Nonostante con il tempo l'inflazione si sia abbassata, quasi un italiano su tre è preoccupato dall'aumento dei costi del cibo. NielsenIQ riporta i dati dei consumi che vedono una prevalenza della praticità e del prezzo più basso.
La ricerca della convenienza durante la spesa non è mai stata così ampia come negli ultimi anni. A dircelo sono i dati emersi da un meeting tenutosi al Forte Village Resort di Santa Margherita di Pula (Cagliari), dove c'è stata la 40ª edizione de "Linkontro", evento sul mondo del Largo Consumo indetto da NielsenIQ. Dalla conferenza sono emersi dati interessanti relativi a come sia cambiata la spesa degli italiani nel corso del tempo. Scopriamo che, nonostante l'inflazione sia rallentata, il 29% degli italiani continua a considerare l'incremento dei costi alimentari tra le principali preoccupazioni per il futuro. Il 23% di questi teme una recessione economica, dato che supera la media europea ferma al 13%.
Secondo i dati diffusi da Niq, i consumatori sono sostanzialmente ancora turbati dall'inflazione che c'è stata tra il 2019 e il 2025, dove i costi alimentari sono saliti circa del 22%. Quest'anno però, facendo riferimento ai dati, gli analisti di Omnichannel riportano che l'inflazione dei prodotti del Largo Consumo sia in rallentamento (+1% gennaio-marzo, +0,8% aprile). Proprio gli articoli di questo "settore" sono quelli più ricercati essendo sostanzialmente essenziali e venduti rapidamente e a basso costo. Un andamento che non coinvolge tutte la categorie, infatti, come sottolineato dallo studio di mercato, alcuni prodotti come caffè, cioccolato, burro e salmone fresco registrano una crescita maggiore nel loro prezzo a parità di quantità acquistate.
Tutto questo significa che diversi alimenti (soprattutto del reparto del fresco) hanno subito aumenti nel loro prezzo ma che riescono a trainare il settore del largo consumo, importantissimo per il Pil e la crescita economica del Paese. Nello specifico, stando al report di Niq, frutta e verdura segnano un aumento a valore del 7,9% (+4,4% nel 2024). Stesso discorso va fatto per il reparto macelleria dove carni e pollame fanno registrare un +5,6% mentre i prodotti confezionati +4,1%. Tra le categorie in forte crescita troviamo alimenti finiti in "trend" negli ultimi anni come l'avocado con un +47%, semi alimentari +32,2% e mango con addirittura +114,3%. Gli italiani, nelle loro scelte di acquisto, sono anche alla ricerca di alimenti facili da preparare e che semplifichino il consumo: le basi per pizza hanno avuto una crescita esponenziale del 60,3% così come i piatti pronti vegetali (+15,6%) e dei surgelati vegetali (+11,9%).
Come sottolineato da NielsenIQ è proprio negli ultimi sei anni che gli italiani hanno cominciato a sviluppare un certo timore per l'aumento dei prezzi alimentari con un conseguente comportamento volto alla ricerca della convenienza. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da eventi che hanno influito tantissimo sui costi alimentari. A partire dalla pandemia del 2020 per arrivare alle guerre tra Ucraina e Medioriente, questi fattori hanno fatto sì che le famiglie dovessero mettere in conto più soldi per la spesa.
La pandemia ha inizialmente inflitto il primo colpo portando interruzioni nei trasporti e nella produzione. Tutto questo ha reso difficile l'approvvigionamento di materie prime e prodotti finiti. La situazione si è aggravata con le guerre dove si sono trovati enormi disagi nell'esportazione di cereali e altri prodotti alimentari da paesi come Ucraina e Russia. In sostanza nel corso del tempo, a causa di queste situazioni, sono aumentati costi di energia e trasporto che conseguentemente hanno fatto rialzare tutti i costi dei prodotti alimentari. Per queste motivazioni, anche facendo riferimento a questi ultimissimi dati rilasciati da Niq, gli italiani sono preoccupati e temono che fare la spesa al supermercato potrebbe diventare sempre più difficile da sostenere economicamente.