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7 Settembre 2023 15:00

Qual è la differenza tra barman, barista e bartender?

Spesso confondiamo queste tre figure ma hanno compiti ben diversi: in primis barman (o barlady) si occupano dei cocktail bar, il barista delle caffetterie. Le differenze sono però molte, vediamo nel dettaglio tutte le peculiarità dei tre lavori e il nuovo che sopraggiunge: la figura del mixologist.

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Il mondo del bar in Italia è sempre più in crescendo ma spesso le influenze linguistiche inglesi ci mandano in confusione: che differenza c'è tra barman, bartender e barista? Cominciamo col dire che il concetto stesso di "bar" a volte lo scindiamo in "cocktail bar" e "caffetteria" per distinguere il principale "indirizzo" di un locale, pur essendo altrettanto corretto parlare di "bar" per entrambe le vocazioni. In realtà quelli sopra elencati sono tre lavori ben distinti e dobbiamo noi essere sempre più bravi a usare il giusto termine per ognuno:

  • Il barman è un esperto di preparazione di cocktail, che siano essi alcolici o analcolici. In Italia tendiamo a generalizzare e a definire chiunque un "barman" a prescindere dal sesso ma per le donne si dovrebbero usare termini come barlady, barmaid e barwoman;
  • Il bartender è invece un termine generico e neutro che si traduce letteralmente con "guardiano del bar". È il responsabile di tutto ciò che c'è dietro al bancone;
  • Il barista è invece uno specialista dei prodotti da caffetteria, lavora prevalentemente durante il giorno e il suo "pasto" di riferimento è la colazione.

Barman, bartender o barista? Vediamo le differenze tra queste tre affascinanti professioni

Spesso le definizioni delle professioni legate all'ambiente della notte sono confuse tra loro e con lo stile del locale. Vediamo tutte le differenze tra le tre tipologie di lavoratori: nomi simili ma lavori molto diversi.

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Cominciamo dal barman, un termine inglese utilizzato soprattutto in Italia. Si tratta di un operatore bar, solitamente ha un approccio classico al servizio e alla tecnica di miscelazione per questo motivo in Italia troviamo molto spesso grandi barman in grandi alberghi. Lo stile di esecuzione e servizio più si confà a quel tipo di struttura.

Il bartender è invece un generico "custode". Proprio per questo motivo è associato a un approccio più moderno in cui l'operatore è responsabile di tante cose "laterali" oltre che della semplice miscelazione: è il vero "capo" del bancone. Nel nostro Paese solitamente associamo il bartender al mondo della discoteca perché usa tecniche più veloci ma questo "abbinamento" è sbagliato e non ha alcun tipo di fondamento. Oggi a queste due figure dei cocktail bar se n'è affiancata una terza: il mixologist. Tecnicamente è un bartender o un barman, poco importa perché può essere entrambi, ma ha una conoscenza molto approfondita delle materie prime, grande inventiva per la realizzazione di drink e menu sempre nuovi e innovativi. Solitamente il mixologist fa un'analisi organolettica delle bevande somministrate, distinguendo i prodotti in base ai sapori e non in base alle marche.

Infine apriamo un capitolo a parte sulla dicitura di "barista": la confusione nasce dalla nostra storia. Un tempo tutti quelli che lavoravano dietro il bancone di un bar erano baristi perché gli inglesismi erano vietati. Ancora oggi è accettabile dire che chi lavora dietro il bancone di un cocktail bar è un "barista", anche se suona un po' antiquato. Un tempo, che facessero i caffè o i Martini era irrilevante: tutti baristi. La globalizzazione ha portato i termini anglosassoni nel nostro mondo e così abbiamo visto questa suddivisione in categorie. Ad oggi parliamo di barista quando ci rivolgiamo a una persona specializzata nella preparazione di caffè, cappuccini e tutte le bevande tipiche dei bar diurni. Può anche fare dei drink ma solitamente si limita ad aperitivi già pronti o a preparazioni di cocktail semplicissimi come uno Spritz. Con l'attenzione sempre crescente verso la qualità della bevuta abbiamo poi dei baristi che si definiscono "latte artist", ovvero colui (o colei) in grado di disegnare delle figure particolari sul cappuccino utilizzando la schiuma del latte. Ci troviamo quindi davanti a tre terminologie che hanno pari dignità e vanno usate nel modo più adeguato.

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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