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13 Novembre 2025 11:00

Salumi sotto la cenere: il patrimonio invisibile della norcineria italiana

Una tecnica di conservazione che sopravvive nelle piccole produzioni artigianali, dove la cenere non è solo protezione, ma un ingrediente che arricchisce il salume con sapori autentici e storici.

A cura di Francesca Fiore
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Dietro il profumo affumicato di alcuni salami artigianali c'è una tecnica che affonda le radici in tempi lontani: il salame sotto la cenere. Questa pratica, sebbene meno conosciuta, ha una lunga storia nelle campagne italiane, dove la cenere è da sempre usata come strumento di conservazione che oggi rischia di essere dimenticato. Nella stagionatura di certi salumi, la cenere non è solo una barriera naturale, ma un vero e proprio ingrediente che lascia il suo segno sul gusto e sull’aspetto del prodotto.

Il salame sotto la cenere è un esempio di come, nella tradizione contadina, ogni elemento venisse sfruttato per garantire la conservazione della carne. La tecnica consiste nel ricoprire il salame, fatto con carne di maiale e spezie, con uno strato di cenere fine. La cenere utilizzata in questa tecnica è cenere di legno naturale, ottenuta dalla combustione di legna non trattata. Questo procedimento aiutava a proteggere il salume durante la stagionatura, permettendo al prodotto di maturare in modo uniforme, mantenendo una consistenza morbida e un sapore intenso.

La cenere, oltre a creare una sorta di crosta protettiva, conferisce al salame un sapore particolare, arricchendolo con note terrose e affumicate. Una tecnica consolidata solo in piccole realtà artigianali, dove la tradizione viene ancora mantenuta viva da produttori che resistono alla standardizzazione dei processi industriali.

Varianti regionali: la tradizione in diverse zone d’Italia

Sebbene non esista un disciplinare per il salame sotto la cenere, sono diverse le regioni italiane che continuano a preservare questa tradizione, con varianti locali che rendono ogni salame unico. In Romagna, ad esempio, il salame sotto la cenere è un prodotto conosciuto, dove la tecnica di stagionatura sfrutta il potere protettivo della cenere per garantire una maturazione lenta e uniforme, che arricchisce il salume con un sapore deciso. Questa pratica viene utilizzata soprattutto per salami a lunga stagionatura, che acquisiscono una consistenza più morbida e un aroma distintivo.

Anche in Toscana e Umbria si trovano salami stagionati sotto la cenere, anche se la tecnica non è sempre applicata a tutti i salumi. In queste regioni, il salame sotto la cenere è legato a tradizioni familiari o a piccole produzioni artigianali, dove la stagionatura avviene in ambienti freschi e asciutti, ma l'uso della cenere permette di proteggere e aromatizzare il prodotto in modo naturale.

In Calabria, alcune soppressate vengono ancora stagionate sotto la cenere, una pratica antica che deriva dalla tradizione contadina di conservare i salumi in modo naturale. La cenere, oltre a proteggere il prodotto durante la maturazione, aiuta a mantenere la soppressata morbida e profumata, arricchendone il gusto con leggere sfumature affumicate e un aroma intenso, tipico delle produzioni artigianali calabresi.

Uno degli esempi più noti di salame sotto la cenere proviene dalla provincia di Mantova, in particolare dal comune di San Benedetto Po. Questo salame, pur seguendo una tradizione simile, non è un salume crudo come molti altri, ma subisce una fase di cottura sulle braci, che lo distingue dalle comuni preparazioni stagionate. La cenere, in questo caso, non solo protegge il salame durante la sua preparazione, ma gli conferisce una crosta grigia e un sapore deciso, che ne fanno un prodotto unico. Questo salame è un esempio di come la cenere possa essere utilizzata anche come parte integrante del processo di cottura, non solo per la stagionatura.

I salami sotto la cenere francesi e alpina

La pratica di stagionare i salumi sotto la cenere non è esclusiva dell’Italia, ma si ritrova anche in Francia, dove rappresenta una tradizione artigianale di nicchia, non necessariamente diffusissima o disciplinata come altre specialità locali. Anche qui si tratta di piccole produzioni curate da salumai che realizzano saucisson cendré o saucisson sous la cendre, ossia salami affinati e ricoperti con cenere di legno — spesso di faggio o quercia — che conferisce la tipica crosta grigio-scura e un delicato sentore affumicato. Tra gli esempi più noti figurano produttori in Alvernia e Ariège (come la Charcuterie Rouch), oltre a botteghe che descrivono il procedimento di posa in casse di legno colme di cenere setacciata, secondo metodi tramandati nel tempo.

Fuori da Italia e Francia, l’impiego della cenere è attestato soprattutto per carni intere — come prosciutti o tagli bovini — nelle regioni tedesche e alpine, dove è conosciuto come Aschereifung (maturazione in cenere di legna). La pratica, documentata in manuali e presso alcune macellerie tradizionali, riguarda solo di rado i salumi insaccati. Si incontrano, più che altro, esperimenti artigianali su prosciutti “in cenere”, ma non vere e proprie tradizioni codificate. In sintesi, si tratta di una tecnica presente ma marginale, mantenuta viva da pochi produttori che ne apprezzano l’efficacia e il fascino rustico.

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Una tradizione che resiste

Sebbene la tecnica del salame sotto la cenere non sia più comune come un tempo, continua a essere una parte importante del patrimonio gastronomico di alcune zone d’Italia. Le varianti regionali di questo salume raccontano la diversità delle pratiche locali e come, attraverso un processo semplice e naturale, si possa ottenere un prodotto con un sapore ricco e complesso. Oggi, il salame sotto la cenere è considerato un prodotto artigianale di nicchia, custodito da pochi produttori che scelgono di mantenere vive queste tradizioni antiche, resistendo alla produzione industriale. In un mondo che punta sempre più alla velocità e alla standardizzazione, questi salami offrono una connessione con il passato, portando con sé un sapore che racconta la storia di una cultura gastronomica legata al territorio.

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