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5 Maggio 2025
10:47

Taverna Santa Chiara, libertà di pensiero sotto accusa: può un ristoratore difendere una causa nel proprio spazio?

A Napoli un confronto acceso sulla Palestina avvenuto in un locale si è trasformato in un caso mediatico. Nessun reato da parte della ristoratrice, che ha agito entro i confini della legalità: l’episodio ha però riaprerto il dibattito sulla legittimità dei simboli politici nei locali pubblici. Facciamo chiarezza.

A cura di Francesca Fiore
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Un episodio avvenuto in un ristorante del centro storico di Napoli sta diventando un caso più che dibattuto: lo "scontro" per fortuna solo verbale fra dei turisti israeliani e la titolare della Taverna Santa Chiara a causa delle posizioni pro Palestina della stessa titolare. Uno scontro avvenuto in un contesto chiaro, ripreso dai cellulari e messo on line che ha procurato alla titolare, Nives Monda, una shit storm di clienti israeliani ma, allo stesso tempo, anche il sostegno di molte altre persone. Ma è legale esporre bandiere o altri simboli nei ristoranti? E qual è stata la responsabilità della ristoratrice e quale quella dei clienti? Vediamo com'è andata con le norme a farci da sostegno.

Il fatto accaduto alla Taverna Santa Chiara

Il 3 maggio 2025, presso la Taverna Santa Chiara nel centro storico di Napoli, si è verificato un acceso confronto tra la titolare del ristorante, Nives Monda, e una coppia di turisti israeliani. Secondo quanto riportato, la discussione è nata quando i turisti hanno elogiato Israele come un luogo di pace e sicurezza, negando l'esistenza di un conflitto in corso. Una cliente spagnola presente ha espresso perplessità, menzionando i bombardamenti su Gaza e utilizzando il termine "genocidio". A quel punto, la titolare è intervenuta, affermando che sono stati documentati crimini internazionali e che è in corso un genocidio. La turista israeliana ha reagito con veemenza, dichiarandosi sostenitrice del governo israeliano e negando l'esistenza di un genocidio. La situazione è degenerata, con la turista che ha iniziato a filmare la titolare, accusandola di antisemitismo e di essere "amica dei terroristi". La titolare ha quindi chiesto ai turisti di lasciare il locale, affermando di non voler accettare il loro denaro.​

Il video dell'alterco è stato diffuso sui social media, diventando virale e scatenando una serie di reazioni. La titolare ha denunciato di essere stata vittima di una campagna diffamatoria, ricevendo minacce e recensioni negative online. Ha inoltre annunciato l'intenzione di querelare i turisti per diffamazione, sostenendo che la sua posizione è una condanna dei crimini internazionali e non un atto di antisemitismo.​

Le autorità locali, inclusi la Digos e i carabinieri, stanno indagando sull'accaduto per ricostruire la dinamica completa dell'episodio. Il caso ha suscitato un ampio dibattito pubblico, con opinioni contrastanti: alcuni vedono nell'episodio un gesto discriminatorio, mentre altri ritengono che la ristoratrice abbia reagito a un comportamento provocatorio.​ Un incidente si inserisce in un contesto più ampio di tensioni e manifestazioni a Napoli legate al conflitto israelo-palestinese, con diverse iniziative di solidarietà verso la Palestina che si sono svolte in città negli ultimi mesi.​

Secondo quanto riportato nell'articolo di Giustizia News 24, nel ristorante era esposta una bandiera della Palestina come segno visibile del sostegno alla causa palestinese. Questo elemento sembra aver contribuito all’inasprimento della discussione con la coppia di turisti israeliani, la quale ha percepito tale esposizione come una presa di posizione politica ostile.

È legale esporre una bandiera in un ristorante come gesto politico?

Sì, in Italia è generalmente legale esporre una bandiera di un paese straniero o un simbolo politico all’interno di un locale pubblico o privato, a condizione che tale esposizione non violi altre leggi, come quelle sull’istigazione all’odio, l’apologia di reato o la sicurezza pubblica. Non è legale farlo in questi casi:

Istigazione all’odio o alla violenza. Se l’esposizione di una bandiera è accompagnata da messaggi o comportamenti che incitano all’odio razziale, religioso o etnico, può configurare reati ai sensi degli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale (ex legge Mancino).Apologia di reato. Esporre simboli di organizzazioni dichiarate criminali o che rappresentano regimi totalitari può essere perseguito come apologia di reato (art. 414 c.p.).Sicurezza e ordine pubblico. Se la bandiera provoca disordini o situazioni di pericolo, le autorità possono chiedere la rimozione temporanea, nel contesto del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS).

Quali sono le responsabilità

La titolare della Taverna Santa Chiara, Nives Monda, in base alle informazioni che abbiamo e alle normative vigenti in Italia, non ha commesso alcun illecito per il solo fatto di esporre una bandiera palestinese o per aver espresso opinioni politiche a favore della Palestina. La ristoratrice ha preso posizione sulla questione israelo-palestinese, definendo quanto sta accadendo a Gaza un "genocidio": un'opinione politica chiara, che è protetta dalla libertà di manifestazione del pensiero, sempre che non sfoci come abbiamo detto in incitamento all’odio, discriminazione razziale o religiosa, negazione della Shoah o apologia di terrorismo. Non ci sono al momento elementi pubblici che dimostrino questi estremi: naturalmente ci rimettiamo al giudizio della magistratura.

In questo caso però è la stessa ristoratrice a sembrarci una "vittima": esponendo le sue idee chiaramente nel suo locale, cosa che può fare, si espone anche a questo tipo di aggressioni. I clienti hanno deciso liberamente di consumare un pasto nel suo locale, ben a conoscenza delle sue posizioni. E la discussione, con annesso video, è nata alla fine del pasto, con quello che ci sembra un chiaro intento provocatorio.

Le accuse mosse dai turisti di antisemitismo dovranno essere valutate dalle autorità: ma ci permettiamo di sottolineare che non è antisemitismo criticare la politica di un governo (Israele, in questo caso), se non si colpisce l’identità ebraica in quanto tale. Non risultano al momento elementi che confermino che la titolare abbia fatto dichiarazioni razziste. Se una delle parti avesse pronunciato frasi che danneggiano gravemente l'onore dell'altra con falsità, si potrebbe ipotizzare una diffamazione. La ristoratrice ha già dichiarato di voler querelare i turisti israeliani per diffamazione, sostenendo che hanno fatto un uso distorto e denigratorio dei social dopo aver filmato l'episodio.

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A cura di
Francesca Fiore
Giornalista gastronomica appassionata da sempre di tradizioni locali, prodotti tipici e itinerari culinari, approdo a Ciaopeople nel 2019, dopo aver collaborato per anni con le principali riviste di settore, diretto un programma radiofonico e un magazine cartaceo incentrato sui viaggi gastronomici. Cresciuta in un ambiente naturale come quello dei Nebrodi che fa della gastronomia uno dei suoi punti di forza, sono una grande amante di tutti quei contesti sincretici dal punto di vista gastronomico e mi appassiono molto alle storie personali. Oltre al grande peso che il cibo ha nella mia vita - non solo in termini di lavoro quotidiano, ma anche di studio e ricerca - mi interesso di storia italiana e internazionale, che seguo durante il tempo libero, amo smodatamente gli animali e la mia terra d’origine.
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