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21 Giugno 2025 16:00

Ramen istantaneo: un fenomeno globale tra praticità e controversie nutrizionali

Il ramen istantaneo, ideato da Momofuku Andō nel 1958 per combattere la fame post-bellica, è diventato un'icona globale di praticità ed economicità. In Italia, sebbene non eguagli il ramen tradizionale, è apprezzato e sfruttato come pasto veloce. Scopriamo la sua affascinante storia.

A cura di Enrico Esente
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Se c'è un profumo che sa di "salvezza", dopo una giornata infinita, è proprio quello del ramen istantaneo. Diciamoci la verità: qui in Italia per pasto veloce intendiamo un panino, una pasta al pesto o il tonno in scatola ma, in un Paese dove la pasta è sacra e il ragù è religione, sono tante le persone che hanno ceduto a questa specialità orientale. Niente è come il ramen istantaneo che si mangia semplicemente mettendo dell'acqua bollente nella ciotolina in cui è confezionato. Zero stress, niente piatti sporchi e cibo pronto in tre minuti.

Nel nostro Paese, sebbene non sia un prodotto preso in grande considerazione, è molto apprezzato dai giovani studenti che, tra una sessione universitaria e l'altra, lo tirano fuori dalla dispensa, magari anche in piena notte. Siamo molto curiosi di sapere, però, se ti fossi mai chiesto da dove arriva questo prodotto e perché sia diventato un'icona globale a cui sono stati addirittura dedicati due musei. Niente paura, ci pensiamo noi a chiarirti ogni dubbio.

Un pasto veloce nato per contrastare la povertà del dopoguerra

Si chiama Momofuku Andō ed è l'uomo che ha inventato il ramen istantaneo. Paragonabile a personaggi come il colonnello Sanders di Kfc, Andō è stato un pioniere gastronomico capace di avere un vero colpo di genio. Nato nel 1910 a Taiwan, quando il Paese era ancora sotto il dominio giapponese, era un commerciante di abbigliamento che non c'entrava assolutamente niente con la gastronomia ma si trasferì a Osaka per affari. Il Giappone uscì dalla Seconda guerra mondiale in condizioni gravissime: devastato sul campo di battaglia con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e colpito a livello economico. Erano tantissime le persone in strada che si mettevano in coda affamate e speranzose di poter ottenere un pasto caldo da mangiare. A Momofuku Andō quelle scene rimasero impresse e, proprio in quel periodo, la sua azienda andò in bancarotta, fu condannato a due anni di prigione per evasione fiscale e dovette ripartire da zero, a 48 anni.

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Ricordando quelle code interminabili di persone affamate, per diverse settimane l'uomo si chiuse in un capanno con l'intenzione di creare un ramen che si potesse fare solo con acqua calda. Mesi e mesi di lavoro fino a quando, notando la moglie che cucinava la tempura, si accorse che la frittura rapida in olio bollente aveva la capacità di disidratare la pastella rendendola croccante e conservabile. A quel punto applicò lo stesso metodo ai noodles mediante una tecnica chiamata "frittura istantanea". Con questa si eliminava l'umidità dalla pasta che assumeva una struttura porosa in grado di essere reidratata con acqua calda. Il 25 agosto del 1958 Momofuku Andō lanciò per la prima volta sul mercato il chicken ramen: il primo prodotto di spaghetti istantanei.

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La vera rivoluzione però avvenne nel 1966 quando, durante un viaggio negli Stati Uniti, Andō notò che gli americani erano soliti mangiare i noodles in una sorta di bicchiere di plastica. Nel 1971 lanciò ufficialmente i Cup Noodles, diventati oggi un'icona mondiale, ma all'epoca una vera innovazione: un contenitore unico che fungeva da imballaggio, recipiente per la cottura e piatto in cui mangiare. Fu un successo straordinario che nel giro di poco tempo si espanse in tutto il mondo. Nel 2023, secondo i dati della World Instant Noodles Association, sono state consumate 120 miliardi di porzioni di ramen istantaneo in tutto il mondo con la Cina in testa (42 miliardi di porzioni vendute), seguita da Indonesia, India e Vietnam. Oggi la Nissin (azienda dei Cup Noodles) è una società miliardaria diventata talmente famosa da aprire due musei in Giappone, a Yokohama e Osaka, e capace di attirare milioni di visitatori da tutto il mondo.

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Com'è arrivato in Italia e qual è il rapporto degli italiani con il ramen istantaneo

Inizialmente destinati ai negozi di alimentari etnici, e nonostante non fossero un prodotto particolarmente acclamato, anche in Italia i noodles istantanei si ritagliarono via via il loro piccolo spazio nelle nostre dispense. Guadagnando una discreta popolarità anche qui, oggi, è possibile reperirli in quasi tutti i supermercati a prezzi modesti. Praticità e convenienza: sono stati questi i canoni vincenti per il ramen istantaneo. Tuttavia, è importante fare una distinzione. Il ramen autentico, quello servito nei ristoranti giapponesi specializzati è molto apprezzato anche in Italia e la sua popolarità è in costante crescita, quasi a competere con il sushi.

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D'altra parte quello istantaneo è visto appunto come un comfort food o come un pasto d'emergenza quando in frigo o in credenza non c'è niente. Non si tratta di un'esperienza raffinata e, sebbene ci sia voluto tempo, oggi non viene più confuso con il ramen giapponese tradizionale. Ma effettivamente come ci è arrivato qui? Bisogna dire che con l'aumento degli scambi commerciali e la facilità di importazione, i prodotti alimentari asiatici, compreso il ramen istantaneo, hanno iniziato a essere distribuiti anche in Europa. Un altro fattore di incredibile rilevanza è stata la diffusione della cultura pop giapponese: anime, manga, videogiochi e serie tv in cui molti protagonisti consumavano questo alimento, ha fatto sì che il pubblico si interessasse alla cucina etnica con la ricerca di pasti veloci e convenienti che hanno contribuito a spingere la domanda.

Un prodotto pratico ed economico ma poco nutriente

Lo abbiamo detto all'inizio del nostro racconto, la verità è che un barattolo di ramen istantaneo può salvarci da un improvviso languorino, ma non è affatto nutriente. Certo, torniamo a casa dopo un'intensa giornata di lavoro o studio e ci accorgiamo di dover fare rifornimento al supermercato perché in cucina non c'è nulla se non lui. Diversi esperti e nutrizionisti hanno sottolineato che questo prodotto ha pochissime fibre e proteine, due nutrienti essenziali anche per il senso di sazietà. Mangiare un solo vasetto di noodles difficilmente potrà soddisfarti. Il troppo sale, poi, è un altro problema: una singola porzione ne contiene 1,25 grammi e noi non dovremmo superare i 2,4 grammi giornalieri. Esperti dicono che troppo sale può comportare mal di testa, scarsa concentrazione, ritenzione idrica e ipertensione arteriosa e a, lungo andare, ci sarebbe il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, metaboliche e nefrologiche.

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Detto questo, la creazione di Momofuku Andō è da bocciare? La risposta è molto più vicina al sì che al no. In sostanza per quanto possa essere un prodotto moderno e "simpatico" esistono diversi piatti pronti veloci da preparare, ma più nutrienti di questo. Il consiglio finale è quello di acquistarlo e tenerlo in dispensa ma di utilizzarlo proprio in situazioni "disperate", quando la cucina non ha altro da offrire.

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Quello che i piatti non dicono
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