Scopriamo in cosa consiste questa tendenza social e quali sono i suoi rischi. Grazie al contributo del nostro esperto Simone Gabrielli.
Non è sicuramente l'ultimissimo dei trend social, ma è certamente tra i più popolari e amati dagli utenti, soprattutto i più giovani. Stiamo parlando del "What I eat in a day", ovvero un video di pochi secondi in cui l'influencer o la celebrità di turno, in particolare donna e in super forma, mostra cosa mangia nel dettaglio nel corso della sua giornata: dalla colazione fino alla cena, senza dimenticare spuntini, bevande e altri consigli legati a dieta, benessere e fitness.
Abbiamo chiesto a Simone Gabrielli, biologo e nutrizionista, se questo genere di contenuti può essere d'ispirazione per le persone oppure, al contrario, può essere pericolo e avere delle conseguenze negative.
"Il trend ‘What I eat in a day’ può diventare pericoloso, soprattutto sui social, perché spesso trasmette in modo implicito l’idea che esista uno schema alimentare ideale e valido per tutti", spiega Gabrielli.
Chi guarda quei contenuti, in particolare adolescenti che stanno già affrontando importanti cambiamenti fisici ed emotivi, tende a confrontarsi, o addirittura a imitare, porzioni, frequenze e abbinamenti, senza sapere se siano adatti al proprio corpo, stile di vita o stato di salute. Senza poter capire, inoltre, se ciò che si sta vedendo corrisponda effettivamente alla realtà.
"Ogni persona ha fabbisogni specifici, legati a età, metabolismo, attività fisica, ormoni, obiettivi clinici o sportivi. Seguire in modo acritico l’alimentazione di un’altra persona, per quanto apparentemente sana, può portare a errori nutrizionali, restrizioni inutili o squilibri".
Inoltre, molti di questi pasti mostrano menu ipocalorici, proteici, low-carb o in stile cheto che possono essere particolarmente triggeranti, per utilizzare un termine caro ai social, per chi soffre di disturbi del comportamento alimentare. Questo genere di problematiche, da sempre esistite, sono purtroppo in costante crescita: lo dicono i dati raccolti dall'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma che hanno mostrato un significativo aumento delle nuove diagnosi, ben il 64 per cento, in età pediatrica e adolescenziale.
Si tratta, dunque, di un tema delicatissimo, che va affrontato con gli strumenti più opportuni e con una certa consapevolezza critica.
Il "What I eat in a day" è una sorta di diario alimentare, in formato video, in cui l'influencer o il personaggio pubblico documenta nel dettaglio la sua giornata alimentare: colazione, pranzo, cena ed eventuali spuntini, con eventuale descrizione di ingredienti, tecniche di preparazione e, talvolta, informazioni nutrizionali.
Può capitare che alcuni creator condividano anche altre informazioni: come la motivazione che sussiste dietro determinate scelte, tipo la perdita di peso, l'aumento muscolare, un obiettivo sportivo, intolleranze o veganismo, oppure altri aspetti legati a stile vita e routine quotidiana, inclusi allenamenti, idratazione, skin care, journaling, meditazione o benessere in generale.
Ma perché questo tipo di format piace così tanto? C'entrano sicuramente la nostra innata curiosità, sentimento umanissimo, e il desiderio di sapere cosa mangiano gli altri, specialmente se si tratta di persone che ammiriamo o che hanno corpi e stili di vita a cui ambiamo.
"Dal punto di vista gastronomico o ispirazionale, può offrire spunti su nuove ricette, combinazioni e idee per la spesa – prosegue Gabrielli – ma è fondamentale che chi comunica questi contenuti precisi sempre che si tratta di esempi soggettivi e che ogni dieta andrebbe costruita su misura, con il supporto di un professionista".
Quindi: può essere uno stimolo visivo o creativo, ma non deve diventare un modello da seguire, né tantomeno un confronto su “chi mangia meglio”.
Nonostante il forte appeal, i "What I eat in a day" possono celare delle insidie e trasformarsi in un trend potenzialmente dannoso, soprattutto per le persone più giovani e quelle più fragili e vulnerabili. "Se pensiamo che questi contenuti girano su social, dove il pubblico può avere un’età molto bassa, capiamo quanto possano essere rischiosi", sottolinea con preoccupazione il nostro esperto.
Negli adolescenti, che stanno ancora costruendo il proprio rapporto con il corpo e con il cibo, l’esposizione quotidiana a modelli alimentari rigidi, associati a un fisico “ideale”, può avere un impatto forte, contribuendo alla nascita o al rinforzo di disturbi del comportamento alimentare, come restrizione eccessiva, ortoressia, binge eating o senso di colpa legato al cibo.
Vedere corpi apparentemente "perfetti", risultato di diete spesso insostenibili o inadeguate dal punto di vista nutritivo, può generare confronto e sentimenti di inadeguatezza, frustrazione e ansia. Il cibo viene spesso ridotto a semplici numeri (calorie, grassi, proteine, carboidrati), classificato come "buono" o "cattivo" oppure si tende a demonizzare interi gruppi alimentari, come i carboidrati, i grassi o il glutine, senza una reale esigenza medica, promuovendo una visione distorta della nutrizione.
Non dimentichiamoci, infine, che la maggior parte dei creator e influencer che mostrano la loro "giornata tipo" non sono dietologi, nutrizionisti, medici o esperti del settore, e che i loro suggerimenti si fondano su esperienze del tutto personali – che, tra l'altro, non riflettono la loro alimentazione in toto – e non su dati scientifici o conoscenze professionali.
Oltre ai vari "What I eat in a day", sono davvero tanti i contenuti social, legati all'alimentazione, che possono essere potenzialmente pericolosi: video in cui si esaltano alcuni cibi o protocolli alimentari, vedi le varie diete low-carb o cheto, in cui si additano alcune categorie di alimenti, come appunto i famigerati carboidrati o i grassi, o in cui si suggeriscono ricettine fit, low-fat oppure proteiche.
C'è poi un altro tipo di contenuti molto in voga sul web: sono i video in cui alcuni soggetti spesso in sovrappeso o obesi si abbuffano di cibo. Tra questi, impossibile non citare il mukbang, un fenomeno nato in Corea del Sud, in cui le persone si riprendono mentre mangiano grandi quantità di cibo, interagendo spesso con il loro pubblico in tempo reale. Estremamente popolare sui social media, in particolare su YouTube, Twitch e TikTok, è stato spesso oggetto di critiche poiché promuove comportamenti alimentari malsani, come il binge eating, e aumenta il rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari.
Ma cosa stanno facendo le varie piattaforme social per arginare questo genere di contenuti e alzare ulteriormente la soglia di controllo? Molte hanno implementato o stanno aggiornando le loro linee guida della community e le politiche sui contenuti, con un focus particolare sulla prevenzione dei disturbi alimentari e la promozione di uno stile di vita sano.
Formalmente, sono vietati tutti quei contenuti che incoraggiano qualunque comportamento legato a restrizioni caloriche o disturbi alimentari, mentre sono consentiti quelli che promuovono il recupero da un DCA, per esempio, a patto che vengano presentati con il giusto linguaggio.
Si tendono a vietare quelli che promettono "cure miracolose" o perdite di peso irrealistiche e, di recente, almeno negli intenti, sembrerebbe esserci stato un giro di vite su quei contenuti a pagamento, o frutto di collaborazione tra influencer e aziende produttrici, che sponsorizzano integratori e prodotti dietetici dalla dubbia efficacia. Nonostante gli sforzi, tuttavia, sembra ancora molto lungo il cammino ed è necessario un maggiore impegno da parte di tutti – social media, creator e utenti stessi – con il fine ultimo di tutelare i giovani e le persone più fragili, e creare un ambiente virtuale più sicuro e positivo.