resta una prerogativa quasi del tutto estremo orientale comunque: l‘83% del volume d'affari riguarda questa zona del mondo, solo il 3% è europeo.

L'Italia resta una patria del caffè classico, i consumi di espresso sono altissimi perché siamo un popolo di tradizionalisti. Il caffè freddo è uno sfizio che ci facciamo passare in estate ma siamo comunque ancorati alla nostra idea di tazzulella. A differenza delle altre nazioni però abbiamo tante varianti locali che amiamo e che non vengono conteggiate dalla Zenith proprio perché realtà troppo territoriali: l'espresso con ghiaccio alla salentina, il freddo shakerato, la granita al caffè, la crema fredda, sono tutte versioni di caffè freddi amatissime alle nostre latitudini, soprattutto nel Mezzogiorno.