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12 Dicembre 2025 12:05

Uno studio europeo evidenzia TFA nel grano: sostanze presenti anche nella pasta italiana

Uno studio europeo ha trovato livelli di TFA in pasta e cereali, diffusi anche in Italia. La contaminazione da cibo e acqua riaccende l’allarme su salute pubblica e controlli, vediamo cosa sta succedendo.

A cura di Enrico Esente
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Un nuovo studio europeo ha acceso un faro abbastanza inquietante sui nostri piatti quotidiani. La scoperta arriva da un rapporto di Pan Europe che ha rintracciato livelli di acido trifluoroacetico (TFA) che appartiene alla famiglia dei PFAS. Si tratta di sostanze usate nei processi industriali, molto dannose per la salute umana e definite dagli esperti anche "eterne". Lo studio ha analizzato tutti i prodotti a base di cereali, pasta inclusa, trovando livelli che superano di gran lunga quelli rilevati nell'acqua potabile. Sono decine gli alimenti analizzati in 16 paesi europei, con l'indagine che ha posto anche l'Italia al centro della discussione per quanto riguarda contaminazione alimentare e salute pubblica.

La situazione in Italia: la pasta e i prodotti di grano sotto osservazione

Quando pensiamo all'Italia, ci viene per forza in mente la pasta. Parliamo di un prodotto che sostanzialmente è la spina dorsale non solo della nostra alimentazione quotidiana, ma anche della Dieta mediterranea. Lo studio di Pan Europe ha rilevato che anche in prodotti come pane, pasta, biscotti e farine contengono livelli di TFA. I dati mostrano che la sostanza si accumula con facilità nei cereali e nei prodotti derivati, rendendo la contaminazione non un'eccezione, ma comunque una realtà diffusa.

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Un singolo campione di pasta (spaghetti) ha mostrato 26 µg/kg di TFA, un valore certamente inferiore ai picchi europei (che vedremo tra poco) ma comunque oltre il limite predefinito adottato nello studio. Le analisi europee includono vari formati di pasta e altri derivati del grano, suggerendo che l’esposizione alimentare al TFA in Italia potrebbe essere significativa proprio attraverso i piatti tipici quotidiani. Gli esperti italiani ed europei hanno precisato che finora non esiste ancora un monitoraggio regolare dei livelli di TFA nei prodotti alimentari, né da parte delle autorità nazionali e né da quelle europee. L'obiettivo di Pan Europe e delle associazioni sanitarie italiane è appunto ottenere regole più stringenti e un controllo specifico sul TFA, proprio per tutelare consumatori e famiglie.

Il quadro europeo: risultati e implicazioni dello studio

Tornando allo studio, sono 66 i prodotti a base di cereali acquistati e analizzati in 16 paesi dell'Ue. Tutti questi prodotti erano a base di cereali e grano e, in oltre l'81% dei campioni analizzati, sono stati rilevati livelli di TFA che superano di circa 107 volte quelli presenti nell'acqua del rubinetto usata come riferimento. Quelli più a rischio sono dei cereali da colazione irlandesi in cui sono stati trovati livelli allarmanti di 360 µg/kg. Al secondo posto trovati 340 µg/kg nel pane integrale acquistato in Belgio e terzo posto per la farina di frumento tedesca con 310 µg/kg. Anche la baguette francese a forte rischio contaminazione con 210 µg/kg di TFA. 

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Questi sono numeri che non solo segnalano un problema di contaminazione diffusa, ma spingono le organizzazioni ambientaliste e sanitarie a chiedere misure legislative immediate: dal monitoraggio ufficiale all’introduzione di limiti massimi di residui in materia di sicurezza alimentare. "Tutte le persone sono esposte al TFA attraverso molteplici vie come il cibo e l'acqua – ha dichiarato Salomé Roynel, responsabile delle politiche Pan Europe -. I nostri risultati evidenziano l'urgenza di un divieto immediato dei pesticidi PFAS per fermare ulteriore contaminazione della catena alimentare". Angeliki Lysimachou, responsabile Scienza e Politiche di Pan Europe, ha aggiunto che non si può permettere che bambini e donne incinte siano esposti a sostanze chimiche che sappiamo essere dannose per la salute riproduttiva e che vanno a interferire con il sistema ormonale nell'81,8% dei campioni.

Il legame con le acque italiane: altre conferme di contaminazione da PFAS

C'era già una questione relativa a queste sostanze, di cui in Italia si è discusso parecchio: ci riferiamo alla questione delle acque contaminate. Alcune analisi condotte da Greenpeace Italia, avevano trovato tracce di PFAS – TFA incluso – in acqua minerale di diverse marche vendute nei nostri supermercati. In test recenti su alcune bottiglie di acqua, in 12 su 16 campioni analizzati, sono state trovate tracce di TFA (spesso sotto i limiti di legge previsti per l'acqua potabile).

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Insomma l’evidenza di contaminazione in più comparti tra alimenti di grano, cereali da colazione e acqua, rafforza la richiesta di un approccio normativo e sanitario più rigoroso per affrontare la presenza di PFAS e dei loro prodotti di degradazione come il TFA nella vita quotidiana. La posta in gioco riguarda non solo il controllo ambientale, ma la salute pubblica di milioni di persone che ogni giorno consumano questi prodotti.

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