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4 Settembre 2025
9:57

A chi va la nostra mancia? Il caso del cameriere licenziato per non averla consegnata al titolare

In Spagna un cameriere è stato licenziato per una mancia non condivisa. Il caso ha fatto riaprire il dibattito: in Italia manca chiarezza, mentre all’estero regole e cultura variano tra tasse, divisione e libertà.

A cura di Enrico Esente
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Quello delle mance al ristorante è un dibattito sempre acceso e che tocca diversi ambiti, sollevato anche da un recente caso avvenuto in Spagna. Siamo in un locale e, dopo un'ottima cena e un servizio ben gradito, i commensali hanno "ricompensato" con una lauta mancia il cameriere che li ha serviti. Un gesto di gratitudine molto apprezzato dal lavoratore che, dopo aver ricevuto il compenso, se l'è intascato evitando di condividerla con i suoi capi. Il risultato? Licenziato con effetto immediato. Il caso chiaramente ha infiammato l'opinione pubblica con i social pieni di commenti e pareri. Ovviamente è lecito porsi più di una domanda e chiedersi se il titolare ha avuto ragione a licenziare il suo dipendente e, soprattutto, se la mance sono un diritto del lavoratore (in singolo) o un bottino da dividere con il proprietario. In sostanza, quando lasciamo la mancia al tavolo o alla cassa, a chi va questa cifra? Analizziamo insieme la questione punto per punto.

Mancia non condivisa: è illegale?

Il caso ha preso risonanza mediatica grazie all'account ‘Xsoycamarero che ha diffuso la questione con un post e ha scatenato il dibattito sui social. Qui gli utenti hanno manifestato diverse perplessità relative a pratiche poco chiare per quanto riguarda il mondo della ristorazione. Partiamo dall'Italia dove sappiamo che non esiste una legge specifica che si esprima sulle mance. Queste sono considerate come un "diritto" del lavoratore e possono tranquillamente entrare nella categoria dei redditi da lavoro dipendente. Nella pratica, però, spesso la gestione è lasciata alle consuetudini del settore o agli accordi aziendali. 

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Secondo il parere di alcuni esperti e avvocati, alcuni contratti collettivi possono prevedere che le mance vadano condivise tra tutto il personale, in altri casi è il singolo lavoratore a tenerle per sé. Nel nostro Paese esiste una sorta di "vuoto normativo" dove la mancia è considerata come un gesto di gradimento/gentilezza del cliente e non un obbligo che gli si impone. La legge di Bilancio 2023 ha introdotto tuttavia un chiarimento fiscale abbastanza importante. Le mance (in contanti e con il pos) sono considerate come reddito e soggette a tassazione del 5%, a condizione che il reddito annuale del lavoratore non superi i 50 mila euro e l'importo delle mance non superi il 25% del reddito totale.

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Nel caso di licenziamento per aver trattenuto la mancia, la giurisprudenza può giocare un ruolo cruciale. Se un'azienda ha un regolamento interno che ha il dipendente ha violato, il licenziamento in quel caso potrebbe essere ritenuto legittimo. Se però le gli accordi interni sono solo "verbali", in quel caso il licenziamento potrebbe non essere giustificato. 

Quindi ha fatto bene il titolare a licenziarlo?

La storia del cameriere licenziato in Spagna è una di quelle che ci fa porre diversi interrogativi sul nostro sistema lavorativo. Il titolare potrebbe aver agito in base a un regolamento aziendale o per proteggere la trasparenza fiscale. D'altro canto il lavoratore potrebbe sentirsi "derubato" di un riconoscimento personale che gli spetta per il lavoro fatto. Le modalità per l'ottenimento della mancia, tra il personale, sono molteplici e, come spiegavamo precedentemente, tutto dipende da accordi aziendali scritto o meno. Se in un ristorante le mance vanno raccolte e poi divise tra il personale è un conto, stessa cosa è se un lavoratore si intasca singolarmente le somme ricevute. Nel caso specifico accaduto in Spagna, chiaramente la risposta non possiamo saperla ma sarebbe meglio sempre essere chiari e trasparenti sia internamente sia con i clienti.

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A cura di
Enrico Esente
Laureato in Scienze della Comunicazione e giornalista professionista. Dopo le prime esperienze presso il Corriere del Mezzogiorno, Sky Sport, Rompipallone.it e un periodo di studio a Tokyo, ho orientato il mio percorso lavorativo verso il mondo dell’enogastronomia, spinto da una grande passione per la cultura gastronomica giapponese e un amore autentico per il buon cibo. Amo raccontare piccoli aneddoti legati alle abitudini alimentari di culture diverse, perché credo che il vero viaggio culturale inizi proprio a tavola.
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Quello che i piatti non dicono
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