Sono in molti che, per risparmiare sulla spesa, si affidano alle private label (prodotti a marchio del supermercato). Ma siamo sicuri questi siano articoli di qualità così tanto inferiore rispetto a quelli delle aziende leader e che non siano fatti dalle stesse?
L'aumento generale dei costi alimentari ha fatto correre al riparo tantissimi italiani che, per contrastare l'inflazione, hanno iniziato a fare scelte sempre più oculate durante la spesa. Una di queste è quella di comprare i prodotti del discount o private label, ossia con il marchio del distributore: una soluzione adottata da diverse famiglie che, per rientrare nei costi, acquistano prodotti di qualità leggermente "inferiore". In realtà non è sempre così: comprare alimenti del discount o a marchio privato non necessariamente corrisponde ad acquistare qualcosa di qualitativamente più scarso rispetto a uno di marca ma, anzi, potrebbero essere prodotti addirittura dalla stessa azienda. Cerchiamo di capire bene questo fenomeno e cosa si nasconde dietro la differenza di prezzi e di produzione.
Per rendere molto più comprensibile la faccenda prendiamo come esempio un pacco di pasta (rigatoni) e costruiamoci uno scenario intorno. Se sapessi che quel pacco di pasta di un marchio noto costasse 1,30 euro mentre, proprio lo stesso mezzo chilo di rigatoni, prodotto dalla medesima azienda ma con un'etichetta di un marchio privato come Conad, Coop o Carrefour costasse 0,70 centesimi, quale compreresti? La risposta ci sembra abbastanza scontata: è infatti possibile che molti articoli alimentari di marche private abbiano la stessa origine di quelli "brandizzati". Ma se quindi sono "quasi" lo stesso prodotto perché uno costa meno dell'altro?
Tutto ciò non significa che i prodotti di marca siano uguali a quelli non pubblicizzati. Una grande azienda può lavorare anche su diverse linee di produzione con piccole variazioni degli ingredienti – che possono essere più economici – o nel packaging ed è così che viene spiegata la differenza di prezzo e marchio. Numerose compagnie alimentari producono sia i loro marchi "premium", quindi quelli pubblicizzati (es. Garofalo, De Cecco, Barilla, ecc) che le versioni più economiche per la grande distribuzione.
Alcune aziende produttrici adottano questa strategia per coprire sostanzialmente diversi segmenti di mercato. Il marchio principale, il cosiddetto brand, si posiziona su una fascia di prezzo più alta rispettando diverse caratteristiche e marketing. La private label offre comunque un prodotto di qualità ma che, non essendo pubblicizzato, risulta più economico. In sostanza stiamo parlando di un'operazione win-win, detto all'americana. Ci troviamo dinanzi a uno scenario che mostra due tendenze che vanno di pari passo tra di loro: da un lato l'azienda produttrice continua a beneficiare di riconoscibilità, storicità e maggiore qualità, dall'altro le private label attirano diverse fasce di consumatori soprattutto grazie al rapporto qualità-prezzo.
Ottimizzare i costi, coprire più segmenti di mercato e sfruttare la capacità produttiva: questo è l'obiettivo delle grandi aziende commerciali che scelgono di produrre anche per private label. Qui troverai una lista di produttori conosciuti che, con marchi secondari, forniscono a aziende private.